di Guido Barlozzetti
I premi hanno spesso la labilità arbitraria delle loro graduatorie oppure sono un modo per giocare e cercare di dare ordine alla confusione della realtà. Una classifica, chi vince e chi perde.
Quello dedicato alla Donna dell'anno esce dal tran tran, anche del buonismo di circostanza con cui si affrontano certe questioni, e ha il pregio di richiamare l'attenzione su una condizione femminile su cui continuano a pesare gli stereotipi della differenza di genere e la violenza del maschile, fino purtroppo all'estremo terribile del femminicidio che continua a manifestarsi nella nostra società.
Ha vinto per il 2018 Franca Di Blasio, la professoressa sfregiata da un alunno in un istituto professionale di Santa Maria a Vico, seguita da Federica Angeli, la cronista che ha portato avanti con determinazione coraggiosa la denuncia contro il clan degli Spada e i traffici criminali a Ostia, e dalle quattro staffettiste multietniche che hanno trionfato nella 4x400 ai Giochi del Mediterraneo.
Una professoressa impegnata su quello che è diventato ormai il fronte tormentato e spesso violento della scuola, una giornalista che fa inchieste sul campo fino al rischio personale e quattro campionesse dell'integrazione e dello sport.
Il Premio è stato attribuito dalla giuria dei lettori del settimanale femminile D di Repubblica. Cinquantaquattro anni da Montesarchio in provincia di Benevento, Franca Di Blasio insegna italiano nell'Istituto superiore professionale Majorana-Bachelet di Santa Maria a Vico (Caserta), il 31 gennaio è stata vittima di un'aggressione da parte di uno studente che continuava a rifiutare di farsi interrogare, un diciassettenne che si è alzato dal suo posto, l'ha raggiunta e le ha vibrato un colpo al volto con un coltello a serramanico.
Un episodio inquietante, dovuto certo a motivi specifici e alla personalità dello studente, ma significativo di un clima problematico che in generale si riscontra nelle scuole italiane, con gli insegnanti sempre più di frequente offesi e assaliti dagli studenti, spesso spalleggiati dai familiari passati alle vie di fatto.
Il caso della professoressa, nel suo estremo drammatico, testimonia di un malessere profondo che vede, da un lato, insegnanti impegnati nella loro missione e, tuttavia, spesso smarriti e frustrati, all'interno di un sistema scolastico che scarica su di loro contraddizioni e problemi insoluti che si aggravano di anno in anno, dall'altro, studenti che percepiscono la scuola come un mondo separato, avulso dalla loro sensibilità in divenire, distratta troppo spesso e con un'intensità impressionante dalle nuove tecnologie e turbata dalle incertezze del passaggio adolescenziale.
Federica Angeli è una giornalista che da una ventina d'anni si occupa di cronaca nera e giudiziaria. In particolare, si è dedicata nel contesto del litorale di Ostia al sistema di relazioni tra le varie famiglie della criminalità organizzata, l'imprenditoria e la pubblica amministrazione.
Vive da cinque anni sotto scorta, da quando uno degli esponenti del clan Spada, che stava intervistando, l'ha minacciata e sequestrata. Ha scritto e documentato. Il 19 febbraio scorso ha testimoniato nel processo in cui è parte lesa - per il sequestro - e al tempo stesso testimone di un duplice omicidio, per cui sono imputati gli Spada, avvenuto nel 2013 nella via di Ostia in cui lei risiede con la famiglia. Ha raccontato la tensione del suo lavoro, le difficoltà e le intimidazioni che ha subito in A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scorta.
Infine, le quattro della staffetta. Sono Maria Benedetta Chigbolu, romana di Torrevecchia e padre nigeriano, Ayomide Folorunso, figlia di genitori nigeriani trasferiti in Italia, Raphaela Lukudo, nata ad Aversa da genitori sudanesi, e Libania Grenot, origini cubane. Quattro ragazze che raccontano di una società aperta, integrate nella società e orgogliose di rappresentarla al massimo livello della competizione sportiva.