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Zaza: "Nel mio gioco c'è un po' di follia"

L'attaccante: "Stile esuberante, a volte sbaglio a volte faccio bene"

20-06-2016 15:51

20-06-2016 15:51

"Spero di giocare dall'inizio, poi bisogna meritarsi le cose, conoscendo il commissario tecnico vuole il 100% anche se siamo già qualificati. Spero di fare di più il prossimo anno, però sono nello stesso tempo consapevole che era il mio primo anno alla Juventus, ci può stare. Valuteremo poi a fine Europeo il mio  futuro, ma il mio obiettivo è quello di restare a Torino".

Sono le parole dell'attaccante della Juventus e dell'Italia dal ritiro di Montpellier a due giorni dalla terza sfida del girone contro l'Irlanda. "Ora mi sento soddisfatto a livello personale, ma non al 100% perché penso di potere dare molto di più. Mi godo questi Europei, concentrato e carico, sperando di fare bene. Le maglie? Ho visto anche delle foto, però le nostre non si sono mai strappate. Penso ne avremo altre".

Sull'essere una riserva di lusso, Zaza aggiunge: "Non mi pesa perché non penso sia il mio ruolo. Ho giocato poco, la maggior parte delle volte sono subentrato, ho fatto bene con delle belle giocate. Ci tenevo a dire che l'episodio del gol di Italia-Svezia, sì, sono stato bravo io ma poi lui ha stoppato una palla davvero difficile. Io sono contento di dare il mio contributo, che siano novanta o cinque minuti. Io mi alleno, sudo ogni giorno per far sì di trovare più spazio". Ma secondo l'attaccante bianconero non ci sono titolari e riserve. "Non c'è un loro e un noi, io spero di giocare. Il mio desiderio più grande è segnare, oppure far fare un gol. Rivedere la panchina entrare di nuovo in campo come le due partite precedenti. Daremo il 100%, chiunque giochi, non è sempre detto che si faccia una bella partita". 

Sulla grande pressione che mette Conte, Zaza ci scherza sopra. "Lavoriamo tanto, ma non da marines, è un po' eccessivo. La testa a posto...ero un ragazzino molto esuberante, istintivo, alle volte lo sono pure ora. Oltre agli allenamenti ci ha dato qualcosa, a ognuno di noi, saranno sempre le stesse frasi ma ci ha dato grinta e fame di non mollare mai, nonostante le sedute dure. Le svolgiamo con tanta voglia, l'unico modo per fare strada in questa competizione".

Poi sulla provenienza geografica del gruppo italiano, aggiunge: "Marco ha un po' esagerato sui dialetti in chat, perché non è che scriviamo i messaggi in dialetto, altrimenti sarebbe un casino, davvero. La mia regione, la Basilicata, non è famosissima come le altre. È difficile emergere, quando ero piccolo ho dovuto fare tanti provini, mi spostavo sempre, i miei genitori mi accompagnavano perché io non avessi poi avuto rimpianti in futuro. Ci sono tanti altri che potrebbero essere al mio posto, lo penso ogni giorno, è uno dei motivi per cui do sempre il massimo. Sono orgoglioso di rappresentare i ragazzi meno fortunati di me".

Poi sul profilo twitter. "Ho fatto questo profilo perché ho deciso di mettere questo hashtag perché l'avevo trovato navigando in internet quest'anno quando ero a Torino. Mi è piaciuto molto, lo facevo mio, mi è stato consigliato di renderlo pubblico da una persona per me molto speciale. Senza pensarci, è una frase che mi rispecchia, un pizzico di follia che abbiamo tutti". Infine sulla parola follia. "Non sono una persona fuori di testa, però il tatuaggio è stato fatto due anni fa, giocavo a Sassuolo. C'era un mio compagno di squadra, Gianluca Pegolo, che usava tanto questo termine, non andavamo bene in quel campionato, ci siamo salvati alle ultime giornate. Avevamo questa cosa e ho deciso di tatuarmela. Ho vissuto sempre di alti e bassi, mai avuto un giusto equilibrio. Un po' di sana follia credo faccia bene. Ora mi chiamano così. La patente? Sto studiando per farla".