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POLITICA

La polemica

Napolitano replica a Brunetta: "Stipendio da 239mila euro lordi e nessun vitalizio"

Il Colle, con una nota ufficiale, ha risposto alle insinuazioni apparse su "Il Mattinale", la nota politica del gruppo di Fi alla Camera di cui l'ex ministro è a capo

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Il Presidente Napolitano
Botta e risposta tra Renato Brunetta ed il presidente Giorgio Napolitano. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, attraverso il Mattinale, aveva sostenuto che la retribuzione dell’inquilino del Colle non fossero i 238 mila euro lordi che il premier Matteo Renzi ha indicato come tetto massimo per le retribuzioni dei dirigenti pubblici. E dal Colle è arrivata un nota ufficiale che ha smentito le insinuazioni della pubblicazione forzista.

Gli "interrogativi e le ipotesi che una pubblicazione vicina all'on. Brunetta ha sollevato a proposito dell'emolumento percepito dal Presidente della Repubblica – recita la nota del Colle - hanno già in precedenti occasioni ricevuto chiara risposta. Non c'è nulla su cui elucubrare. L'indennità del Presidente Napolitano è di 239.181 euro all'anno. Lordi e non netti, soggetti a tutte le imposizioni sul reddito: Irpef e addizionali regionali, provinciali e comunali. Inoltre il Presidente Napolitano non percepisce alcun vitalizio o trattamento pensionistico da tempo maturato per le attività di deputato in dieci legislature".

Chiara, semplice ma, nel linguaggio della politica, una nota dura e risentita. La "pubblicazione vicina all'onorevole Brunetta" cui si fa riferimento è ovviamente "Il Mattinale", la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati che scriveva: "Matteo Renzi, prima di proporre tetti alle retribuzioni e confronti tra situazioni incommensurabili, dovrebbe informarsi. La livella indicata, per riprendere la bella poesia di Totò, di 238 mila euro quale limite allo stipendio degli alti burocrati dello Stato non ha alcunchè a vedere con il compenso del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano". 

"Per il semplice fatto - spiegava Il Mattinale - che quella portata ad esempio non è una retribuzione. Ma un assegno personale che, in attuazione all'articolo 84, ultimo comma della Costituzione, secondo quanto dispone la legge 177 del 1985, è stabilito in ragione annua 'da corrispondersi in dodicesimi'. Sembra una distinzione di lana caprina, ma non è così. Già in quella qualificazione 'i dodicesimi' è tutto un programma".

"Se l'assegno annuo non è una retribuzione - si chiedeva il 'foglio azzurro' - ne consegue che lo stesso regime fiscale cui è sottoposto è completamente diverso rispetto ai compensi delle altre cariche dello Stato. Vuoi vedere che quei 238 mila euro sono, più o meno netti, in busta paga? Se fosse così il tetto alle retribuzioni che Renzi propone dovrebbe essere ben più alto di quello vigente: circa 311 mila euro, oltre 450 mila euro lordi".