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Nell’e-book L’italiano della musica nel mondo (a cura di Ilaria Bonomi e Vittorio Coletti), pubblicato dall’Accademia della Crusca e da goWare per la XV Settimana della lingua italiana nel mondo, dedicata quest’anno al tema “L’italiano della musica, la musica dell’italiano”, si legge tra gli altri un contributo di Lorenzo Coveri dal titolo Italiano formato export. Dieci canzoni italiane per il mondo. Abbiamo chiesto al Prof. Coveri (Università di Genova) come è arrivato alla compilazione della sua personale playlist di dieci canzoni italiane famose nel mondo.
Nella mia scelta, opinabile come tutte le scelte, e che non vuole assolutamente costituire un canone della canzone italiana nel mondo, ho tenuto conto da un lato di dati oggettivi (una serie di indagini della Società Dante Alighieri sulle canzoni “ambasciatrici” della lingua e cultura italiana nei cinque continenti, la presenza e la permanenza nelle diverse hit parade internazionali, il numero di dischi venduti all’estero, le cover e le traduzioni), dall’altro di informazioni (e sensibilità) personali.
1. ‘O sole mio (1898)
La selezione di soli dieci titoli è stata difficile e a volte dolorosa, come succede in questi casi. E limitata alle canzoni uscite dopo il 1958. Con una sola, inevitabile, eccezione: quella di ‘O sole mio di Capurro-Di Capua (1898), probabilmente la canzone italiana più famosa nel mondo, nonostante il paradosso che sia non in italiano, ma in napoletano (a riprova del fatto che la tradizione dialettale partenopea è una delle radici della nostra canzone novecentesca).
2. Nel blu, dipinto di blu (1958)
Il 1958 è l’anno della svolta, del passaggio dalla canzone ancien régime alla canzone moderna, di Domenico Modugno che sul palco del Festival di Sanremo intona a braccia spalancate il refrain di Volare (titolo con cui è più nota in tutto il mondo Nel blu, dipinto di blu, di Migliacci-Modugno). Come poteva mancare, il caposaldo interpretato da “Mister Volare”, nella lista?
3. Quando, quando, quando (1962)
Alla kermesse sanremese appartiene anche Quando, quando, quando (di Renis-Testa,) arrivata solo quarta nella competizione del 1962 ma poi affermatasi ovunque anche grazie alla cantabilità (specialità dell’italiano lingua per musica) del ritornello e alla presenza di Tony Renis sui set losangelini.
4. Azzurro (1968)
In pieno Sessantotto, Paolo Conte (non ancora “Paolo Conte”) ha affidato all’istrionica interpretazione di Adriano Celentano lo svagato spleen estivo di Azzurro (Virano-Conte-Pallavicini), qualche volta non sorprendentemente eseguita come inno nazionale.
5. Gloria (1979)
E una decina d’anni dopo, nel 1979, Umberto Tozzi raggiunge la Gloria internazionale con il martellante bi- (e, per necessità metriche anche tri-) sillabo della canzone omonima (di Bigazzi-Tozzi).
6. L’italiano (1983)
Gli stereotipi dell’italianità ci sono tutti, ma proprio tutti (anche se alcuni appaiono pateticamente vintage: chi si ricorda dell’”autoradio nella mano destra”?) ne L’italiano di Toto Cutugno (Minellono-Cutugno, 1983), si spera ironico nel ricordare “le canzoni con amore” in rima “con cuore”. Fatto sta che ce n’è una cover in finnico. E che lo stesso Toto l’ha interpretata in cinese.
7. Una storia importante (1985)
Il bravo ragazzo di borgata Eros Ramazzotti (contrapposto al maudit rocker padano Vasco Rossi) è il capofila della terna delle nostre popstar più amate all’estero, anche se il testo di Una storia importante (Ramazzotti-Cassano-Cogliati, 1985) (o forse proprio per questo) è ancora molto legato alla tradizione (inversioni: “quante scuse ho inventato io”; zeppe: “questa vita mi disturba sai”).
8. Caruso (1986)
E non si può dire che i nostri cantautori (meglio. gli esponenti della canzone d’autore) abbiano (con qualche eccezione) sfondato presso il grande pubblico all’estero; e lo si capisce: troppo “italiane” le tematiche, a volte troppo sofisticati i testi. Per cui, il grande successo soprattutto negli States di Caruso (Dalla, 1986) si dovrà più alla popolarità del tenore napoletano (omaggiato anche con la song-in-song Dicitencello vuje: anacronistica, perché del 1930, mentre Caruso morì nel 1921) che al carisma del compianto Lucio Dalla.
9. La solitudine (1993)
Ma quella di Dalla, estranea al mainstream degli anni Ottanta, è una romanza. E in fondo, è questo che ci si aspetta da una canzone italiana all’estero: melodia (non ci sarà bisogno di ricordare che l’altra grande radice della canzonetta è, con quella partenopea, la romanza da salotto). Così non è difficile spiegare le decine di milioni di dischi venduti dalle altre due grandi star della melodia pop: Laura Pausini (con l’adolescenziale –Laura l’ha cantata a diciannove anni prima di portarla in tutto il mondo- La solitudine, di Cremonesi-Valsiglio-Cavalli, 1993);
10. Con te partirò (1995)
e il divo dell’ operatic pop Andrea Bocelli (Con te partirò, che non è un brano d’opera, ma una canzone moderna, di Quarantotto e Sartori, 1995).
Che se poi si volesse trovare un fil rouge che leghi questa ideale hit parade (una delle tante possibili) delle dieci canzoni italiane da esportazione, questo, oltre al comune richiamo alla melodia (più o meno spruzzata di rock e di pop) potrebbe essere il tema del viaggio, del movimento: da ‘O sole mio scritta lontano da Napoli, sul Mar Nero, al volo chagalliano di Modugno; da Tony Renis che si chiede “quando tu verrai” a Conte (Celentano) che prende “il treno dei desideri”; dall’assenza di Gloria che “manca nell’aria” all’allusione automobilistica di Cutugno; da “un pensiero che mi porta via” di Ramazzotti al mare del Golfo di Sorrento di Caruso con il pensiero “laggiù in America”. C’è un treno (quello delle 7.30, ma senza Marco) anche ne La solitudine; e naturalmente c’è una partenza (“paesi che non ho mai / veduto e vissuto con te”) nell’aria di Bocelli. Si pensa, irresistibilmente, ai tanti italiani sparsi per il pianeta.. E al viaggio che queste dieci canzoni hanno fatto, e continuano a fare, per esportare la lingua e la cultura italiana (e, insieme, l’immagine, più o meno fedele, del nostro Paese) nei cinque continenti.
Lorenzo Coveri