24/11/2024
08/03/2012


Uno sguardo su tutto il mondo del fumetto e su tutto il mondo, visto dai fumetti

La dignità delle donne è la dignità del fumetto [I parte]
110 anni di uomini di acciaio e donne di carta 

Sono passati cinque anni dalla manifestazione "Se non ora quando", che aveva rimesso al centro dell'attenzione mediatica e sociale le istanze su una reale parità del ruolo della donna nel nostro paese.

Il 26 e 27 novembre prossimi ci sarà la manifestazione nazionale  "Non una di meno", 

contro la violenza maschile sulle donne, e p

er la costruzione dell’assemblea nazionale con tavoli tematici, che servirà a fare il punto sul percorso fatto, sullo stato delle cose e sui cambiamenti culturali radicali necessari a non perpretare una situazione di violenza quotidiana radicata.

Riproponiamo in questa occasione, un articolo scritto nel 2011, diviso in due parti, dove iniziavamo ad analizzare come il fumetto ha specchiato la realtà femminile, assorbendo e poi rilanciando stereotipi di genere di vario tipo.

 



Il 13 Febbraio è in programma la manifestazione "Se non ora quando".

Una  mobilitazione nazionale, il cui appello alla partecipazione ha tra le prime firmatarie Concita De Gregorio, Rosy Bindi, Miuccia Prada, e poi Franca Rame, Sabina Guzzanti, Lidia Ravera e tantissime altre. Una manifestazione contro l'uso e l'abuso mediatico del corpo e del ruolo della donna nel nostro paese, che si propaga nella comunicazione e nella vita quotidiana di ciascuna famiglia partendo proprio da alte cariche dello Stato.

Tra gli slogan che vogliono lanciare questa giornata – proposti sul sito ufficiale - ci sono  “Se non ora, quando?”,  “Questo non è un paese per donne”,“La dignità delle donne è la dignità della nazione”, “La dignità della nazione è la dignità delle donne”.

Qui facciamo entrare in ballo il fumetto.
Il fumetto è una spugna che assorbe: risucchia gli elementi prominenti della società e li fissa come impronta di un determinato momento. Agendo poi come un volano li restituisce alla società stessa, rafforzando l'immaginario collettivo, riproponendo e sancendo ruoli e atteggiamenti dei lettori.

Andiamo a vedere se dai fumetti emergono risposte e contrappunti agli slogan della manifestazione.

Le domande che ci poniamo sono: ora è un momento particolarmente indicativo, per la mancanza di dignità del ruolo della donna? Qual è stato nel corso degli anni il livello di dignità delle donne, riflesso nei fumetti?

Iniziamo l'analisi dalle strisce. Le strip (e la loro sorella maggiore, la tavola domenicale a colori) sono il formato col quale è nato il fumetto. Brevi situazioni che iniziano, hanno un apice e si concludono all’interno di pochissime vignette, tutte identicamente squadrate, a mo’ di palcoscenico del teatro.
Per quanto nel corso degli anni anche nelle strisce i personaggi si evolvono e mostrano una certa interazione, lo spazio rappresentativo non permette grandi approfondimenti fuori dell’azione principale.
Quali sono le caratteristiche che circoscrivono la donna, all’interno di queste regole?

La maggior parte delle strisce americane degli esordi sono inedite in lingua italiana o poco conosciute, ma vogliamo lo stesso ricordarne alcune:
Miss Prettypeach (di Walter Wellman), nel 1903 è la fiamma di entrambi i gemelli Willyboys, ma non rinuncia a concedere le sue grazie a sempre nuovi pretendenti.
Cissie Changeful (Carles Reese), nel 1905, ha talmente tanti corteggiatori da non essere in grado di fare una cernita tra di essi.
Flora Flirt (Katherine Price), nel 1913, ha la simpatica abitudine di scambiarsi baci con chiunque incontri, compreso Babbo Natale, in una storia.
Cinderella Suze (di Jack Callahan) e Cinderella Peggy (di H.A.McGill) entrambi del 1914, come la loro omonima Cenerentola sono vittime di soprusi in famiglia, ma grazie alla loro avvenenza e ai loro modi gentili attirano su di loro le attenzioni e i favori degli uomini che frequentano la loro casa.


Contrapposte a queste donne di carta che basano il loro sostentamento solo sull’aspetto fisico, ci sono sporadiche lavoratrici, di solito segretarie, come Sallie Snooks, stenographer (di Dink Shannon), del 1907, e Somebody’stenog (di Alfred Earl Hayward) del 1918, e ancor di più nella pace dei sensi, il filone della menopausa, con vecchie zie, nonne, matrone svampite, come Absent-minded aunt (di Hans Horina) del 1906, Aunt Ophelia (di Richard F. Outcalt) del 1904, che diverte molto il nipote da quando è diventata completamente pazza.

Ma l’età non è indicativa della pace dei sensi.
Anche nel filone delle vecchie “pazzerelle” ci sono quelle che hanno come unico scopo nella vita fare da esca per l’altro sesso. Un’esca forse scaduta, ma non possiamo dire che non ce la mettano tutta Viola e Vivian (di Arthur Sinnott) nel 1912, o Leap year Lizze (di Mony) del 1908, e soprattutto The Duchess, una vecchia e sgangherata popolana che ci prova solo con i nobili, suscitando l’ilarità del suo vicinato.
 
Insomma, tutte le donne del fumetto delle origini, anche quando sono titolari della testata e non spalle o co-protagoniste, vivono le loro avventure sempre come oggetto di un legame di sostentamento con un uomo, e non come soggetto autonomo sia di scelte sentimentali, sia di avventure o lavori che non contemplino per forza anche l'altro sesso come risultato.

Tutti questi esempi sono concentrati su donne statunitensi, che agli inizi del secolo scorso vivevano in una società ben diversa da quella italiana dello stesso periodo.
Abbiamo però anche qualche rappresentazione di donna italiana dell'epoca, sempre attraverso i fumetti americani. In una storia di Alphonse and Gaston (di Frederick B. Opper) del 1903, i protagonisti – due leziosi damerini – sono a Venezia in viaggio di piacere.
Con una gondola vanno a prendere sotto casa una ragazza italiana, che si intuisce si concederà ai loro piaceri. Non sono soli per altro, in questa avventura li accompagna un terzo amico.
La ragazza si cala dalla finestra per passare poi la notte con loro, almeno nei piani, ma essendo di stazza notevole, crolla sull’imbarcazione facendola affondare.
I poliziotti giungono su gondola, arrestano i tre, proponendo 10 anni di galera per frequentazione di donnina allegra, mentre la ragazza viene issata di nuovo a casa dai genitori, che disperati le urlano che ha perso ormai l'ultima occasione di trovarsi un marito.




Poi c’è Little Orphan Annie (di Harold Gray), nel 1924.
Teoricamente fuori dall’insieme che stiamo analizzando, ovvero la donna che – sempre come da appello del sito “Se non ora quando” “lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani”.
Ma vogliamo ricordarla, perché nel momento in cui andiamo a descriverla, suona stranamente familiare...
È una minorenne senza fissa dimora, che viene presa in simpatia da un ricchissimo magnate capitalista e da lui mantenuta. Inizialmente nella vicenda compare anche la moglie del riccone, ma e' troppo arpìa, troppo simile alla consorte media del lettore, viene presto fatta sparire dalle scene. Numerosi complotti rischiano di nuocere alla minorenne, ma il mogul interviene sempre prontamente nei momenti critici facendo pesare il suo potere economico e la sua influenza per proteggerla.
Ovviamente nelle storie dell’epoca non c’era nulla di neanche lontanamente malizioso, nulla di ambiguo e tra i due non è mai successo assolutamente nulla: il rapporto era di assoluta stima e affetto.
Stiamo parlando di una storia inventata a metà degli anni '20 del secolo scorso.
Sono passati quasi 90 anni, ma pare che per qualche attuale ricco e potente, sia sempre attualissima e di grande ispirazione, come leitmotiv...


Insomma, il fumetto delle origini ci mostra una donna o indifesa, vezzosa e flirtante, o invecchiata e fuori di testa, oppure minorenne e bisognosa di sostentamento.
Si può obiettare che parliamo dei primi anni del secolo scorso.
Si era ancora ben lontani dall'emancipazione femminile, non c'era neanche il diritto di voto per le donne, il mondo del lavoro aveva ritmi e schemi ben diversi da quelli attuali.
È ovvio allora che con queste basi, anche nei fumetti la dignità della donna sia flebile.
E soprattutto queste non sono strisce che hanno avuto diffusione in Italia, quindi come rappresentanza o influenza potrebbero contare ben poco, o nulla.

Nella prossima puntata ci concentreremo quindi sulle strisce più famose e diffuse a livello planetario, più avanti nei decenni man mano sempre più vicini a noi, per incontrare sublimi casalinghe disperate ante litteram, mogli/streghe imbigodinate e inciabattate, mogli da prendere a pugni in faccia, splendide e svampite segretarie dalle chiappe a meletta, procaci e disponibili ragazzotte da pub, seducenti biondine contrapposte a acide ciccione e ancora minorenni e minorenni...

Fine prima parte - continua
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