collaborazione di Simona Peluso
Negli ultimi anni sono entrate nel nostro paese milioni di tonnellate di petrolio di contrabbando. Durante l’occupazione della Siria da parte dell’Isis, molte società europee, incluse alcune italiane, hanno acquistato grezzo proveniente dai territori del Califfato. Un broker italiano, che ha lavorato per i più importanti trader internazionali, ha raccontato a Report i trucchi usati per far uscire il carburante dal confine siriano. L’altro canale di rifornimento del contrabbando è la Libia. Da qui, attraverso l’intermediazione di Cosa nostra e di contrabbandieri maltesi, è arrivato negli ultimi anni un vero e proprio fiume di petrolio illegale. C’è finita di mezzo anche una delle più importanti società del settore che ha rivenduto il carburante di contrabbando a centinaia di stazioni di rifornimento in Italia e all’estero. Persino la Marina Militare Italiana ha acquistato gasolio di contrabbando, ignorandone l’origine illegale. Ma nel settore, il vero business oggi è l’evasione fiscale. Secondo la stima di alcune procure italiane, il giro di Iva e altre imposte non pagate su prodotti petroliferi ammonta a oltre 6 miliardi di euro all’anno. Una cifra da capogiro su cui hanno messo le mani organizzazioni mafiose, imprenditori spregiudicati e colletti bianchi corrotti. È il mercato parallelo del carburante da cui tutti noi, ogni giorno, ci stiamo rifornendo senza saperlo.
- 12/10/2020
«COMUNICATO RELATIVO ALLA PUNTATA DI REPORT DEL 19.11.2018
Con riferimento al servizio televisivo «Nero come il petrolio», andato in onda sul canale “Rai 3” nel corso della puntata del 19.11.2018, su richiesta di Dicke S.r.l. (già Maxcom Bunker S.p.A.) ed al fine di evitare fraintendimenti, precisiamo talune affermazioni rese nel corso della trasmissione:
i) Maxcom Bunker non è mai divenuta destinataria di indagini per reati di evasione fiscale o altri reati tributari, né è mai stata destinataria di misure interdittive;
ii) parimenti, il reato di contrabbando non è mai stato contestato a Maxcom Bunker;
iii) nessuna indagine ha coinvolto la società Maxcom Bunker in relazione ad attività di compravendita di prodotti petroliferi destinati ai consumatori;
iv) già prima della messa in onda del servizio televisivo, tutti i giudici (GIP e GUP) che si erano occupati del caso avevano escluso la possibilità di contestare all’ex amministratore delegato ed ai dipendenti di Maxcom Bunker l’aggravante dell’associazione di tipo mafioso.
Diamo atto che tali precisazioni sono considerate da Dicke S.r.l. (già Maxcom Bunker S.p.A.) rettifiche doverose dei contenuti della trasmissione.
RAI – Radio Televisione Italiana S.p.A. La Redazione di Report».
- NOTA DEL 21/11/2018
Nella puntata del 19 novembre abbiamo mandato la foto di Francesco Zadotti al posto di quella di Sergio Di Cesare. Zadotti non ha mai avuto nessun rapporto né con la Max Petroli né con le vicende raccontate. Ce ne scusiamo.
- NOTA DEL 06.08.2020
“Il Gruppo Saras ci comunica che:
(i) il procedimento penale menzionato nel servizio giornalistico risulta già parzialmente archiviato e che Saras riferisce che, nonostante il tempo trascorso, non c’è stato alcuno sviluppo nei confronti delle società del Gruppo, le quali peraltro non sono mai state coinvolte in detto procedimento;
(ii) il Dott. Jannone, del quale si è fatta menzione nel servizio giornalistico, è titolare di azioni rappresentative circa lo 0,001 % del capitale dell’istituto di credito".