di Guido Barlozzetti
Chissà cosa potrebbe accadere se un giorno si incontrassero Rocco Schiavone e Imma Tataranni? Se una qualche strana congiuntura intrecciasse i destini del vicequestore relegato ad Aosta e del sostituto procuratore di Matera?
Ho l’impressione, ma solo un’impressione, che si annuserebbero, si guarderebbero di sghembo, e poi, senza salamelecchi e frasi di circostanza, se ne andrebbero ognuno per conto suo e arrivederci. In fondo, hanno lo stesso carattere, degli individualisti inguaribili, che se hanno qualcosa da dire la dicono senza veli e cortesie, e non sono fatti per essere amati da chi lavora con loro, quasi si portassero dietro un’ombra, un conto irrisolto... E se si aprono, avviene con grande circospezione e nel segno di una preventiva diffidenza.
Imma è apparentemente più socievole di Rocco, un marito con cui sta bene, una figlia adolescente in crisi di crescita, un appuntato che le sta simpatico – vedremo fino a che punto... – il calore e i colori del Sud e di Matera intorno. Rocco confinato nel freddo di Aosta, con un passato ambiguo, ai confini rischiosi della legge di cui si ritrova ad essere tutore, lunghi silenzi tagliati da battute ironiche, al limite del sarcasmo. Entrambi in disaccordo con il mondo e decisi/condannati a risolvere il mistero del male che sfregia la vita. Loro e gli assassini.
Intanto sono approdati nelle loro residenze televisive: Schiavone alla terza serie e Imma invece al debutto. Il primo su Raidue, forse perché la sua scorrettezza non si concilia con le buone maniere del pubblico generalista, Imma su Raiuno perché i suoi spigoli sono meno contundenti.
Sono due protagonisti del crime, il genere che più ha alimentato la fiction del servizio pubblico di questi anni, il cui successo si deve alla crescita imponente di una letteratura gialla nazionale. Basti pensare al capofila del Commissario Montalbano di Andrea Camilleri, un record per i lettori come per gli spettatori.
Schiavone esce dai romanzi di Antonio Manzini, mentre Imma Tataranni da quelli di Mariolina Venezia. Entrambi costruiti per trasferirsi dalle pagine alla dimensione seriale della televisione.
E in questo passaggio hanno assunto un corpo e sono diventati un’immagine inconfondibili, offrendosi agli spettatori che con loro vanno a condividere le serate. Rocco, lo conosciamo, è interpretato da Marco Giallini. Uno dei protagonisti di questa stagione della commedia italiana al cinema, romano che a Schiavone porta la sua romanità cinica, scontrosa, ispida, insieme alla barba, alle rughe, a un loden che non toglie nemmeno quando va a dormire, a una sigaretta che sembra aspirare l’anima e si consuma in attesa, subito, della prossima.
Rocco si porta dentro una ferita che non si rimargina, la compagna uccisa in un agguato che aveva lui nel mirino. Il fantasma di Marina (Isabella Ragonese) di tanto in tanto gli appare ed è l’unico momento in cui nella corazza di Rocco si apre una fessura di tenerezza.
Alla terza uscita, un binomio ormai collaudato e inscindibile: «Non c’è differenza. Rocco mi somiglia moltissimo, è forse il personaggio che più sento vicino tra tutti quelli che ho fatto, e tornare a interpretarlo mi viene naturale. Tra me e lui ci sono molti punti in comune, mi guardo allo specchio e io sono quello lì. È uno duro, uno che non ha paura».
Imma, dal canto suo, è tenace, ruvida e determinata, non molla mai, ha una memoria di ferro che tutto conserva, e va dritta allo scopo, incurante di chi si mette di traverso. E Vanessa Scalera, alle spalle film con Moretti, Bellocchio e Marco Tullio Giordana, asseconda questa sua propensione disincantata e ironica nei confronti della vita, anche lei pronta alla battuta che lascia il segno, senza guardare in faccia a nessuno, nemmeno al suo procuratore capo (Carlo Buccirosso): “Imma è un’intemperante, una che di base non ama piacere. Non fa nulla per essere amata, è se stessa quasi sempre. È un tipo poco diplomatico, è durissima, ma non solo con gli altri, anche con se stessa. È un’antiborghese, la definirei così: perché ha origini umili, è figlia di una signora che faceva le pulizie e di un disoccupato. Una che si è fatta da sé e per questo si può permettere un sacco di cose”.
Imma comincia il suo cammino televisivo, qualcuno dice che potrebbe emulare le gesta e il successo di Montalbano. E come lui è inseparabile dall’ambiente della Sicilia: il mare, la cucina, il barocco, il dialetto. Così gli spettatori impareranno a condividere con lei l’atmosfera affascinante e arcaica di Matera e dei Sassi.