Visual artist, theatre director, author, Jan Fabre si definisce “guerriero della bellezza”. Tra schermo, palcoscenico e museo, tra passato e futuro, alla ricerca di una bellezza radicale, nuda e cruda, eticamente nobile, l’artista, coreografo, regista teatrale e scenografo belga si è affermato come un “classico dell’antimodernità”. Danza lo ha seguito al Maxxi per la sua mostra Stigmata curata da Germano Celant e poi al Teatro Eliseo per una delle sue pièce-monstre, The Power of Theatrical Madness, ripresa per il Romaeuropa Festival dall’originale del 1984, spettacolo epocale che ha fatto storia. Jan Fabre, artista totale, erede dichiarato dei maestri rinascimentali fiamminghi, affronta teatro e danza usando tutto, oggetti, corpi e suoni, come materiali equivalenti. Intanto dipinge con la penna biro e con il sangue e crea sculture non solo con i metalli e il marmo ma anche con i coleotteri, puntine di disegno, piatti rotti e voci, tra sussurri e grida