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POLITICA

Il premier: "Basta con le lettere segrete"

Legge di Stabilità, Katainen: "Sull'Italia stiamo negoziando". Tensioni tra Renzi e Barroso

Il commissario agli Affari economici, Katainen, conferma: "Non abbiamo ancora deciso". Ieri il ministero dell'Economia ha pubblicato la lettera riservata del presidente uscente della Commissione Ue che denunciava una "seria deviazione" dell'Italia dal Patto di stabilità. Barroso: lettera era riservata. Renzi replica: "Pubblicheremo anche le spese europee". E in un tweet lancia un nuovo hashtag: #openeurope

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La Commissione europea non ha ancora deciso sulla legge di Stabilità italiana. Lo ha assicurato il commissario agli Affari economici e finanziari dell'Unione, Jyrki Katainen, il giorno dopo l'invio della lettera al governo italiano  in cui l'Ue chiede chiarimenti. "Abbiamo bisogno di più informazioni" ha spiegato Katainen, che ha usato parole di distensione: "Nulla è inevitabile, abbiamo l'obbligo legale di fare certe cose, e ora c'è la consultazione con l'Italia su certi dettagli. La lettera all'Italia è lì e tutti vedono quali sono le nostre preoccupazioni". Sulla questione ieri c'è stato uno scontro fra Matteo Renzi e il presidente uscente della Commissione José Manuel Barroso. 

La sfida di Renzi
Il premier a Bruxelles per il vertice Ue è arrivato all'ultimo minuto ed è andato subito all'attacco: il problema sono "due miliardi? Se vogliono li mettiamo domani mattina" ha esordito. Non "sarà una piccola discussione sulle virgole e i decimali a farci cambiare il percorso" ha assicurato Renzi. Poi l'affondo contro Barroso. "Sono stupito" manda a dire al presidente della Commissione che ha criticato la decisione dell'Italia di pubblicare la lettera arrivata da Bruxelles. E va oltre. "In questo palazzo è finito il tempo delle lettere segrete. D'ora in poi vigerà la regola della chiarezza e della trasparenza sui rapporti con Bruxelles: pubblicheremo anche le spese dell'Europa e sarà divertente" annuncia con una battuta, lasciando intendere che renderà pubblica anche la risposta di Roma a Bruxelles. E lancia in un tweet un nuovo hashtag: #openeurope.




Parole che chi gli è vicino commenta come "un colpo di sciabola..." indirizzate al presidente della Commissione, che Renzi tiene a ricordare essere ormai in uscita, pronto a ribadire che è l'ora di "voltare pagina" per giocare la sua partita con il "New Deal". Barroso d'altra parte era stato durissimo e non solo con la decisione di via XX Settembre di pubblicare la lettera, ma anche con la stampa italiana e, ancora, con quelle letture che in questi giorni lo accusavano di interessi e posizioni "personali": "E' nocivo e disonesto", aveva tuonato il presidente Ue.

La stizza di Barroso
La lettera è stata inviata con il sostegno del commissario Katainen. E non solo: anche con quello del nuovo presidente della Commissione, Juncker. Così Barroso, come dire, o mandare a dire, a Renzi che la musica non cambia certo con il passaggio di consegne. Forte anche delle parole di Juncker a Strasburgo: qualsiasi decisione di Barroso ha il mio consenso e le regole non si toccano. "Quello che forse è in discussione, e sarà interessante approfondire, è chi decide cosa, come quali sono le valutazioni politiche sulle circostanze eccezionali di cui parlano trattati e regolamenti", rintuzza il premier, che ora deve giocare la sua partita europea per la svolta. E se il metodo sembra essere quello di sempre, "diritto per la sua strada", la strategia deve essere giocata di fino.

"2 miliardi li mettiamo anche domattina"
Quello sforzo di alzare il target di riduzione del deficit strutturale dallo 0,1% previsto nella legge di stabilità allo 0,25-0,35%, che secondo alcuni potrebbe essere un plausibile punto di caduta di una mediazione, Renzi lo ha già messo in conto. E forse non solo con la "riserva" prevista dai tecnici del Tesoro. Come dimostrano le sue parole: "Due miliardi li mettiamo domani mattina", ha assicurato, liquidandolo come "un piccolissimo sforzo" di fronte a una manovra da 36 miliardi e un bilancio da ottocento. Ma probabilmente l'Ue chiederà qualcosa di più, come una possibile lettera di intenti, se non proprio un impegno di compiti a casa. Una possibilità che potrebbe essere quella al centro della mediazione che sarebbe in corso con Parigi che, come Roma, si è vista recapitare la "sua" lettera da Bruxelles.

Il dossier Juncker sugli investimenti
Oggi ci sarà un giro di tavolo sulla situazione economica, prima di un eurosummit in programma all'ora di colazione. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, la strada sarà tortuosa e la cartina di tornasole dei pesi in campo si vedrà quando, già nel prossimo vertice di dicembre, si aprirà il dossier del piano Juncker: quei trecento miliardi di investimenti annunciati dalla prossima Commissione fra le cui pieghe si giocherà anche la partita della flessibilità.