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POLITICA

Dopo le dimissioni

Il Pd abbandona Marino, ma la strada verso le elezioni è in salita

Il premier Renzi ha deciso di staccare la spina all'amministrazione romana, le cui vicende danneggiavano anche l'immagine del partito a livello nazionale. Ora si valutano i possibili candidati al ruolo di sindaco di Roma

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Il Campidoglio (Lapresse/Vincenzo Livieri)
Roma
Quando arriva la notizia che Ignazio Marino ha lasciato, Matteo Renzi è a Bologna. Una distanza, anche plastica, da una figura dalla quale da mesi il premier ha preso le distanze, chiudendo i rapporti. "In un modo o nell'altro questa storia deve finire" è l'indicazione che in mattinata il premier ha lasciato ai suoi, pronto ad andare fino in fondo, fino alla mozione di sfiducia nell'Aula Giulio Cesare, se il sindaco non avesse fatto da solo il passo indietro. Pur consapevole delle difficoltà, il leader dem ha deciso che Roma andrà al voto in primavera ed è già al lavoro per trovare a breve il candidato del Pd.
 
Rapporti logori da tempo
Sulle capacità amministrative di Marino, Renzi era critico da mesi. Raccogliendo le pressioni di Matteo Orfini, aveva però deciso di tenere a galla il sindaco di Roma, puntellandolo con il ruolo di Franco Gabrielli per il Giubileo e del vicesindaco Marco Causi. "Fino a 10 giorni fa - raccontano i fedelissimi del segretario dem - si poteva pensare di tenerlo fino a febbraio per chiudere la finestra del voto delle amministrative di primavera e andare al voto ad ottobre 2016. Ma tra la storia del Papa e gli scontrini ormai non ne faceva più una giusta, tutto quello che toccava diventava gaffe e polemiche".
 
Danno di immagine nazionale
Casi, piccoli e grandi, che hanno trasformato una vicenda locale in un danno di immagine nazionale, tra prime pagine dei giornali e servizi dei tg, con inevitabili riflessi sul Pd. Inaccettabile, quindi, per il premier andare avanti oltre: "Renzi non è interessato a mettere becco in vicende locali a meno che non impattano sul lavoro che sta facendo il Pd ed il governo", spiegano i dem riferendo il rammarico del premier per non aver suonato mesi fa il gong e di aver dato retta al presidente Pd che ha sbagliato valutazioni politiche sulle possibilità di rilancio della capitale.
  
Campagna elettorale in salita
Ora, però, si apre una fase di scelte delicatissime. "Sarà una campagna elettorale - ammettono ai vertici del Nazareno – in cui avremo tutti contro, pronti a sparare a zero contro di noi come se fossimo stati noi a scegliere Marino a Roma e per di più mentre si svolgerà il processo per Mafia Capitale e forse non l'unico". Per questo Renzi non ha intenzione di perdere tempo nella scelta del candidato, o della candidata, con le spalle più grosse per affrontare mesi di battaglia elettorale.
 
I possibili candidati
I primi sondaggi e valutazioni sono già partiti. I profili sono i più vari anche se è noto che il leader Pd preferisce candidati politici e non della società civile o tecnici perché, ripete, "la politica deve assumersi le sue responsabilità". Tra i nomi in pista c'è quello del ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, romana, da anni in politica e "la prima - ricordano al Pd - che denunciò irregolarità nelle votazioni alle primarie". Una donna, inoltre, e si sa che il leader Pd tiene molto a sostenere la parità di genere. Da mesi gira il nome di Roberto Giachetti, che conosce sì bene Roma ed ha il pregio di uno che non si fa intimidire dagli attacchi per il suo passato radicale. Molto stimato da Renzi è lo stesso Gabrielli ma la sua candidatura viene esclusa dai più sia perché il prefetto sarà impegnato a gestire il Giubileo sia perché sembra che il super-poliziotto abbia ambizioni non politiche per il suo futuro. Un'altra ipotesi per risollevare l'immagine del Pd sotto il profilo della legalità è quella del commissario dell'Anticorruzione Raffaele Cantone ma nel toto-nomi non vengono esclusi neanche politici esperti di Roma come Paolo Gentiloni o, se si decidesse di guardare nella società civile, il presidente del Coni Giovanni Malagò.