Orchidea selvaggia

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Orchidea selvaggia (Wild Orchid)
di Zalman King (USA, 1989)
con Mickey Rourke, Jacqueline Bisset, Carré Otis

New York City, anni Ottanta. La giovane e bella Emily Reed ha appena fatto il suo ingresso nel team di un importante studio legale: sotto l’egida di Claudia Dennis viene subito inviata in missione in Brasile per finalizzare un accordo immobiliare con alcuni pezzi grossi. Emily, vulnerabile e inesperta, conosce dunque James, magnate anticonformista ma emotivamente distante. Nasce una relazione torbida e sensuale, istigata dalla volontà di Claudia e dai suoi dubbi sull’insensibilità dell’uomo, colpevole di averla a suo tempo respinta… Orchidea selvaggia  è finito nei manuali di storia del cinema come uno dei film mainstream più controversi degli anni Ottanta, decade in cui la paura del sesso casuale veniva controbilanciata dalla possibilità di vedersi i porno a casa propria tramite l’affitto di una videocassetta. Per competere con una simile congiuntura a un semplice erotico-patinato occorreva quindi un piccolo aiuto di pettegolezzo: la diceria di mercato sulla natura non simulata degli amplessi fra le star coinvolte. Di Orchidea selvaggia  si continua a parlare ancora oggi in questi termini, con un po’ di tristezza in più dovuta alla complicata vicenda della coppia Rourke-Otis. Ambientato in una Rio de Janeiro festaiola e rigogliosa, il film piace agli amanti della combinatoria esotismo-erotismo tanto popolare nei Sessanta, irrisa vent’anni più tardi da  9 settimane e ½  e dal suo edonismo tout court, urbano e cafone, bello senz’anima e tutt’altro che liberatorio. Il film di Zalman King finge se non altro di voler recuperare la cognizione di una carnalità primordiale e lontana dalle trappole del consumismo. Ottima idea di marketing.