VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Una moltitudine di tronchi di abete rosso crollati a terra subito dopo la tempesta abbattuta sulla Val di Fiemme.

Il cimitero degli abeti rossi

La Foresta di Paneveggio si trova nella parte orientale del Trentino. Circa ventimila ettari, tra la Val di Femme e la Val di Fassa a Nord, il Primiero a sud e la Val del Vanoi a ovest.

La chiamano anche la foresta di Stradivari perché il celebre liutaio cremonese sceglieva per le sue creazioni meravigliose il legno degli abeti rossi, che nelle condizioni di clima e di terreno di quest'angolo della regione posseggono la dote straordinaria della risonanza.

Non tutti, ovviamente; diciamo che su quattromila metri cubi che se ne tagliano ogni anno, una quarantina - che sarebbe l'uno per cento! - manifestano quel dono che può essere intuito grazie all'esperienza, guardando la chioma, il tronco, la corteccia... e riconosciuto solo una volta che l'abete è stato tagliato e si può verificare la qualità degli anelli concentrici di accrescimento.

Si reputa, infatti, che sia la lentezza dello sviluppo della pianta, dovuto alla particolare rigidità del clima, a renderla risonante, ma a dire il vero nessuno può dire di aver spiegato del tutto quel meraviglioso mistero.

I maestri liutai cercano l'abete che chiamano maschio, perché presenta delle introflessioni negli anelli. E il taglio della pianta avviene a luna calante in modo che i canali linfatici siano sgombri e possano funzionare da vere e proprie canne armoniche.

Tutto questo rischia, se non di scomparire, di essere compromesso per tanti anni. La colpa è della tempesta di vento che si è abbattuta in quelle valli alla fine di ottobre, una potenza smisurata che ha raggiunto i centoventi chilometri, e gli abeti, specialmente i più giovani, non hanno potuto resistere. La violenza delle correnti, insieme al terreno reso molle dalla quantità delle precipitazioni, ha determinato le condizioni per un disastro ambientale.

Sono impressionanti le immagini riprese dall'alto. Un cimitero immenso di alberi, i tronchi distesi a terra, spianati e ammassati, salme di una foresta che era rigogliosa e presidiava le alture, un cimitero che non finisce e racconta di come la stessa natura che ci circonda possa presentarsi con il volto della bellezza e della pace e, in un attimo, rovesciarlo nella forza squassante della distruzione.

Un calcolo sommario dice che sono stati sradicati un milione e mezzo di metri cubi di piante, quante non si tagliano in anni e anni. Un quinto del totale.

Ci vorranno una quarantina d'anni per riavere abeti giovani e solo quando avranno tra i centottanta e i duecento anni potranno essere tagliati...

Adesso, il problema più urgente è la ricostituzione ambientale, perché gli alberi a terra rischiano di marcire e, quindi, di compromettere il terreno e infettare quelli rimasti in piedi.

E poi ci sono i cervi che aumentano sempre di più e rappresentano una minaccia per gli abeti più giovani.

 

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