Salvare
gli eritrei
"Nel silenzio quasi generale dei mezzi di informazione e nel disinteresse del nostro governo si sta consumando una nuova tragedia che ha per protagonisti centinaia di cittadini eritrei. Una vicenda che pesa come un macigno sulla nostra coscienza"
"Nel silenzio quasi generale dei mezzi di informazione e nel disinteresse del nostro governo si sta consumando una nuova tragedia che ha per protagonisti centinaia di cittadini eritrei. Una vicenda che pesa come un macigno sulla nostra coscienza’’. Così Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci ricorda la vicenda dei circa 300 migranti eritrei deportati a forza nel centro di detenzione di Sebha in Libia.
Da giorni non si ha nessuna notizia sul destino dei molti eritrei, tra i quali anche donne e bambini, che sono stati trasferiti dal centro di Misratah, sulla costa della Tripolitania, a quello di Sebha, all'estremo sud del paese, dove le condizioni di vita sono assolutamente disumane.
"Si sa che l'hanno fatto - riferiscono le ong - per punire un tentativo di ribellione ad una probabile espulsione verso il paese da cui sono fuggiti, dove vige un sistema dittatoriale tra i più crudeli e dove il reddito medio non raggiunge un dollaro al giorno. Su che fine faranno i deportati non si sa nulla".
E' stato don Mussie Zerai, responsabile dell'agenzia Habesha, a raccontare quanto sta accadendo in Libia. Il sacerdote ha riferito di una telefonata avuta con uno degli eritrei rinchiusi nel centro di detenzione di Brak, nella valle dello Shaty, nel Sud della Libia, a circa 75 chilometri da Sebha, dove raccontavano la situazione al limite della sopravvivenza.
E il parlamentare del Pd Touadi lancia un appello a Frattini perchè faccia pressioni sulla Libia: "Per salvare la vita ai circa trecento eritrei che si trovano ora rinchiusi nel centro di detenzione di Sebha in Libia il Governo italiano deve muoversi immediatamente usando tutti i mezzi diplomatici e tutte le pressioni politiche del caso".
"Siamo di fronte ad una palese violazione del diritto internazionale, - conclude Touadi - il Governo italiano deve intervenire su Tripoli. Alla luce di questo ennesimo episodio di negazione dei diritti umani ci dobbiamo interrogare sull'opportunità degli accordi sui respingimenti con il Governo libico".