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Mainstreaming: viaggi multimediali tra i nuovi universi del fantastico

Laputa - Il castello nel cielo (1986): il secondo lungometraggio dell’allora neonato Studio Ghibli di Hayao Miyazaki s’ispira liberamente al grande classico di Jonathan Swift I viaggi di Gulliver (1735); ridistribuito quest’anno nelle sale italiane, il film anticipa, d’altra parte, temi, immaginario e personaggi di buona parte dell’opera del maestro.

Copertina

L’animazione giapponese, dalle origini a Miyazaki

Nato sul finire della prima guerra mondiale, in precario equilibrio fra tradizione iconografica e modernizzazione mediatica, il cinema d’animazione giapponese è sfruttato a fini propagandistici durante la seconda, ma sin dagli anni cinquanta riesce a lanciarsi nella concorrenza al colosso disneyano. Dal primo lungometraggio a colori prodotto dalla leggendaria Toei Dōga, La leggenda del serpente bianco (1958), alla prima serie anime Astro Boy (1963), ideata dal cosiddetto “dio dei manga” Osamu Tezuka, fino ad arrivare agli esordi del suo più celebre erede, il “dio degli anime” Miyazaki.

Dizionario del fantastico

Hayao Miyazaki

I primi passi come regista della fortunatissima serie anime Le avventure di Lupin III (1971) e la fondazione, dieci anni dopo, dello Studio Ghibli, con l’approdo a una rigorosa e inconfondibile poetica fatta di sogno ed ecologia, delicatezza infantile e lucida visione politica. Da Nausicaä della Valle del vento (1984), tratto da un manga della stesso autore, al già ricordato Laputa (1986); da Il mio vicino Totoro (1988), presto promosso a logo della stessa Ghibli, alla satira sull’Italia fascista di Porco Rosso (1992); dal successo di pubblico di Princess Mononoke (1997) ai premi – Oscar e Orso d’oro – raccolti da La città incantata (2003), cui si aggiungerà il Leone d’oro alla carriera ricevuto un anno dopo la presentazione a Venezia de Il castello errante di Howl (2004).

In replica, sabato 15 dicembre, alle 15:20

martedì 18 dicembre, alle 00:30