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relazione sulla gestione
Signori Azionisti,
Il bilancio consolidato del Gruppo Rai chiude con un utile di 4,1 milioni di Euro e una posizione finanziaria netta negativa
di 272,4 milioni di Euro.
Il risultato del 2011 risulta in miglioramento rispetto al 2010 (perdita pari a 98,2 milioni di Euro), principalmente ascrivibile
alle azioni di razionalizzazione della spesa, nonché alla dinamica favorevole del numero degli abbonati.
L’adeguamento del canone unitario, in linea con il trend storico, ancorato al tasso inflattivo, ha determinato – anche per
effetto del positivo contributo della riscossione coattiva – maggiori risorse pubbliche per 23 milioni di Euro.
Su tale risultato ha favorevolmente inciso la dinamica dei nuovi abbonati, ancorché in flessione rispetto al 2010: gli utenti
paganti hanno superato la soglia delle 16 milioni di famiglie.
Dopo la pesante diminuzione – per circa 247 milioni di Euro – sofferta nel biennio 2008-2009 e il recupero di poco superiore
a 40 milioni di Euro del 2010, i ricavi pubblicitari hanno ceduto per circa 64 milioni di Euro nel 2011, corrispondenti
a poco più di 6 punti percentuali. Il costante peggioramento delle prospettive economiche, unitamente alla scarsa prevedibilità
delle intenzioni di spesa degli inserzionsiti, ha infatti costretto a ripetute revisioni al ribasso delle stime iniziali, con una
flessione di quasi 90 milioni di Euro.
Gli altri ricavi, ossia quelli tipicamente commerciali, presentano una leggera ripresa rispetto all’esercizio precedente, nell’ordine
di quasi 3 milioni di Euro.
Sul versante dei costi operativi, pur considerando l’assenza, come ogni esercizio dispari, di costi legati ai grandi eventi sportivi,
si è rafforzata, a perimetro costante – ossia a sostanziale invarianza dei layout produttivi –, la tendenza alla diminuzione
della spesa mediante un insieme di progetti coordinati.
Le azioni di razionalizzazione ed efficientamento e le riduzioni di spesa dispiegate su tutte le aree aziendali, inclusa l’area del
prodotto e i correlati investimenti, hanno infatti avuto un impatto positivo immediato e posto le condizioni per consolidarne
i benefici in via permanente.
Questi risultati sono stati ottenuti attraverso un complesso di interventi mirati e selettivi che hanno consentito di raggiungere
reali e significativi incrementi di efficienza operativa e di ottimizzare il livello di utilizzo delle risorse interne, anche attraverso
l’adozione di modelli produttivi più snelli ed efficienti.
Il conto economico beneficia, inoltre, di una sostanziale stabilità del costo del lavoro, con una dinamica attestata al di sotto
del tasso di inflazione. Gli interventi gestionali posti in essere, incluse le incentivazioni all’esodo e il sostanziale blocco delle
politiche retributive, hanno peraltro consentito di ripristinare la componente retributiva legata al raggiungimento di specifici
target/obiettivi, non accertata nell’esercizio precedente in assenza dei relativi presupposti.
Il quadro congiunturale dell’area Euro è stato piuttosto debole, con un’accentuazione negativa nell’ultima parte dell’anno,
comportando una revisione al ribasso anche delle prospettive di crescita per il 2012. La dinamica del prodotto risente del
rialzo dei costi di finanziamento, per l’aggravarsi della crisi del debito sovrano, e del rallentamento del commercio mondiale,
che comunque continua a fornire sostegno all’attività economica. In riduzione della domanda interna operano anche le
manovre correttive di finanza pubblica, peraltro indispensabili per evitare più gravi conseguenze sull’attività economica e
sulla stabilità finanziaria.
In questo contesto, il mercato della pubblicità, dopo la flessione di oltre il 13% registrata nel 2009, e il recupero per quasi il
4% nel 2010, ha consuntivato nel 2011 una flessione prossima al 4%, con quella televisiva che ha segnato una diminuzione
di poco superiore al 3%.
Venendo invece allo scenario più specifico del mercato di riferimento va sottolineato come il contesto competitivo sia profondamente
cambiato, caratterizzato da una concorrenza allargata, più articolata e multilivello, in sostanza multidimensionale:
una competizione tra piattaforme, modelli di business e operatori.
La competizione si gioca pertanto su più livelli: tra piattaforme trasmissive e commerciali per contendersi il pubblico in uscita
forzata dalla televisione analogica terrestre per effetto del processo di switch-off per aree tecniche, ormai prossimo al completamento;
tra offerta gratuita e offerta a pagamento; tra gli operatori attivi nei due segmenti di mercato.
I principali attivatori dell’evoluzione del contesto competitivo sono il passaggio alla televisione digitale e il consolidamento di Internet.
Il passaggio alla televisione digitale ha determinato, dapprima, un grande sviluppo delle tv a pagamento e, successivamente,
la creazione di interessanti spazi di mercato per l’affermazione di nuove offerte gratuite specializzate, determinando una forte
accelerazione nel processo di frammentazione dell’audience a scapito delle tradizionali offerte generaliste.
Il consolidamento di Internet, in termini di volumi e frequenza di utilizzo, e la connessa capacità di attrarre investimenti pubblicitari,
hanno reso il mezzo irrinunciabile per gli individui e per gli inserzionisti. Inoltre, grazie alle innovazioni sul fronte dei contenuti/
servizi e alle prestazioni delle infrastrutture trasmissive e dei device di fruizione, si sono create le premesse per la definitiva
affermazione di un nuovo mercato caratterizzato dall’ingresso prepotente di player globali, spesso di matrice originaria non
editoriale. Internet si sta infatti affermando come piattaforma in concorrenza diretta con i tradizionali mezzi di comunicazione.
L’offerta free, con la progressiva affermazione del digitale, è profondamente cambiata: non più solo canali generalisti, ma
un’offerta ampia e variegata, che ammonta a oltre 60 canali e che è destinata a un ulteriore aumento. Le reti generaliste,
dopo aver subito la concorrenza dei canali pay, stanno ora subendo la rapida ascesa dei nuovi canali gratuiti, trainata dalle
reti semigeneraliste e da quelle dedicate ai bambini.
Il quadro delineato trova rappresentazione nell’evoluzione delle risorse del sistema televisivo, caratterizzato dalla importante
crescita dei ricavi dalla spesa diretta degli spettatori per l’accesso ai servizi di pay tv e pay per view – ormai pari a oltre il
35% sul totale – e nelle quote di mercato della raccolta pubblicitaria, con la stabilità di Mediaset, il significativo aumento
del peso di Sky e la flessione di Rai.
La Rai è Radio, la Rai è Televisione. La Rai, grazie al continuo impegno nello sviluppo del presidio dei nuovi canali distributivi
su protocollo Ip, è sempre più anche Internet.
In un mercato così complesso e sempre più aperto, la Rai si conferma, anche nel 2011, indiscusso leader nel mercato televisivo:
con il 40,2% di share nelle 24 ore e con il 41,3% nella fascia di prima serata, Rai prevale sul Gruppo Mediaset con
un vantaggio di circa 4 punti percentuali.
Rai è leader anche nell’offerta specializzata. Con un’offerta di 11 canali semigeneralisti e specializzati, Rai registra complessivamente
il 4,8% di share medio superando quella di Mediaset (4,4%) e quella dell’editore Sky (4,0%).
Un primato da lato degli ascolti ma successi anche per la Corporate reputation di Rai. Il giudizio complessivo sull’operato
della Rai come Servizio Pubblico è in crescita per il secondo semestre consecutivo portandosi su un valore di 7,1 punti su
una scala di valutazione 1-10 (a giugno 2011 era pari a 6,9).
L’incremento è legato, in particolare, alla crescita del contributo specifico dell’attività Rai sulle diverse piattaforme e all’attenzione
dedicata alla programmazione per i diversamente abili.
La Rai, in presenza di una situazione di debolezza strutturale delle risorse e della necessità di rafforzare comunque la propria
offerta per mantenere un ruolo di rilievo all’interno del sistema dei media tradizionali e dei servizi media di rete, ha in corso
di elaborazione il Piano industriale 2012 – 2014, che conterrà le iniziative necessarie a proseguire il percorso virtuoso,
iniziato con successo nel 2011, verso un sostenibile e duraturo equilibrio economico prospettico.
Lo sforzo più intenso, in termini di investimenti, è stato dedicato negli ultimi anni allo sviluppo del digitale terrestre, per
rispettare il calendario di switch-off per aree tecniche decretato dal Ministero competente. Un progetto che richiede un
consistente sforzo finanziario – a partire da quello per la costruzione della infrastruttura di rete, che al suo completamento
avrà assorbito risorse per circa 500 milioni di Euro – oltre a rilevanti impegni e investimenti nell’area dei contenuti per
l’ampliamento dell’offerta.
La Rai sta affrontando questo imponente programma di investimenti, peraltro a redditività quantomeno differita e in una fase
di mercato particolarmente difficile, con risorse proprie, senza alcun sostegno finanziario pubblico che tenga conto delle
specificità della Concessionaria e della stessa particolare configurazione di rete.
All’acclarata insufficienza delle risorse da canone rispetto ai costi sostenuti per le attività di Servizio Pubblico delegate alla
Concessionaria si associano anche le perduranti incertezze relative alla dinamica dei ricavi pubblicitari. La debolezza del
ciclo economico e il peggioramento delle prospettive di crescita con il protrarsi della fase recessiva si inserisce peraltro in
una fase già estremamente critica per il fatturato pubblicitario Rai, rischiando di amplificarne gli effetti negativi.
Le prospettive per il 2012 – facendo affidamento sul ripristino, in parte in atto, di una normalizzazione delle condizioni dei
mercati finanziari e del credito che limiterebbe la flessione delle attività produttive e sul positivo impatto delle misure strutturali
per il rilancio dell’economia, con i conseguenti benefici anche sulle decisioni di spesa delle famiglie – sono di segno
tendenzialmente positivo.
Infatti, le possibili tensioni in termini di ricavi pubblicitari verranno controbilanciate sia dai benefici attesi dalle entrate connesse
ai cosiddetti ‘canoni speciali’ sia, e soprattutto, dai miglioramenti che deriveranno dai programmati e sempre più estesi
ed incisivi interventi di razionalizzazione della spesa. Influiranno anche, sempre per accrescere efficienza e specializzazione,
le importanti discontinuità di carattere organizzativo recentemente assunte, tra cui le principali sono rappresentate dalla
costituzione della Direzione Intrattenimento, nell’ambito della revisione per Generi/Canali, e dalla riconfigurazione delle
responsabilità connesse al genere Fiction. Contribuirà, da ultimo, anche - nella salvaguardia dei livelli occupazionali – una
evoluzione del costo del lavoro sempre più coerente con le dinamiche del mercato.
Un apporto di rilievo sul fronte delle entrate è atteso dai canoni speciali, per i quali la percentuale di evasione è estremamente
elevata. È stata infatti introdotta nella Legge 22 dicembre 2011, n. 214, un’apposita norma che dispone, per le imprese
e le società, l’indicazione - ai fini della verifica del pagamento del canone di abbonamento radiotelevisivo speciale - del
numero dell’abbonamento nel modello della dichiarazione dei redditi.
La Rai, per effetto dell’orientamento espresso in alcuni provvedimenti giurisprudenziali, rientra nella categoria degli organismi
di diritto pubblico, con la conseguente necessità di dover applicare le disposizioni previste nel Codice dei contratti
pubblici relativi a lavori, servizi e forniture.
La Rai, pertanto – pur operando in una situazione di concorrenza effettiva in un mercato sempre più competitivo, dovendo contendere
importanti risorse pubblicitarie – è tenuta, per la soddisfazione dei propri fabbisogni di approvvigionamento, unica tra gli
operatori del settore, al rispetto dei principi e delle procedura ad evidenza pubblica previsti dal Codice, fatte salve le esclusioni e
le semplificazioni previste dalla disciplina, specie in considerazione delle prerogative e delle caratteristiche dell’attività televisiva.
Una peculiarità che caratterizza anche gli investimenti tecnologici legati al processo di switch-off, rigidamente disciplinato
nella tempistica dal calendario ministeriale e alle assegnazioni definitive, spesso purtroppo tardive rispetto alle esigenze di
pianificazione, delle relative frequenze.
La Rai, la Concessionaria del Servizio Pubblico, è – potremmo dire, non in senso proprio – parte integrante delle istituzioni
del Paese, perché a essa lo Stato ha affidato compiti fondamentali che altrimenti dovrebbe svolgere direttamente.
La Rai - Servizio Pubblico e Azienda - avverte questa responsabilità, che significa al contempo vicinanza e indipendenza:
interpretazione delle aspirazioni e delle esigenze dei cittadini-utenti, tradotte in una proposta ricca, variegata e di qualità
nell’informazione, nel divertimento, nella divulgazione e nella cultura e visione plurale e pluralistica.
La Rai deve e intende essere sinonimo di offerta integralmente di Servizio Pubblico, perché Servizio Pubblico non significa
solo tipologia delle tematiche trattate ma anche, nella costante ricerca della qualità, dell’innovazione e della distintività,
modalità e linguaggio di rappresentazione del prodotto editoriale, radiofonico, televisivo e multipiattaforma.
Innegabilmente, le sfide – anche in termini di approccio culturale e di responsabilità sociale – che attendono la Rai sono
grandemente impegnative, dal punto di vista tecnologico e dell’offerta. Ognuno di noi sta, infatti, personalmente sperimentando
quanto le proprie abitudini di consumo e di fruizione dei diversi mezzi di comunicazione stiano radicalmente mutando.
La volontà di essere in sintonia con il Paese e di stare al passo con le trasformazioni che si susseguono nel mercato non può
fare a meno di un quadro finanziario, normativo e istituzionale quanto più possibile chiaro e stabile.