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POLITICA

La lettera al Corriere

Napolitano parla 12 mesi dopo la sua rielezione: "E' stato un anno duro ma il bilancio è positivo"

Il Presidente della Repubblica traccia un bilancio di questo primo periodo del nuovo settennato trascorso tra polemiche feroci e difficili equilibri politici

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Giorgio Napolitano
“Confido che stiano per realizzarsi condizioni di maggior sicurezza che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo dalle responsabilità che un anno fa mi risolsi ad assumere”.

Era il 20 aprile dello scorso anno quando Giorgio Napolitano diede la sua disponibilità per un secondo mandato alla presidenza della Repubblica. Alla vigilia dell’anniversario, il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, ha chiesto al Presidente un bilancio di questo anno “eccezionale”. Bilancio che, nella lettera di risposta del Presidente, può essere sintetizzato nella frase “ho pagato un prezzo alla faziosità, ma il bilancio è positivo”.

Sono passati 12 mesi da quando, per la prima volta nella storia repubblicana, un capo dello Stato è stato eletto per un secondo mandato. Condizioni eccezionali spinsero Napolitano, che già in passato aveva affermato la sua assoluta volontà a non essere rieletto, a dare la sua disponibilità. Condizioni eccezionali che consistevano, dopo le ultime elezioni politiche, in un Parlamento fatto di 3 grandi minoranze incapace o quasi di esprimere una maggioranza di governo.

Con questa premessa Napolitano venne indicato per la seconda volta come Presidente e, da subito, legò il suo secondo settennato a un percorso politico che avesse portato l’Italia fuori dall’eccezionalità di quei giorni.

E’ stato duro – scrive e riconosce il Presidente – procedere nel compito che mi spettava del promuovere la formazione di un governo di ampia coalizione, il solo possibile nel Parlamento uscito dalle elezioni del febbraio del 2013, e nel sollecitare un programma di rilancio della crescita e dell’occupazione, e di contestuale, imprescindibile avvio di riforme economico-sociali ed istituzionali già troppo a lungo ritardate”.

Duro, ma dei passi avanti si sono fatti. “Che questo processo si sia messo in moto, e di recente decisamente accelerato – scrive ancora Napolitano -, senza essere bloccato da una crisi e susseguente ristrutturazione della maggioranza di governo né, più tardi, dal cambiamento politico sfociato in una nuova compagine e guida governativa, mi fa considerare positivo il bilancio dell’anno trascorso”.

Un anno un cui ci sono state però delle ombre, come le “reazioni virulente che hanno contagiato, sorprendentemente, ambienti molto diversi”. Reazioni virulente che consistono in buona parte nell’accusa mossa da alcune parti politiche al Capo dello Stato di voler essere troppo protagonista e di eccedere i suoi limiti costituzionali.

Ombre che non precludono però a Napolitano la volontà di restare “disponibile al confronto verso le posizioni critiche”, comprese quelle di “alcuni costituzionalisti cui sono stato legato in tempi non lontani da rapporti di stima reciproca”.

Bilancio, quello tracciato dal Presidente, che comprende l’indicazione di alcuni obiettivi che sono davanti al Paese. A partire dalle riforme da realizzare “con l’apporto di un arco di forze politiche che vada decisamente oltre i confini dell’attuale maggioranza di governo, in materia di legislazione elettorale e di revisioni costituzionali”.

Senza dimenticare quello che per Napolitano è un vero ed autentico faro da seguire e non perdere mai di vista. “Finché continuerò ad assolvere le mie funzioni di Presidente, e anche dopo, considererò mio impegno irrinunciabile, nelle forme possibili, quello per l’unità europea, che resta la causa e la visione – senza alternative – da rimotivare e riaffermare con la necessaria apertura a fondate istanze di rinnovamento”.