Quando, l’anno scorso, ci è stato chiesto di pensare a una seconda stagione di “Che Dio Ci Aiuti”, abbiamo fatto quello che a nessun sceneggiatore sano di mente passerebbe per la testa: cambiare il format di una serie di successo.
Nonostante le apparenze, però, non si è trattato di un atto di autolesionismo.
Le domande che ci siamo posti sono le seguenti: qual è il punto di forza della serie? Quale il suo punto debole?
A nostro avviso il cuore caldo di “Che Dio Ci Aiuti”, la sua specificità, sta nel racconto di come una suora un po’ sui generis, scorretta, folle e assolutamente fallibile come suor Angela, riesca a raccogliere intorno a sé una famiglia, aiutando le ragazze che ne fanno parte a diventare grandi, autonome, preparandole alla vita che le aspetta.
Nella passata stagione la nostra suora aveva però anche un’altra funzione, quella di aiutare la polizia nelle indagini. In ogni puntata c’era infatti un giallo da risolvere. Questo modello, molto riconoscibile e già esplorato in serie come “Don Matteo”, ci è sembrato però riduttivo rispetto alla nostra protagonista. Perché suor Angela, e sembra banale dirlo, è soprattutto una suora. La sua capacità è l’ascolto, la comprensione.
Questo non significa che suor Angela ridurrà il suo spettro di azione, che invece piuttosto si amplificherà. In ogni puntata, infatti, la nostra suora si troverà di fronte un caso “etico”, una storia di umano dilemma. E nella sua funzione di madre e suora, cercherà di sanarlo.
Non più gialli quindi, con impronte da rilevare o il referto dell’autopsia da rubare, ma sentimenti, amori che nascono e delusioni che sembrano insuperabili, genitori assenti e figli che non riescono a comunicare.
La fatica di vivere di ogni famiglia, ma anche la speranza che il domani sarà migliore.
Non più detective stories, ma "ethical-drama", ovvero una serie di storie che metteranno la nostra protagonista a contatto con grandi dilemmi e conflitti con un forte valore catartico.
In questa nuova serie Suor Angela è, quindi, sempre di più un "angelo custode" che ripara le ferite e porta speranza alle persone con cui interagisce, senza la pretesa di risolvere tutti i problemi.
Una suora più suora, più madre, più umana.
Perché in fondo suor Angela è questo, la madre che tutti vorremmo avere.
E il Convento degli Angeli Custodi è la famiglia in cui tutti vorremmo vivere.