20/07/2024
16/07/2010

L’uomo
col maglione

La Fiat annuncia che sposterà in Serbia la produzione di una nuova monovolume inizialmente destinata a Mirafiori. Proteste di partiti e sindacati ma Marchionne sembra irremovibile. Cosa ci sarà dietro l’angolo, ovviamente quello acuto

L’uomo col maglione sta tranquillo.
Le vendite vanno, i conti salgono. Se da una parte ci sono problemi, lui va dall’altra dove non ci sono.
Si scrive globalizzare, si legge massimizzare il profitto e minimizzare le perdite. Come si fa? Se una macchina costruita in Italia costa una cifra, la stessa costruita in Serbia costerà meno della metà soprattutto se quel paese garantisce che non si pagheranno tasse per un bel po’ di anni.
Se l’operaio in Italia  costa (poi nemmeno tanto) all’estero costa un terzo e non ci sono quei rompiscatole di sindacati.
Sistemati gli americani con quelle brutte macchine che ora col motore Fiat son diventate belle; sistemati i siciliani con Termini Imerese avviata a chiusura; sistemati i campani con Pomigliano d’Arco lasciata a se stessa, ora vanno sistemati i torinesi.
Li’ c’è il cuore della Fiat, Mirafiori con ancora le foto dell’Avvocato alle pareti, ma ora la Fiat è realtà mondiale. Il consiglio d’amministrazione si riunisce negli States mica sotto la Mole.
 L’uomo col maglione ha detto basta ai sentimentalismi. Il mago contabile ha diviso bene le cose e l’azienda sembra come nuova. Tu compra la macchina e non chiederti dove è stata fabbricata.
Tu compra la macchina e addrizza il bilancio all’azienda.
L’avvocato soleva dire che quello che è bene per la Fiat è bene per l’Italia.
Quindi i tanti aiuti ricevuti, sgravi, incentivi e appoggi all’auto erano per il bene dell’Italia, cioè per il bene di tutti.
Adesso che dire Fiat non è più dire Italia che ci facciamo di tutti i metalmeccanici di casa nostra. Per risolvere il loro, di problema, non basta certo fargli indossare un bel maglione al posto della tuta blu.

 

 

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L’angolo acuto
© Riproduzione riservata (23 Luglio 2010)