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POLITICA

Vertice a Bruxelles

Ue, scontro Barroso-Renzi, il premier: "Basta con le lettere segrete"

Giornata di tensioni dopo la pubblicazione del Tesoro della lettera di chiarimenti che Bruxelles ha inviato all'Italia. Il premier sfida il presidente uscente dell'Ue: "Era riservata? Pubblicheremo anche le spese europee". E in un tweet lancia un nuovo hashtag: #openeurope

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Roma
E' scontro, a colpi di "sciabola" e non certo di fioretto, fra Matteo Renzi e l'Ue, almeno quella uscente di José Manuel Barroso. Il premier arriva a Bruxelles per il vertice Ue all'ultimo minuto e va all'attacco nel giorno in cui la Commissione ha recapitato a Roma la lettera in cui chiede chiarimenti sulla legge di stabilità. Lui non si mostra preoccupato. Anzi, rilancia: il problema sono "due miliardi? Se vogliono li mettiamo domani mattina", esordisce mettendo subito in chiaro la sua strategia. Non "sarà una piccola discussione sulle virgole e i decimali a farci cambiare il percorso", assicura. Poi l'affondo contro Barroso. "Sono stupito", manda a dire al presidente della Commissione che ha criticato la decisione dell'Italia di pubblicare la lettera arrivata da Bruxelles. E va oltre.

La sfida del premier
"In questo palazzo è finito il tempo delle lettere segrete. D'ora in poi vigerà la regola della chiarezza e della trasparenza sui rapporti con Bruxelles: pubblicheremo anche le spese dell'Europa e sarà divertente", annuncia con una battuta, lasciando intendere che renderà pubblica anche la risposta di Roma a Bruxelles. E lanciando in un tweet un nuovo hashtag: #openeurope.




Parole che chi gli è vicino commenta come "un colpo di sciabola..." indirizzate al presidente della Commissione che Renzi tiene a ricordare essere ormai in uscita, pronto a ribadire che è l'ora di "voltare pagina" per giocare la sua partita con il New Deal. Barroso d'altra parte era stato durissimo e non solo con la decisione di via XX Settembre di pubblicare la lettera, ma anche con la stampa italiana e, ancora, con quelle letture che in questi giorni lo accusavano di interessi e posizioni "personali": "E' nocivo e disonesto", aveva tuonato il presidente Ue.

La stizza di Barroso
La lettera è stata inviata con il sostegno del commissario agli Affari economici, Jyrki Katainen. E non solo: anche con quello del nuovo presidente della Commissione, Juncker. Come dire, o mandare a dire, a Renzi che la musica non cambia certo con il passaggio di consegne. Forte anche delle parole di Juncker a Strasburgo: qualsiasi decisione di Barroso ha il suo consenso e le regole non si toccano. "Quello che forse è in discussione, e sarà interessante approfondire, è chi decide cosa, come, quali sono le valutazioni politiche sulle circostanze eccezionali di cui parlano trattati e regolamenti", rintuzza il premier, che ora deve giocare la sua partita europea per la svolta. E se il metodo sembra essere quello di sempre, "diritto per la sua strada", la strategia deve essere giocata di fino.

"2 miliardi li mettiamo anche domattina"
Quello sforzo di alzare il target di riduzione del deficit strutturale dallo 0,1% previsto nella legge di stabilità allo 0,25-0,35%, che secondo alcuni potrebbe essere un plausibile punto di caduta di una mediazione, Renzi lo ha già messo in conto. E forse non solo con la "riserva" prevista dai tecnici del Tesoro. Come dimostrano le sue parole: "Due miliardi li mettiamo domani mattina", ha assicurato, liquidandolo come "un piccolissimo sforzo" di fronte a una manovra da 36 miliardi e un bilancio da ottocento. Ma probabilmente l'Ue chiederà qualcosa di più, come una possibile lettera di intenti, se non proprio un impegno di compiti a casa. Una possibilità che potrebbe essere quella al centro della mediazione che sarebbe in corso con Parigi che, come Roma, si è vista recapitare la "sua" lettera da Bruxelles.

Il dossier Juncker sugli investimenti
La partita si è giocata a colpi di battute e solo venerdì ci sarà un giro di tavolo sulla situazione economica, prima di un eurosummit in programma all'ora di colazione. Ma se il buongiorno si vede dal mattino la strada sarà tortuosa e la cartina di tornasole dei pesi in campo si vedrà quando, già nel prossimo vertice di dicembre, si aprirà il dossier del piano Juncker: quei trecento miliardi di investimenti annunciati dalla prossima Commissione fra le cui pieghe si giocherà anche la partita della flessibilità.