Domanda: Perché ha deciso di fondare una casa editrice?
Risposta: Già lavoravo per una casa editrice. Nel 2004 ho aperto la mia casa editrice per pubblicare libri che non trovavano spazio nella vecchia.
Domanda: Sappiamo che sta lavorando a un libro sulla disabilità...
Risposta: E’ la storia di un militare che a causa di un attentato perde la vista. Questa menomazione sopraggiunta determinò nella vita del ragazzo enormi difficoltà di inserimento nella vita sociale. Fase che ha visto il ragazzo reinserirsi nei ranghi delle Forze Armate, non in ruoli di prima fila ma comunque ricollocato nell’attività militare.
Domanda: Che insegnamento ne ha tratto?
Risposta: Vi è la necessita che il mondo non abbia un atteggiamento pietistico nei confronti della disabilità. Perché loro hanno capacità e sensibilità particolari. Non sono quindi un peso, ma una risorsa. Il protagonista del racconto, ad esempio, ha i sensi acuiti dalla cecità e riesce a vedere cose che a un normodotato sfuggono. Questo mi è risultato evidente anche con dei disabili motori. Per esempio nell’organizzazione del Giubileo del 2000, per collaudare delle vie di fuga da Piazza San Pietro in caso di necessità, l’apporto dei disabili fu veramente prezioso, perché evidenziarono potenziali problematiche che ai tecnici erano sfuggite.