di Guido Barlozzetti
Gli Oscar-Covid del 2021 premiano Nomadland, che fa il pieno con miglior film, regia e interprete femminile, Frances McDorman. L’attrice coreana Yuh-Jung Youn come attrice non protagonista per Minari e, per il miglior film internazionale, Un altro giro di Thomas Vinterberg.
Delusione italiana per i mancati riconoscimenti a Laura Pausini per la migliore canzone e al gruppo di Pinocchio per trucco, parrucco e costumi.
Significativa introduzione, un’epidemiologa in vestito da sera ha ricordato i principi basilari di comportamento per difendersi dalla pandemia.
Un’ edizione inevitabilmente anomala quella andata in onda dal tradizionale Dolby Theater e dall’inedita location dell’Union Station, già dai pompieri. Nessun conduttore a gestire la serata, secondo lo stile comicheggiante-ironico degli anni precedenti, ma una serie di siparietti con star supernote, da Brad Pitt a Harrison Ford, per consegnare via via i premi ai titolari collegati on-line dalle più diverse parti del mondo, dalla Corea all’Australia.
Vince Nomadland che ottiene un riconoscimento sostanziale perché si aggiudica le statuette per il miglior film, la regia di Chloé Zhao e l’interpretazione di Frances McDormand, al terzo Oscar dopo Fargo e Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Uno sguardo nell’America più marginale, sul filo della scelta della protagonista di vivere in un camper spostandosi per gli States secondo una storia che in America associa il viaggio a una condizione di marginalità. Al di là del film, un segnale che Hollywood manda rispetto alle contraddizioni di una società aggravate dall’emergenza del Covid e anche nell’orizzonte della nuova presidenza Biden.
Migliore attore protagonista Anthony Hopkins, che a 83 anni viene premiato per Father di Florian Zeller, per l’interpretazione di un anziano colto dalla demenza senile, una conferma di un grande talento che l’Oscar aveva già sancito con il premio per Il silenzio degli innocenti. Un piccolo mistero: Hopkins non si collega e non compare nemmeno la coprotagonista del film Olivia Colman che avrebbe dovuto leggere un messaggio. Il mistero si risolve a cose fatte quando l’attore online ringrazia e ricorda anche il talento di Chadwick Boseman, candidato per Ma Rainey’s Black Bottom, scomparso a 43 anni l’estate scorsa.
La migliore attrice non protagonista viene dall’Estremo oriente, Yuh-jung Youn, la irresistibile nonna nella saga di Minari di Isaac Chung, una famiglia coreana che, in cerca di fortuna, si trasferisce dalla California all’Arkansas per impiantare, fra tante difficoltà e incomprensioni, un’azienda agricola.
Sul versante maschile, il miglior attore non protagonista è Daniel Kaluuya per Judas and the Black Messiah di Shaka King, anni Sessanta, l’uccisione da parte dell’FBI di Fred Hampton, militante del Black Panther Party. Al film va anche l’Oscar per la sceneggiatura non originale (Christopher Hampton con Zeller).
Per lo script originale vince Promising Young Woman, revenge di Carey Mulligan per lo stupro di un’amica.
Mank, il grande favorito della vigilia, se non altro per le 10 nomination, deve accontentarsi della fotografia (il bianco/nero di Ed Messerschmidt) e la scenografia (Donald Graham Burt). Il film di David Fincher racconta la genesi tortuosa di Citizen Kane, pietra miliare di Orson Welles e il retroscena del mondo del cinema tra Trenta e Quaranta.
E anche Tenet, l’avveniristico e visionario viaggio nel tempo diretto da Christopher Nolan non va oltre uno sparuto premio per gli effetti speciali. Così come vengono ignorate anche le 6 nomination per The Trial of the Chicago Seven, rievocazione di Rod Serling del processo contro i pacifisti che contestavano la guerra del Vietnam.
La migliore colonna sonora è quella di Soul, lungometraggio Disney diretto da Pete Docter, una lettera d’amore per il jazz. Il cartone della Pixar conquista anche la statuetta come miglior film d’animazione.
Un altro giro del danese Thomas Vinterberg primeggia nella categoria per il miglior film internazionale. Quattro insegnati, l’insoddisfazione per la vita, una scommessa di rinascita attraverso l’alcol e il rischio di perdersi.