VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

La statua dorata simbolo del David di Donatello presa di profilo, di quinta a destra nella foto

I David di Donatello per il 2018

di Guido Barlozzetti

 

Assegnati i David di Donatello per il 2018, il film dell’anno è Dogman di Matteo Garrone, che si aggiudica otto riconoscimenti. Grande risalto anche per Sulla mia pelle di Alessio Cremonini. Premi anche per Capri Revolution di Mario Martone e per Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino.

Nulla per Lazzaro felice di Alice Rohrwacher (nove nomination) e Euforia (otto nomination) di Valeria Golino. Una lunghissima serata trasmessa su Rai1 (tre milioni di spettatori con il 15% di share) e condotta da Carlo Conti, a destreggiarsi nell’interminabile elenco delle premiazioni, fra ospiti molto illustri e siparietti di contorno. Non è facile trasformare in uno spettacolo da prima serata una premiazione.

Il David, giunto alla edizione numero 64, è una grande festa per il cinema italiano che, nella serata, si riunisce, in un’atmosfera di celebrazione di sé, a volte con qualche autocompiacimento. Appuntamento rinnovato perché l’Accademia presieduta da Piera Detassis ha rivisto giurie e requisiti per la partecipazione, con l’intenzione di rendere sempre più forte l’identità e l’autorevolezza del Premio (l’anno prossimo, un film come Sulla mia pelle prodotto da Netflix non sarebbe più presentabile proprio per il percorso riguardante le finestre di uscita). Sono stati infatti reintegrati tutti i candidati e vincitori delle edizioni precedenti ed è stata istituita una giuria Cultura e Società con, si dice, “esponenti di spicco dell’audiovisivo in tutti i suoi ambiti e nelle sue molteplici sfaccettature e applicazioni”.

Ha vinto Dogman, una storia ripresa dalla cronaca più efferata delle periferie romane, film, regia, attore non protagonista Edoardo Pesce, sceneggiatura originale di Ugo Chiti, Massimo Gaudioso e Garrone, il montaggio di Marco Spoletini, la fotografia di Nicolaj Bruel, il trucco di Dalia Colli, Lorenzo Tamburini e Daniela Tartari, e per il suono. Paradossale, nessun premio per il protagonista Marcello Fonte, peraltro già gratificato dal Prix di Cannes, da un Nastro d’argento e dall’European Film Award.

Sulla mia pelle, che rievoca il tormentato e ancora irrisolto caso di Stefano Cucchi, riceve il David per il regista esordiente, Alessio Cremonini, il produttore (Cinemaundici e Lucky Red), il protagonista Alessandro Borghi e il David Giovani. L’esaltazione anticonformista e naturista di Capri Revolution viene premiata per i costumi e la musica, mentre al film di Luca Guadagnino vanno i David per la sceneggiatura non originale (James Ivory, Walter Fasano e Guadagnino dal romanzo di André Aciman) e la canzone originale (Mistery of Love).

Per le attrici, grande soddisfazione di una commossa Elena Sofia Ricci interprete della moglie di Silvio Berlusconi in Loro di Paolo Sorrentino, a Marina Confalone il titolo di attrice non protagonista nell’intenso e poetico Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis.

Santiago, Italia di un sobrio Nanni Moretti è premiato per i documentari. Novità, il David dello Spettatore, certificato dal box-office, assegnato ad A casa tutti bene, commedia-coro di Gabriele Muccino che viene a ritirare il Premio con tutto il cast, che si mette pure a cantare.

Infine, il miglior film straniero è l’affresco familiare Roma di Alfonso Cuaròn, che dopo Venezia e l’Oscar, viene a ritirare il premio. Nel consueto gioco di accoppiare ogni Premio ad un annunciatore illustre, sono sfilati sul palco Tim Burton, poeta geniale di cui è appena uscito Dumbo, grandi applausi, Roberto Benigni, solite capriole e applausi richiesti da Conti che ha sollecitato il pubblico ad alzarsi, Uma Thurman, con bacio del presentatore, Francesca Lo Schiavo con tre Oscar per i costumi.

Dario Argento ha ricevuto un David Speciale – chiamato così - e si è rammaricato di non averlo ricevuto prima.

 

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