SCACCO MATTO IN QUATTRO MOSSE
Basta alle discariche: si può fare. L'economista ambientale Guido Viale spiega come
Tra i tanti testi che negli ultimi anni ha dedicato al tema dei rifiuti troviamo “La conversione ecologica” e “La civiltà del riuso”. In quest’ultimo, pubblicato da Laterza, propone tra l’altro la trasformazione delle stazioni ecologiche (gli odierni depositi di rifiuti ingombranti) in strutture più complesse, in cui selezionare i beni che possono essere rimessi in commercio o che offrano parti utilizzabili. Con un solo obiettivo finale: annientare i rifiuti. Guido Viale si definisce “economista ambientale”: è probabilmente il maggior esperto italiano in fatto di rifiuti e sostenibilità del riciclo degli scarti prodotti dai cittadini.
Dottor Viale, i rifiuti sono una sorta di “ospite silenzioso” e, per la verità, non molto piacevole: è inevitabile produrli, essi ci circondano e a volte ci assediano. Lei, però, sostiene che si tratta di un problema che ha una soluzione. Quale?
Chiariamo subito una cosa: è oggettivamente dimostrato da esperienze internazionali che, nelle condizioni attuali delle nostre società, è possibile ridurre a zero i rifiuti prodotti dagli uomini. Non si tratta di un’utopia, è il normale risultato che raggiungeremmo se applicassimo un programma razionale articolato in quattro passi.
Spieghi, prego.
Il primo passo potremmo chiamarlo “di prevenzione”: ridurre la produzione dei rifiuti, soprattutto sul versante degli imballaggi. Lei pensi che gli imballaggi costituiscono il 40 per cento in peso e l’80 per cento in volume dei rifiuti prodotti dalle famiglie. Pesi e volumi spesso superflui. La questione è molto sentita, tanto che sono nati numerosi negozi che vendono prodotti sfusi.
Possiamo prevenire diminuendo all’origine, certo. Ma poi almeno una parte dei rifiuti rimane…
Sì, e siamo al secondo passo: i (presunti) rifiuti divengono ora risorsa, attraverso la preparazione al riuso, con il mercato dell’usato anche basato sulla riparazione dei beni guasti. Quindi - terzo passo - raccolta differenziata spinta e diffusa con capillarità, porta a porta. Anche qui parlano gli esempi concreti: ci sono moltissimi comuni italiani (il capofila è il comune di Capannori, in Toscana, con l’85 per cento di differenziata) in cui questo tipo di determinazione è in atto da anni.
Già, ma la raccolta differenziata non azzera definitivamente i rifiuti, al limite ne facilita la successiva riduzione di massa.
Il quarto ed ultimo passo, infatti, consiste nella eliminazione del residuo attraverso il recupero della frazione indifferenziata e la soppressione del resto attraverso il riscaldamento con attrito e senza combustione. Ci sono già impianti anche di questo genere in Veneto, ad esempio, e funzionano benissimo.
In questo modo…
In questo modo abbiamo precisamente oltrepassato il concetto e la pratica di discarica e di inceneritore: in quattro mosse siamo finiti fuori dalla discarica! La proposta di legge presentata in questi giorni dalla associazione “Rifiuti Zero” prevede proprio una procedura simile e il suo conseguente risultato: nessun rifiuto.
Dopo aver esaminato la situazione italiana nel suo complesso non sembra fuori luogo parlare di “schizofrenia”: accanto a punte di eccellenza come quelle che lei richiamava poc’anzi si notano veri e propri disastri. A Napoli, Palermo, Messina, nella stessa Roma… Perché?
E’ così e un motivo c’è. L’esperienza insegna che i cittadini italiani sono in genere molto più avanti delle loro amministrazioni locali. Mentre in alcuni palazzi si continua a discutere ferocemente di inceneritori e di discariche, quando alle comunità viene proposto di collaborare a serie soluzioni alternative la risposta è sempre positiva. Purtroppo non in tutto il Paese le amministrazioni reputano utile formulare questo tipo di proposte: da qui le disparità che tanto ci impressionano.
Manca il coraggio?
Più spesso manca semplicemente la volontà.
Rodolfo Lorenzoni
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