INTERVISTA A GIANRICO CAROFIGLIO

Magistrato, scrittore e politico

Domanda: Ha mai avuto modo di confrontarsi con situazioni inerenti alla disabilità?

Risposta: Sì, sia nella mia vita privata che nella mia attività da magistrato. Mi è anche capitato di affrontare queste tematiche in alcune mie opere letterarie.


Domanda: Nella sua produzione letteraria, ha mai narrato vicende di disagio o disabilità?

Risposta: Il romanzo nel quale ho toccato in modo più articolato queste tematiche è “La regola dell’equilibrio”. Qui abbiamo il personaggio di un ragazzo con pronunciato disagio mentale, amico del protagonista, l’avvocato Guerrieri, con il quale si troverà a interagire.
Sempre in questo romanzo, facendo riferimento al disagio sociale in particolar modo, ho creato il personaggio di una giovane donna, proveniente dai Paesi dell’Est. Medico alla ricerca di migliori condizioni di vita, a causa delle chiusure che gli si pareranno di fronte non riuscirà a trovare giusta collocazione e inserimento. Purtroppo sarà di fatto condannata all’emarginazione, fino ad arrivare a condurre un’esistenza da “barbona” che la porterà alla follia.


Domanda: Dalla sua esperienza da magistrato, cosa può dirci rispetto alla tutela di questi soggetti da parte delle istituzioni?

Risposta: Credo che siamo un po’ indietro per quanto riguarda la cultura del rapporto tra normodotati (alludo anche alle istituzioni) e coloro i quali hanno delle difficoltà.
Bisogna imparare a parlare il loro linguaggio. Quello di chi vive sulla propria pelle, quotidianamente, il disagio fisico o mentale, o l’emarginazione sociale.
In parole povere, cercare di vedere il mondo con i loro occhi, usando il loro linguaggio, modulando la comunicazione tra questi universi, seguendo questi orientamenti.


Domanda: Lei ha maturato esperienza da politico, si hanno orecchie attente su queste tematiche?

Risposta: No, il mondo politico non ha orecchie attente per poter ascoltare e comprendere i bisogni della gente. Non solo, quindi, quelli dei disabili, ma gli stati di disagio nel loro complesso.
La politica in Italia è più che mai autoreferenziale. La distanza dall’interpretazione dei bisogni delle persone non è mai stata così pronunciata come oggi. Premessa per l’affermarsi dei populismi terribili che stanno prendendo piede.

 

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