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Twilight, oggi, vi consiglia il "Disco d'oro" dei Nobraino per ricordare uno dei frammenti forse più discussi, ma anche più movimentati del Concertone di ieri: il cantante del gruppo, Lorenzo Kruger, che si rasa i capelli in diretta sul palco. Un memento, insomma, per lasciarci il Primo Maggio alle spalle, definitivamente.
E, allora, anche la nostra proposta letteraria di oggi è un po', volutamente, estrema. "Piccola cucina cannibale" è, infatti, un esperimento raffinato ed elegante dove la poesia incontra la musica e il fumetto.
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IL DISCO DEL GIORNO "Disco d'oro" (2012), Nobraino, Martelabel Quarto album per la band romagnola dei Nobraino. Si intitola "Disco d'oro" e "ruba" l'idea dalla tradizione di storici album monocromatici come il "White Album" dei Beatles, il "Black Album" dei Metallica e il "Brown Album" dei Primus. Dovendo scegliere un colore, il gruppo ha puntato sull'oro, metafora del bene rifugio, ma anche parodia del noto premio discografico. Per la prima volta, i Nobraino si lasciano andare alle manipolazioni dello studio, portando le loro canzoni a un'enfasi mai sperimentata prima. Dodici brani folk-rock che si appoggiano all'imponente timbro vocale del cantante Lorenzo Kruger; dodici spaccati di vita quotidiana conditi di amarezza e ironia.
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IL LIBRO DEL GIORNO "Piccola cucina cannibale" (Libro + Cd), Lello Voce, Frank Nemola e Claudio Calia, Squilibri, pp. 92 In un tempo di migrazioni anche le arti migrano: la poesia innanzi tutto, che è arte migrante per eccellenza. E poiché non si migra mai da soli, la poesia qui incontra la sua sorella gemella, la musica, e poi le immagini e le parole del fumetto. In "Piccola cucina cannibale", infatti, i testi di Lello Voce si accordano con le musiche di Frank Nemola e diventano fumetti grazie alla matita di Claudio Calia. Quest'opera è, allo stesso tempo, un Cd di spoken music, un libro di poesia, una plaquette di poetry-comix. Rime severe e leggere, scanzonate e ribelli, declamate da un poeta, Voce, che diventa rapper; parole recitate sopra una raffinata base di musica elettronica dove, a turno, la tromba di Paolo Fresu, quella di Michael Gross o la fisarmonica di Antonello Salis o la viola di Luca Sanzò (solo per citare alcuni dei musicisti coinvolti) ricamano ipnotici arabeschi jazz. Insomma, un libro-disco da leggere, da ascoltare, lasciandosi andare alla bellezza della poesia.
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