07/10/2011
Uno sguardo su tutto il mondo del fumetto e su tutto il mondo, visto dai fumetti
"Napoli puzza"
Un bel clima, prostituzione e immondizia: l'immagine dell'Italia nei comics
di Riccardo Corbò
E' uscito il 5 ottobre in America, il primo numero della più recente miniserie dedicata a "Huntress", la cacciatrice, personaggio appartenente alla cosidetta "Batman Family", ovvero i supereroi che ruotano attorno alle avventure dell'Uomo Pipistrello.
Huntress è l'identità segreta di Helena Bertinelli, vive di solito a Gotham City ma è di origini italiane.
I Bertinelli sono una famiglia mafiosa siciliana, Helena si è ribellata a questa "eredità" e combatte il crimine, anche se alla sua maniera, molto violenta e molto al di fuori della legge.
Per questo suo sangue tricolore, gli autori ambientano spesso le storie di Huntress nel nostro paese, avendo così la scusa per fornire ai lettori americani uno scenario "esotico", nonché collegato alle atmosfere de "Il Padrino", ma sopratutto de "The Sopranos", amatissima serie televisiva statunitense.
Questa ennesima incursione di Helena in Italia, ci riporta al discorso sugli stereotipi che tanto ci è caro, che già altre volte abbiamo analizzato e che ancora qui approfondiamo.
Lo stereotipo sicuramente non rappresenta la realtà complessiva dell'oggetto o della persona su cui si basa.
Lo stereotipo non è una "carta di identità" ufficiale di un paese, ma è fondamentale studiarlo e rilevarlo, perché ne è la parte più "pesante", quella più difficile da far scorrere via.
Lo stereotipo raccoglie le caratteristiche più peculiari, più immediatamente riconoscibili, quelle qualità veramente tipiche, che permettono ad una prima occhiata - anche razzisticamente - di stabilire di chi o di cosa si sta parlando.
Lo stereotipo rispetta fermamente il primo principio della dinamica, il cosidetto principio di inerzia.
"In un sistema inerziale un corpo in moto rettilineo uniforme (o in quiete) rimane nel suo stato
di moto finchè non interviene una causa esterna (forza) a modificarne il moto".
In parole povere, uno stereotipo per fissarsi nell'immaginario, ha bisogno di una causa esterna.
Più si fissa, più vuol dire che quella causa esterna ha avuto un grande impatto.
Dopodiché, sempre per lo stesso principio, per scalzare uno stereotipo e sostitutirlo con un altro, serve una causa esterna più forte della prima, che abbia un impatto ancora maggiore.
Entriamo nello specifico dei fumetti: gli stereotipi per identificare gli italiani, o per far capire che si è subito in Italia, sono stati per lungo tempo il buon mangiare, luoghi di ristorazione ovunque, il bel tempo, un bel clima, e il bel canto. Spesso anche la poca voglia di lavorare.
A questi stereotipi, nel dopo guerra, grazie alla grandissima bellezza di Sophia Loren e della Lollobrigida in primis, si associarono le belle donne e belle ragazze veraci.
Dopodiché arrivò nell'immaginario collettivo la Mafia, che divenne quasi sinonimo di Italia nei comics come nel cinema e nella televisione.
La potenza immaginifica de "Il Padrino" ha consolidato l'immagine di un cattivo romantico, sulla quale si è fissata l'attenzione dei narratori americani, quando si è trattato di inserire personaggi italiani nelle loro storie.
Scavalcato il 2000, come riportato anche in un nostro precedente articolo, ci sono voluti i sanguinosi scontri del G8 tra le Forze dell'Ordine e i manifestanti, sotto gli occhi di una immensa platea internazioale, per scalzare temporaneamente la figura dell'italiano mafioso e presentarne un'altra, forse ancora più inquietante, nei fumetti americani (nel 2005 e nel 2002, si scontrano Thor, contro i carabinieri che picchiano col calcio del fucile alcuni pacifisti, e Nightwing, compagno di Batman, sempre contro i carabinieri in tenuta antisommossa, ricordando che sono "scortesi e brutali" ma che di solito non picchiano i passanti, "a parte fuori dagli stadi di calcio e durante le manifestazioni politiche".)
E arriviamo dopo questa lunga premessa al fumetto di Huntress uscito questa settimana.
Helena è in trasferta in Italia, evidentemente per sgominare qualche traffico criminale internazionale.
Come far capire al lettore americano di fumetti medio, che l'ambientazione è italiana?
Come abbiamo detto, con una scenografia che richiama subito alle cose che si conoscono di più dell'Italia: quindi un bel clima (Helena dice che è particolare, forse per "le nuvole che rimbalzano sugli Appennini"!!), quindi uno scenario bucolico (l'aereo atterra in un aereoporto, supponiamo Capodichino essendo vicino a Napoli, ma raffigurato in mezzo ad un bosco, circondato solo di alberi e di verde), quindi l'immondizia per le strade e la puzza mefitica della città.
E le promesse non mantenute da Berlusconi.
Questo è esattamente quello che viene mostrato e descritto nelle prime vignette della storia: a pag.2 il disegno presenta l'ingresso di un bell'albergo, agli angoli della strada giacciono due mucchi di sacchi dell'immondizia pieni di mosche, la didascalia recita "Napoli puzza... Berlusconi aveva giurato che avrebbe risolto lo sciopero della spazzatura... ...ma come tutti gli uomini, è stato distratto da altro" e dalle vignette successive si fa intuire che la distrazione è il corpo delle belle donne come lei.
E' importante ricordare che stiamo parlando di un fumetto che ha come scopo primario l'intrattenimento.
Non è un fumetto di denuncia, politico, satirico.
E' un fumetto di supereroi, che usa immagini primarie per esaltare immediatamente l'attenzione dei lettori.
Ora, scopriamo che Berlusconi è diventato un'immagine primaria anche per il pubblico di fumetti americano.
Senza alcuna altra spiegazione di chi è, cosa fa, che ruolo ha, basta citarne il nome, associarlo all'immondizia per le strade di Napoli, per far sentire subito il lettore "in Italia".
La storia per il resto scorre tra immaginari vecchi (in copertina, Huntress volteggia tra i panni stesi di un vicolo napoletano. Motorini e macchine un po' troppo d'antan, ma compensati da un tanga di pizzo messo ad asciugare...) e nuovi (l'immigrazione clandestina, l'ondata dei rifugiati dal Maghreb, l'avviamento delle giovani rifugiate alla prostituzione).
Grazie a Google Street Views sono state ridotte notevolmente le invenzioni architettoniche dei disegnatori americani, che fino a pochi anni fa riproponevano le città italiane rifacendosi a vecchie cartoline, o presentando anche le grandi metropoli come se fossero tutte dei paesini dell'immediato dopoguerra.
Ora invece sia l'albergo, sia la veduta del porto, sia il palazzo del giornalista partenopeo ("Allesandro". Per gli americani le nostre doppie consonanti nei nomi sono una sfida impossibile da vincere) che compaiono nella storia, sono reali e attuali.
Altri spunti degni di nota, la lotta nel porto di Napoli, sulle navi cariche di container, che non possono non richiamare l'inizio del libro "Gomorra";
il traffico di armi che proviene da "amici di Milano";
il signore specializzato nel procurare prostitute (forse anche minorenni, a giudicare graficamente dal corpo minuto) a richiesta di chi ha i soldi;
l'insulto che Helena riceve quando sfonda la porta nel suo costume di Huntress ("Lupa!", che dal latino è arrivato nello slang americano sempre come sinomimo di meretrice. Probabilmente l'autore ha evitato il termine associato ad un altro animale, rosa e grufolante, perché quella parola in America è stata uno dei nomi di una super-eroina...);
ed infine la rabbia del giornalista italiano, "stufo di riportare questa storia disgustosa, ad una nazione incapace di indignarsi".
"E tu, sei indignata? Farai qualcosa?" chiede, teso, il cronista.
"Sì". risponde Helena. "Se posso."
E' un buon spunto di riflessione, quello che emerge dalla storia.
Noi cosa rispondiamo, alla stessa domanda?