Produciamo dati a una velocità così elevata da poterli quantificare addirittura in zettabyte: vale a dire, milioni di miliardi di gigabyte. La nostra fame di byte cresce così tanto da renderci ciechi di fronte all'evidenza: potremmo alzarci, nel 2100, e non essere più capaci di leggere quella sequenza di 0 e 1 che avevamo diligentemente salvato in un hard disk venti anni prima. Potremmo addirittura ritrovarci a guardare al ventunesimo secolo come un nuovo Medioevo: un’epoca in cui si è prodotto troppo per poi non riuscire a conservare niente. Ma dove vengono salvati i nostri dati, a quale costo? E soprattutto, c’è spazio sufficiente per tutti e per tutto?