di Guido Barlozzetti
Voleva fare la rockstar Olivia, ma la vita ha deciso altrimenti e adesso, a ventisette anni, due figlie gemelle, un fratello imprevedibile e nel tunnel in cui si è cacciata, si domanda se non sia il caso di fare i conti con se stessa e di cambiare marcia.
Parte così Volevo fare la rockstar, la nuova serie-comedy in onda su Rai2, l’intenzione di un racconto scorretto che, nei modi del genere, affondi nella realtà dei protagonisti, una compagnia piena di problemi, l’ansia di non riuscire a farcela, il bisogno di un’autenticità di sentimenti che almeno ripaghi e consoli dai casini di ogni giorno.
Siamo nel Nord-Est del Paese, in una terra per decenni all’avanguardia economica, imprese vincenti, capannoni che non finivano più, filiere produttive capaci di imporsi nel mondo. Ma qualcosa è cambiato, la crisi è arrivata con morsi crudeli, tante aziende hanno chiuso e il lavoro è diventato una chimera che costringe ad arrabattarsi ogni giorno pur di andare avanti.
Olivia appartiene a questo mondo e la sua storia si è inceppata. A sedici anni, una gravidanza con inseminazione – il padre che resta un mistero - le ha dato due gemelle prese ormai nel delicato passaggio adolescenziale, ha dovuto abbandonare i sogni e lavorare per sostenere la famiglia e, adesso, un incidente la costringe a guardarsi allo specchio e a chiedersi se l’avere assecondato la routine delle difficoltà non sia stato un errore e se non sarebbe stato meglio prendere il coraggio a quattro mani e dare una svolta.
Volevo fare la rockstar è una comedy family che, sullo sfondo problematico di una terra, assume il punto di vista di Olivia/Valentina Bellé, giovane madre tra figli da tirare su, un lavoro da reinventare e il bisogno di vivere e non deprimere le energie e i sentimenti che sente dentro di sé.
Intorno, le figlie Viola e Emma con i problemi della crescita e della scuola, il fratello Eros dall’incerta identità sessuale, una mamma scombinata e improbabile (Nadja/Emanuela Grimalda) che cerca di riscattarsi da un passato di sbandamenti, la ricca e scaltra Nice (Angela Finocchiaro), un avvenente professore di educazione fisica, amiche, nonni, un bellozzone furbo, un prete controcorrente e rock… e un imprenditore (Giuseppe Battiston) corpulento e mollato dalla moglie, che ha comprato il supermarket del paese, burbero ma buono come il pane.
Tanti personaggi che generano una combinatoria – con le sorprese e gli equivoci connaturati alla commedia – in cui ciascuno cerca di raggiungere un equilibrio e una purezza, almeno quella, di affetti. Con un linguaggio sciolto che con la regia di Matteo Oleotto asseconda nell’impianto caldo e colorato delle immagini il disordine esistenziale dei personaggi e i paradossi delle loro vicende: “Se un regista deve girare un drama o un crime, sicuramente può sfruttare un linguaggio già codificato. Ma quando si ha a che fare con una commedia family come Volevo fare la rockstar, la difficoltà maggiore è trovare la chiave giusta per raccontare questo genere. L’impianto visivo ha rappresentato quindi un grosso impegno per tutti noi, perché è un aspetto fondamentale per raccontare al pubblico delle storie diverse e non omologate”.
A monte di tutto un blog. Una porta aperta sulla rete da Valentina Serandrea che racconta di sé “vita, morte ma soprattutto miracoli” e comincia così: “Io, anarchica ma capofamiglia trentxxxenne. Nel 2005 un’amica mi piazzò tra le braccia sua figlia e mi misi a urlare più forte della neonata. Dopo venti giorni ero mamma di due gemelle, dopo un anno è arrivata la mia terza figlia. Siamo arrivate all’adolescenza senza che io sia (ancora) scappata in Sud America”.
Dunque, un filo che riporta al confessionale-social della rete e alla fascia giovane e disinvolta dei suoi affezionati frequentatori che hanno un motivo per dare un’occhiata a un serie che nella tv parla di loro.