di Guido Barlozzetti
Se la televisione generalista è lo spazio in cui il grande pubblico si riconosce in storie forti e potenti, da grande romanzo popolare La vita promessa risponde a questa missione. Seconda serie, dopo il successo della prima, tre puntate di cui l’ultima va in onda domenica prossima, in prima serata su Rai1.
Torniamo indietro, agli anni Trenta dell’America e ritroviamo Carmela Carrizzo, interpretata con vitale e appassionata intensità da Luisa Ranieri. L’abbiamo conosciuta nella prima serie, è lei il pilastro attorno a cui si avvolgono e da cui si ramificano i fili della storia.
Carmela è una donna costretta a lasciare la Sicilia dalla miseria e dalla sopraffazione di un brigante mafioso, il tagliente Vincenzo Spanò di Francesco Arca che le ha ucciso il marito ed è ossessionato da lei e deciso a possederla. A qualunque costo.
E’ partita con i figli ed è emigrata negli Stati Uniti. Una donna sola, una madre-coraggio che affronta tempeste e rovesci pur di tenere insieme la famiglia, come le dita che fanno parte della stessa mano. Indomita, esposta ai rovesci che non smettono di abbattersi, non viene mai meno a se stessa, al suo senso possessivo e totalizzante della famiglia, che antepone a tutto, anche ai suoi sentimenti che, dopo l’assassinio del marito da parte di Spanò, si riaccendono nella nuova terra promessa.
1937, l’America che ha superato la crisi del ’29, il New Deal di Roosevelt, la guerra che poco a poco si avvicina. Siamo ancora a New York, nella Little Italy, i Carrizzo si sono radicati e i figli seguono le traiettorie più diverse. Antonio (Giuseppe Spata) si ritrova vicino a Lucky Luciano (Marcello Mazzarella), boss dei boss della mafia; Alfredo (Vittorio Magazzù) tenta un’ascesa sociale che lo porta negli ambienti dell’aristocrazia economica e nelle elezioni per sindaco accanto a Fiorello La Guardia (Emanuele Salce); Maria (Francesca Di Maggio), dopo il suicidio del marito Mosé che aveva scoperto la sua relazione con Alfio (Primo Reggiani), lo ha sposato e ha un figlio, Turi (Antonio Avella e poi Brenno Placido), ostile al patrigno, caparbio e forse la promessa del futuro per tutta la famiglia; infine Rocco , segnato nel corpo e nello spirito dalle violenze subite da bambino da parte di Spanò, che a un certo punto scompare.
Intanto, Carmela non solo lotta per l’unità familiare, ma continua a confrontarsi con Rosa (Miriam Dalmazio), la moglie di Rocco (Emilio Fallarino), ribelle e orgogliosa, che s’innamora di un affascinante agente dell’FBI, si apre all’amore per il generoso e paziente Mr. Ferri (Thomas Trabacchi) che l’ha sempre desiderata e molto l’ha aiutata, al punto da tornare in America dalla Germania insieme a Bruno Morelli/Stefano Dionisi, un ebreo di origini italiane che fugge dal Nazismo e presto verrà raggiunto dalla moglie e dalla figlia Sarah, salvo anche lui innamorarsi di lei. E ci sarebbero anche da regolare i conti con Spanò che è fuggito dal carcere e torna a insidiare Rosa.
Insomma, basta questo panorama di rapporti e complicazioni per capire quanto La vita promessa sia una storia corale, piena di snodi e di sorprese, melodramma e gangster movie, un reticolato dove campeggiano l’amore e l’odio, la passione divorante che sconvolge i rapporti e può diventare un’ossessione mortale, il bisogno di un’affermazione sociale che può oscillare tra la buona società e la criminalità. Su tutto, la forza materna e accogliente del femminile, la centralità della famiglia, e il senso di un avvenire da costruire, sospeso fra le tradizioni e i costumi del passato e il mondo nuovo in cui si è approdati, pieno di opportunità e però anche di tentazioni che possono essere distruttive.
Si finisce nel 1943, con lo sbarco degli Americani in Sicilia e forse con qualcuno della famiglia Carrizzo che torna nella terra da cui un giorno partirono.
Una produzione importante, La vita promessa coprodotta da Rai Fiction e Picomedia, si basa su un cast numeroso, è una serie in costume e con una molteplicità di location.
A tenere le fila complesse del racconto la regia di Ricky Tognazzi sulla base di una sceneggiatura - di Franco Bernini e Simona Izzo - che hanno rialimentato la storia con novità sostanziali nei personaggi e negli intrecci.
Come una sorta di matrice, resta il copione di Laura Toscano e Franco Marotta, maestri della fiction italiana, che aveva reso possibile la realizzazione della prima serie e, dunque, ispirato il secondo capitolo.