VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

AL centro Lotita Lobosco (alias Luisa Ranieri) con un soprabito scamosciato color daino e mano nella tasca dei jeans scuri. Alla sua destra Esposito (alias Jacopo Cullin), alla sinistra Forte (alias Giovanni Ludeno). Dietro altri tre agenti della squadra.

Una commissario vincente, Lolita Lobosco

di Guido Barlozzetti

 

“Sono più di cinquant’anni che la prima donna è entrata in polizia e ancora oggi non si tratta di una passeggiata, soprattutto se hai 40 anni, quinta di reggiseno e ti chiami Lolita. E non è poco, perché al Sud con la quarta non fai nemmeno notizia”.

Così si presenta Lolita Lobosco, l’ultimo commissario della fabbrica delle storie di Rai Fiction. Come tanti colleghi, anche lei ha un’origine letteraria: esce infatti dal ciclo di otto romanzi che Gabriella Sensi, barese come la sua eroina, ha pubblicato dal 2010.

Gli ascolti della prima serata su Rai1 - saranno in tutto quattro - dicono di un esordio record, perché sono sette milioni e mezzo gli spettatori che l’hanno seguita, con il 32% di share. Lolita ha centrato il cuore del pubblico e i numeri testimoniano di un’affezione istantanea che la candida da subito a nuovi sviluppi seriali. Con lei l’offerta del nuovo anno in corso ha toccato un picco significativo, dopo i solidi risultati di Chiara Lubich, Che Dio ci aiuti 6, Mina Settembre e de Il commissario Ricciardi.

Decisiva nel successo l’interpretazione di Luisa Ranieri, già protagonista di film con Avati, De Angelis, Özpetek, Vanzina, Piscicelli.., e della fiction targata Rai (Gli anni spezzati, Il giudice meschino, Luisa Spagnoli, Le due serie de La vita promessa...) con personaggi a cui ha saputo dare la forza di una femminilità tanto mediterranea quanto determinata a vivere in modo anticonformista e fuori dagli stereotipi imposti da una sempre viva cultura al maschile.

Chi è Lolita? Quarant’anni, single, fiera di sé, al di sopra dei pregiudizi, disinibita, un mestiere che sarebbe da uomo, una bellezza piena e luminosa che crea subito una sfasatura rispetto al ruolo istituzionale: Lolita (nome che rimanda inevitabilmente a Nabokov, con tutto l’ammiccamento che ci può stare..) è e vuole essere donna, tanto più in quanto deliberatamente single, donna che non si nega alla vita, aperta agli altri, accogliente, comprensiva, perfino materna, decisa a cavarsela da sola e ha le doti e la mentalità contro corrente per affrontarne i rischi e gli inciampi.

Dice di lei Luisa Ranieri: ““Mi ha rapita perché è una donna d’oggi. Ha scientemente deciso di investire nel lavoro, non sulla famiglia, e ne è felice. Non ha paura della sua femminilità, non finge di essere un uomo per avere rispetto: col suo tacco 12 affronta situazioni inimmaginabili senza risultare né ammiccante né provocante. Non si è fatta strada in quanto “bonazza”, ma in quanto dura, brava, autorevole. Incontra l’universo maschile con disinvoltura: non che si dia con leggerezza, proprio no, però è priva di sensi di colpa, di retropensieri”.

E la scrittrice Gabriella Genisi: “L’ho immaginata come un atto di libertà. Il successo delle personaggio di Montalbano evidenziava l’assenza di personaggi femminili apicali in polizia. Le donne in divisa c’erano in pagina ma si fermavano al ruolo di ispettrici. Dal 2010 in poi, per fortuna, sono arrivate tante altre”. E aggiunge: “non volevo un personaggio da film americano con i tacchi bassi e lo sguardo smunto. Volevo tratteggiare una donna forte e genuina del sud che non fosse costretta a nascondere la sua femminilità”.

Lolita Lobosco è appena arrivata a Bari, dopo anni di assenza dalla città in cui è nata: da un lato, il vantaggio di conoscerne la realtà, dall’altro, il reticolo vischioso e ambiguo dei rapporti e delle conoscenze.

Lolita e la storia si corrispondono. È lei che si offre all’identificazione dello spettatore che ne condivide slanci, umori, determinazione, desideri, difficoltà: un personaggio sfaccettato, vivo, capace di passare dal sorriso alla durezza e che in sé contiene sia la commedia dei sentimenti, sia la detection del poliziesco, consentendo così di valorizzare in pieno il dramedy e il suo intreccio fra pubblico e privato, tra leggerezza e profondità, con un trasversale filo d’ironia.

Non solo due percorsi paralleli, ma un vero e proprio incastro, con esiti paradossali: il primo indagato, un dentista accusato di violenza sessuale e interpretato da Paolo Briguglia, è anche stato la sua prima fiamma, il suo assistente è stato suo compagno di scuola e continua ad averla nel cuore.

E poi c’è il passato, rappresentato dalla figura del padre Petresine/Aldo Ottobrino: una commistione tra sentimenti, una drammatica storia di contrabbando e la morte in un incidente.

Insomma, un andirivieni/flashback con le memorie paterne e una rete di relazioni che consentono di articolare la trama in diverse sottotrame. Anzitutto, la sua storia di single e dunque delle tentazioni e degli incontri che nella prima puntata si presentano con un doppio gancio: il dentista/imputato/già fidanzato Morelli e un giornalista bello e spavaldo, Danilo Martini, che ha il volto di Filippo Scicchitano, che prefigurano un bel dilemma sentimentale. Poi, il rapporto con la famiglia e cioè la madre - Nunzia/Lunetta Savino - con cui c’è un’antica conflittualità, come anche con la sorella Carmela/Giulia Fiume. Il nodo, al fondo, resta la figura del padre.

In parallelo, Lolita deve confrontarsi con l’ambiente di lavoro, tradizionalmente maschile e diffidente nei confronti di una commissario, come ad esempio il questore Jacovella di Nini Bruschetta, anche se le sono vicino gli attendenti Antonio Forte/Giovanni Ludeno e Lello Esposito/Jacopo Cullin. Una sorta di sparring partner è una magistrata, disinibita e gaudente, che ne smonta i dubbi e la sprona a tuffarsi nella vita. E’ lei che le presenta Danilo.

A complicare ulteriormente ogni puntata un caso da risolvere, nella prima puntata le accuse al dentista, l’omicidio di una suonatrice d’arpa, il cuoco di un ristorante… Intorno c’è Bari e un ritratto ironico di una città del meridione.

Luca Miniero, che ha firmato commedie di successo come Benvenuti al Sud, Benvenuti al Nord, Non c’è più religione, Un boss in salotto… spiega il taglio della regia: “Il racconto di una donna fragile con un linguaggio di ripresa più vicino al thriller o al giallo che ai colori della commedia. Realismo nelle inquadrature e attenzione alla messa in scena al servizio del personaggio, sia nella fase di indagine che nella vita familiare”.

Luisa Ranieri è la moglie di Luca Zingaretti. Che accanto al regale commissario letterario/televisivo inventato da Andrea Camilleri non sia nata una regina del giallo?

 

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