di Guido Barlozzetti
Feste diverse, queste di un’Italia segnata dal rosso della clausura e da un intermittente arancione.
Due nuovi personaggi di Rai Fiction arrivano su Rai1. E' un'esigenza fondamentale per un'offerta seriale accompagnare le conferme dei successi con nuove entrate che rimotivino l'attenzione del pubblico, e così, in questo inizio di anno, dopo il ritorno di Suor Angela, protagonista amatissima della sesta serie di Che Dio ci aiuti, tocca a Mina Settembre e a Luigi Alfredo Ricciardi entrare nella squadra con cui gli spettatori hanno consolidato uno storico rapporto di fedeltà. Due serie, ciascuna di sei serate di 100 minuti.
Entrambi nascono nei romanzi di Maurizio De Giovanni, ma non potrebbero essere più diversi: lei un'assistente sociale divisa tra il lavoro e le peripezie sentimentali, oggi, nell'attualità problematica di Napoli; lui, nella stessa ambientazione ma negli anni Trenta del fascismo, commissario di polizia.
Mina Settembre è interpretata da Serena Rossi, che il pubblico conosce in particolare per il biopic Io sono mia, trentotto anni, ha appena perso il padre e lavora come assistente sociale in un consultorio.
Come capita nel genere del dramedy, il versante pubblico si intreccia con le vicende private e il cuore di Mina è diviso: ha appena scoperto che il marito Claudio (Giorgio Pasotti) la tradisce e nel consultorio, dopo qualche schermaglia, ha incontrato Domenico (Giuseppe Zeno), il nuovo ginecologo, dunque davanti a lei una margherita da sfogliare, lasciando lo spettatore nel grande dubbio su verso chi penderà la bilancia dell'amore.
Avendo lasciato la casa in cui viveva con il marito, è costretta a vivere con la madre Olga (Marina Confalone), carattere ispido, che non perde occasione per rimbrottarla. Nel frattempo, in ogni puntata deve risolvere i problemi che la quotidianità e il lavoro le fanno incontrare: la disoccupazione, lo sfratto e una coppia che si separa, la fragilità e le insicurezze di un adolescente che scopre l'amore e il sesso, uno studente che ha una passione per la musica ma i problemi della famiglia lo portano sulla via della criminalità, un altro che non va a scuola nell'indifferenza della madre, una donna incinta prossima allo sfratto…
Insomma, un altro angelo che si fa carico dei problemi della gente e diventa un punto di riferimento. E una donna che scopre se stessa, cerca una libertà e deve confrontarsi e decidere nelle situazioni in cui è costretta, con un intuito sorprendente e una grande capacità di risolvere, all'insegna della solidarietà, casi complicati.
E poi la commedia umana di Napoli: la massaia che non perde occasione per buttare dalla finestra qualcosa su Nina; il portiere del palazzo dove si trova il consultorio (Nando Paone) sempre sorridente, complice e ficcanaso; la signora Del Basso che campa alla giornata e non si preoccupa se il figlio non va a scuola…
La storia si dipana dunque, tra la trama principale - lei in mezzo tra i due pretendenti - la sottotrama del caso da risolvere e diverse sottotrame, il rapporto con la figura del padre che in una cassaforte le ha lasciato la traccia di un segreto della sua vita, i duetti puntuti con la madre, il circolo un po' Sex and the City che riunisce Mina con Irene/Christiane Filangieri (un figlio adolescente con i problemi della crescita) e Titti/Valentina D'Agostino (un rapporto complicato con il fratello e un locale da mandare avanti), un salotto-comedy-gossip che non risparmia nessuno. La regia è di Tiziana Aristarco.
Se Mina ha un cappotto rosso che non toglie mai, il commissario Ricciardi riduce il suo guardaroba a un soprabito grigio che indossa con la cinta allacciata sul retro e le mani perennemente nelle tasche dei pantaloni.
Trent'anni vissuti in solitudine, l'ossessione di scoprire che si è macchiato di un omicidio, Ricciardi non è felice e Lino Guanciale asseconda il senso doloroso che ha della vita. Ha un segreto che nessuno conosce e ne segna la vita, "il fatto", così si chiama nelle pagine dei romanzi di De Giovanni, la capacità di entrare in contatto con lo spirito di chi è stato ucciso e di ascoltarne l'ultima voce inconciliata e dolorosa, che chiede giustizia.
Soprintende al commissario la tata Livia, che lo ha visto nascere e crescere, e come un'ombra rassicurante lo accompagna complice e protettivo il brigadiere Raffaele Maione (Antonio Milo), alto, robusto, un poco goffo, un sacco di figli, uno che faceva il poliziotto che è appena stato ucciso, e la moglie Lucia (Fabrizia Sacchi) che non sorride più.
Anche per Ricciardi il versante sentimentale non è semplice. Attraverso la finestra intravede Enrica (Maria Vera Ratti), una bellezza discreta, che sicuramente è invaghita di lui come lui forse di lei, ma questa attrazione non viene dichiarata. E la prima inchiesta che affronta, l'assassinio di un celebre tenore nel Teatro San Carlo, gli fa incontrare la bellissima moglie, Livia (Serena Iansiti), tante amicizie potenti nel regime, che al primo sguardo decide che lo conquisterà.
A completare la compagnia, il dottor Milo (Enrico Ianniello), un anatomopatologo antifascista, che ammira il commissario e collabora con lui, a differenza del vicequestore Garzo (Mario Pirrello), ossequiente nei confronti del potere, che non tollera l'indipendenza di Ricciardi e la sua indisponibilità a qualunque compromesso, infine un "femminiello" confidente di Maione.
Una serie-mix, perché intreccia poliziesco, mélo e mistery. La regia è di Alessandro D'Alatri.