10 giugno 1981
Società
Sono passati trent'anni da quel 10 giugno 1981 quando Alfredino Rampi, sei anni, cade in un pozzo a Vermicino, vicino Roma. In quel momento ha inizio non solo uno degli eventi drammatici che più segneranno l’immaginario degli italiani nel dopoguerra, ma anche la prima diretta-fiume della storia della tv italiana (18 ore), la prima volta in cui la realtà diventa in qualche modo spettacolo. Inoltre, lo stesso giorno, a San Benedetto del Tronto, Roberto Peci, di mestiere antennista, viene sequestrato dalle Brigate Rosse e portato in una “prigione del popolo”, dove sarà processato e assassinato per l’unica “colpa” di essere il fratello di Patrizio, primo pentito delle BR. La sua esecuzione viene filmata dai terroristi. A distanza di tanto tempo come è cambiato il rapporto tra cronaca e media? E cosa hanno significato quegli eventi nella storia del Paese? Ad Agorà ne hanno parlato Maurizio Lupi, deputato Pdl, vecepresidente della Camera dei deputati, Walter Veltroni, deputato del Pd, Peppino Ortoleva, storico, il giornalista Giancarlo Santalmassi. Gli ospiti hanno ricordato la propria esperienza dei fatti. E tra commozione e riflessione hanno commentato le due vicende, in particolare le testimonianze raccolte dall'inviato Pasquale Filippone che ha rintracciato a Vermicino alcuni di coloro che hanno cercato invano di salvare Alfredino Rampi. Per loro, e non solo, quel giorno è rimasto e rimarrà per sempre una ferita insanabile