VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Una donna cammina su un ponte con il suo cane guida

100 anni dell'UICI

di Guido Barlozzetti

 

"UICI, da cento anni accanto a chi non vede", con questo payoff si conclude lo spot che l'UICI, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, ha realizzato per ricordare i cento anni dalla fondazione.

Un secolo di impegno che una voce off ripercorre sinteticamente: gli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale e lo scatto che porta a rivendicare "i nostri diritti di uomini e cittadini liberandoci da mendicità e filantropismo caritativo", la lotta per il diritto allo studio e il lavoro e per i valori di dignità, inclusione e uguaglianza, le conquiste nei servizi, i progetti realizzati, fino ad un'attualità così difficile e problematica. "Se dovevamo provarci ci siamo riusciti!".

Cento da anni da quando l'Uci (si chiamava così allora, Unione Italiana Ciechi) fu fondata da Aurelio Nicolodi, un ufficiale trentino che aveva perso la vista durante la guerra. Fu lui nel 1917 a istituire a Firenze l'Associazione nazionale ciechi di guerra che, nel luglio dello stesso anno, si fuse con l'Associazione mutilati di guerra. Fino a quando, il 26 ottobre 1920, insieme ad altri reduci, fonda l'Unione Italiana Ciechi di cui sarà il primo presidente fino al 1945.

Il sito UICI ne ricorda "il grande impegno a favore dell'istruzione dei non vedenti, per promuovere la loro autonomia e indipendenza lavorativa, trasformando gli istituti, all'epoca nient'altro che ospizi, in luoghi di educazione ed istruzione".

E mette in fila le conquiste di Nicolodi, "nel 1919 il Corriere dei ciechi, periodico a caratteri in rilievo col sistema Braille, la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi nel 1921, la Stamperia Nazionale Braille nel 1924; la biblioteca circolante in Braille "Regina Margherita" nel 1928, nello stesso anno costituì la Scuola nazionale cani-guida per ciechi, nel 1931 inaugurò a Firenze l'Istituto nazionale per ciechi Vittorio Emanuele II. Infine, per rispondere alle esigenze lavorative dei non vedenti, fondò nel 1934 l'Ente nazionale di lavoro per i ciechi. I laboratori dell'Ente diverranno, nella seconda guerra mondiale, fornitori dell'esercito italiano, soprattutto di scarpe; Nicolodi ebbe anche l'idea di far impiegare dei non vedenti nell'esercito, in particolare nella contraerea come aerofonisti volontari".

Fu un lavoro intenso continuato dai successori, fino all'attuale presidente Mario Barbuto che continua una storia sul fronte della modernizzazione e del rinnovamento e in un contesto come quello della pandemia che accresce le difficoltà e i disagi, con tanti che sono costretti a viverle nella solitudine.
Tra le tante battaglie vanno ricordate quelle per un display braille tutto italiano e per la riconoscibilità al tatto delle nuove monete euro.

E' lui a ribadire i valori fondanti dell'Unione: "Sono gli stessi che hanno ispirato il nostro fondatore, convinto assertore dell'emancipazione e dell'integrazione delle persone con disabilità visiva. Accogliere, ascoltare, sostenere, tutelare, condividere, includere. L'U.I.C.I. da 100 anni promuove l'uguaglianza dei diritti con impegno, passione, dedizione, tenacia e autorevolezza, per donare luce alle persone cieche, ipovedenti e con disabilità plurime, in tutta Italia".

Il traguardo perseguito è quello che è alla base stessa della democrazia, che non distingue tra i cittadini e considera tutti persone tra persone.
Le aree di intervento dell'UICI si dividono fra Istruzione, Lavoro, Ri-Abilitazione, Mobilità, Sport, Autonomia, Sperimentazione e Ricerca, con strumenti e strutture operativi appositamente creati.

Oltre dunque un pregiudizio culturale duro da sradicare, che continua spesso a considerare la cecità e, in generale, la disabilità in una logica di accoglienza e dunque non di reciprocità e di scambio.
La diversità non è una barriera, ma può essere trasformata in una ricchezza che consenta finalmente a ognuno di partecipare al meglio e con la dignità di tutti alla società.

 

Torna alla Homepage di Rai Easy Web