RIDERE ANCORA… 50 ANNI DOPO TOTO’

Primo piano in bianco e nero di Totò con la bombetta in testa. Con la mano destra porta alla bocca due bacchette di legno, tenendo il mignolo sollevato. Sopracciglia alzate, bocca leggermente storta, la sua espressione di buffa superiorità ce lo fa ricordare proprio come il 'Prinicipe' della risata.

 

A cinquant’anni della scomparsa del Principe Antonio De Curtis, in arte Totò, che ricorre il 15 aprile, Easy Web dedica un ricordo al grande attore teatrale, cinematografico e non solo, che rappresenta ormai un simbolo di italianità in tutto il mondo.

 

Il Principe della risata tra cultura alta e popolare

Nessun uomo di cultura, almeno in Italia, ha suscitato contemporaneamente ammirazione e indignazione come Pier Paolo Pasolini, che tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta divise l’opinione pubblica per via del suo lavoro e delle numerose polemiche di cui si rese protagonista.

Ma anche i suoi detrattori dovettero riconoscere che Pasolini, nelle vesti di regista cinematografico, fu il primo esponente del cinema d’autore a rendere onore a Totò: la più grande maschera dello spettacolo italiano. Accadde alla metà degli anni Sessanta per via della realizzazione di tre film, dei quali il più noto è il controverso Uccellacci e Uccellini, che tuttavia valse all’attore un riconoscimento al Festival di Cannes.

L’artista napoletano ebbe difficoltà a riconoscersi nella poetica di Pasolini, ma nello stesso tempo fu lusingato dalla sua attenzione. Come si augurò fino all’ultimo di poter lavorare con Federico Fellini, che lo aveva contattato per un progetto poi sfumato. Fu così che il Principe della risata, come egli era ricordato, ricevette finalmente quella considerazione che aveva desiderato invano nel corso della sua carriera.

Oggi è difficile credere che Totò fosse amato dal pubblico ma non preso sul serio dalla critica (con l’eccezione di Goffredo Fofi che gli dedicò più di un libro), ma nel clima di quegli anni era del tutto normale che ciò accadesse; dato il muro che separava – come si diceva allora – la cultura alta da quella bassa e per abbattere il quale scese in campo un intellettuale come Umberto Eco, che colse invece la qualità delle esperienze fino ad allora bollate come popolari, dalla canzonetta alla comicità.

E proprio da quelle esperienze veniva Totò, che era nato a Napoli nel 1898 da una relazione illegittima della madre col Marchese De Curtis (il quale in un secondo momento ne riconobbe la paternità). Nelle intenzioni della famiglia il giovane Antonio avrebbe dovuto farsi frate, ma egli non sentiva affatto la vocazione religiosa, attratto sin da bambino dal palcoscenico.

Negli anni Venti – dopo un primo apprendistato consumato nella città natale e durante il quale si ispirò all’attore Gustavo De Marco, conosciuto per la sua abilità mimica – l’attore si spostò con i genitori a Roma. Dopo un periodo di stenti ricevette l’attenzione dell’impresario Giuseppe Jovinelli e cominciò a far parlare di sé, stringendo amicizia col collega Mario Castellani che in seguito sarebbe divenuto una sua celebre spalla.

Nacque così la lunga stagione dell’avanspettacolo e della rivista – poi ricordata da Alberto Sordi e Monica Vitti nel film Polvere di Stelle del 1973 – che permise a milioni di italiani di mitigare la paura della guerra e che consentì a Totò di consolidare il sodalizio umano e artistico con figure come Eduardo e Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi e Nino Taranto.

Il cinema corteggiava da tempo Totò ma i primi risultati, risalenti agli anni Trenta, furono deludenti per via delle produzioni che insistevano a fare dell’attore una macchietta. Le cose cambiarono dopo la fine della guerra, quando una nuova generazione di registi fu in grado di valorizzare il talento dell’attore sottoponendogli sceneggiature migliori. Furono gli anni di Totò le Mokò, girato da Carlo Ludovico Bragaglia nel 1949; di Totò Sceicco di Mario Mattioli del 1950; fino al grande successo di Guardie e Ladri di Steno e Monicelli del 1951.

In quel decennio Totò prese parte a decine e decine di lungometraggi di diseguale valore. Ma partecipò anche a pellicole di grande qualità come I soliti ignoti di Mario Monicelli del 1958, film simbolo della commedia all’italiana; Arrangiatevi! di Mauro Bolognini del 1959, sulla dibattuta questione della chiusura delle case di tolleranza; infine I due marescialli di Sergio Corbucci del 1961, dove ebbe modo di duettare con un altro gigante come Vittorio De Sica.

E’ probabile che ad alimentare la popolarità di Totò contribuì anche la sua umanità, espressa dentro e fuori l’ambiente di lavoro. Dalla generosità coi colleghi meno fortunati alla beneficenza per i bambini poveri, fino all’apertura dei canili per dare ospitalità ai cani randagi.

Ma forse oggi Totò viene ricordato non solo per la capacità di far ridere ancora, pure attraverso film che il pubblico conosce ormai a memoria, ma perché lo ha fatto e continua a farlo con civiltà – una categoria troppo spesso assente dallo spettacolo contemporaneo. Totò disse che la sua arte era frutto della povertà patita. Si spense nell’aprile del 1967. Non c’è più stato nessuno come lui.

 

Il ricordo dagli archivi Rai

Ricordare Totò attraverso il suo lavoro di attore teatrale, cinematografico, televisivo e radiofonico è impresa non facile, considerando la molteplicità di contributi che ha regalato al suo pubblico nei quasi settant’anni di vita. La Rai detiene, tuttavia, un patrimonio assai prezioso di documenti sul Principe della risata dal quale abbiamo selezionato per voi le testimonianze più significative per provare a far rivivere al meglio il grande Antonio De Curtis.

Un altro ritratto dell’ultimo Totò, in versione più privata ma sempre brillante, è offerto dall’intervista, riproposta da La grande radio di Radio3, realizzata a casa dell’attore nel gennaio del 1967. Il Principe parla della sua carriera professionale e del successo ottenuto, si sofferma sul concetto di comicità e sulla felice collaborazione con il commediografo Michele Galdieri. Ascolta (durata 2 minuti).

Il Totò più noto e quello che è più facile ritrovare nei palinsesti radiotelevisivi è senza dubbio quello cinematografico. Alcuni dei suoi più importanti capolavori sono stati riproposti e analizzati da Il cinema alla radio di Radio3:
Totò al Giro D'Italia – 1948 (durata 64 minuti), regia di Mario Mattoli.
Guardie e ladri – 1951 (durata 73 minuti), regia di Steno e Mario Monicelli, che gli valse il Nastro d’Argento come Miglior attore nel 1952.
Totò e Carolina – 1953 (durata 74 minuti), regia di Mario Monicelli, uscito solo nel 1955 a causa degli ostacoli della censura.
I soliti ignoti – 1958 (durata 80 minuti), regia di Mario Monicelli.
Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi – 1960 (durata 71 minuti), regia di Mario Mattoli.
Risate di gioia – 1960 (durata 74 minuti), regia di Mario Monicelli, unico film dove Totò recitò con Anna Magnani. Durante le riprese del film, Lello Bersani intervistò i due attori e il loro collega Ben Gazzara. Ascolta (durata 7 minuti).

Nella filmografia di Totò le parodie dei generi cinematografici di successo sono molto frequenti e non manca neanche una parodia dei film di fantascienza: Totò nella luna del 1958. Per il programma La grande radio di quell’anno, il giornalista Lello Bersani intervistò Totò su questo film. Nel documento il grande attore ironizza sulla musica elettronica in relazione al film, parla della sua salute e dell’impossibilità di portare nuovamente in scena la rivista teatrale. Ascolta (durata 1 minuto).
Negli ultimi anni della sua vita, Totò incontrò Pier Paolo Pasolini. Nel programma Anteprima settimanale dello spettacolo, in onda il 21 marzo 1966, Pasolini venne intervistato sul film Uccellacci e uccellini in cui diresse Totò e sulla scelta dell’attore come protagonista della pellicola. Segue un’intervista a Totò sulla partecipazione al medesimo film. Ascolta (durata 5 minuti).

Concludiamo l’excursus su Totò-attore cinematografico con la puntata monografica di Hollywood Party di Radio3 intitolata “Totò kolossal - Tutto sul principe della risata” del 27/12/2016 (durata 44 minuti), che ripercorre le tappe principali della sua carriera.

Pur essendo considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del cinema italiano, Totò fu anche grande uomo di teatro, radio e televisione, nonché drammaturgo, poeta, paroliere e cantante.
Prova ne è la divertente performance in cui il Principe De Curtis, nel programma radiofonico La Giraffa del 1952, declama versi di Shakespeare in chiave comica. Ascolta (durata 3 minuti).
Anche in televisione, Totò riuscì a farsi amare dal grande pubblico, regalando spensieratezza e risate. Da Techetecheté di Raiuno, vi riproponiamo alcuni momenti:
Mario Riva e Totò in Il Musichiere del 1959 (durata 1 minuto)
Mina e Totò in Studio Uno, 1965 (durata 1 minuto)
Mina, Alberto Sordi e Totò in Studio Uno, 1966 (durata 1 minuto)
Mina e Totò in Studio Uno, 1966 (durata 1 minuto).
Totò fu anche poeta. Per il programma radiofonico Chicche e sia, il Principe De Curtis recita le sue stesse poesie: ascolta La consegna e Felicità (durata 1 minuto) e L’acquaiola (durata 1 minuto).
“Non c’è nessuna discrepanza tra la mia professione che adoro e il fatto che io componga canzoni e butti giù qualche verso pieno di malinconia. Sono napoletano e i napoletani sono bravissimi a passare dal riso al pianto”, diceva Totò. Ed è alla sua figura di paroliere e uomo vicino anche al mondo della musica che è dedicata la puntata de L’idealista di Radio3 andata in onda lo scorso 5 aprile. Ascoltala (durata 29 minuti).

Vi lasciamo con l’omaggio che Pezzi da 90 di Radio2 ha fatto al grande artista, celebrando i mille volti di una maschera che vibrano, però, al ritmo di un cuore solo, immenso, che non finiremo mai di scoprire: “Totò in 3D: mille risate, una faccia, un cuore(durata 13 minuti).

 

 

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