Cominciano nello stadio Al Bayt della città di Al Khor i Mondiali di calcio 2022 o nella dizione ufficiale la Fifa World Cup Qatar 2022.
Mondiali strani e inconsueti per il luogo e le condizioni in cui si svolgono e per le molte polemiche che ne hanno segnato l'assegnazione e hanno messo in discussione l'opportunità della scelta. E comunque inizia una competizione - dal 20 novembre al 18 dicembre - che richiamerà l'attenzione globale, come accade in questi eventi in cui lo sport è diventato ormai un variabile dipendente di strategie di marketing, di trattative geopolitiche e di affari colossali. Notizia per noi, l'Italia non parteciperà ed è la seconda volta che accade alla Nazionale. In ogni caso, la Rai trasmetterà tutte le partite.
A cercare di arginare le contestazioni sulla scelta della Fifa, il presidente Gianni Infantino nella conferenza-stampa della viglia ha dichiarato: "Oggi mi sento qatarino. Oggi mi sento arabo. Oggi mi sento africano. Oggi mi sento gay. Oggi mi sento disabile. Oggi mi sento un lavoratore migrante». E ha aggiunto, personalizzando: «Mi sento come loro e so cosa vuol dire essere vittima di bullismo perché lo sono stato. Ho pianto e ho cercato di reagire. Sono figlio di lavoratori migranti che hanno vissuto in condizioni molto difficili in Svizzera per come vivevano e i diritti che avevano. Ho visto come veniva trattato chi cercava di entrare nel paese, ma ora la Svizzera è un esempio di tolleranza. Il Qatar ha fatto progressi e ne parleremo, come spero che parleremo anche di calcio. La Fifa è orgogliosa di essere qui, questo sarà il Mondiale più bello per la gente che ama il calcio, ma sono stanco di leggere commenti su persone e su decisioni prese dodici anni fa".
Basterà a tacitare le polemiche nata dalla scelta operata nel 2010? Intanto, è utile ripercorrere il percorso che ha portato i Mondiali in Qatar e ricordare come testimoni di una questione generale sospesa tra l'autonomia e l'universalità che dovrebbero contraddistinguere lo sport e la criticità dei Paesi in cui le competizioni si svolgono. Per un verso, il calcio al di sopra delle contingenze e delle differenze religiose, culturali e politiche, per l'altro, di fronte al problema di avallare i valori e comportamenti che confliggono con fondamentali diritti umani. I principi o il mercato? La bellezza senza confini di una sfida sportiva o l'apparenza che nasconde un dietro le quinte contraddittorio e inquietante?
Il Qatar non rassicura quanto al rispetto dei diritti umani, un paese in cui il rigido rispetto della Shari'ah - la legge sacra islamica - ha conseguenze rilevanti nei giudizi di valore, come ha ricordato Nasser Al Khater, direttore esecutivo del comitato organizzatore: "Dal punto di vista della percezione dell'affettività del pubblico, la nostra è una società conservatrice".
In altri termini, l'omosessualità e i comportamenti LGBT costituiscono un reato - l'ambasciatore del Mondiale Khalid Salman ha parlato in un'intervista alla Zdf di "danno mentale" - l'abbigliamento deve essere sottoposto a una rigida norma di pudore, gli uomini non stringono la mano alle donne.
Non solo, le critiche hanno riguardato anche le condizioni di lavoro in cui sono stati costruiti gli stadi, la stampa internazionale ha parlato di settemila morti - una cifra che potrebbe essere lontana dal vero - Amnesty International ha denunciato l'abuso e lo sfruttamento degli immigrati.
Insomma, non è affatto un quadro rassicurante quello in cui si va a svolgere la massima competizione del calcio. Questione secondaria, certo, ma con rilevanza economica per i conti della Fifa, in Qatar è proibito il consumo della birra, divieto confermato nell'area degli stadi, e uno degli sponsor - si parla di una cifra di circa 75 milioni di dollari - è uno dei marchi globali della bevanda.
Quando fu presa la decisione di assegnare i Mondiali 2022 al Qatar, questi argomenti passarono in secondo piano rispetto alla volontà della Fifa - e dell'allora presidente Blatter - di estendere al Medio Oriente e ai Paesi dell'Est - in quella occasione si stabilì anche che i Mondiali 2018 dovessero aver luogo in Russia - il cerchio di attenzione nei confronti di uno sport come il calcio sempre più votato a una dimensione globale. Poco importò il fatto che il Qatar non avesse nessuna tradizione calcistica, ancor meno una considerazione sulle condizioni climatiche che in effetti fanno sì che il Mondiale per la prima volta si svolga d'inverno, peggio ancora molti furono i sospetti e le rivelazioni su pratiche di corruzione che avevano orientato la scelta. Barack Obama, presidente degli Stati Uniti che erano in lizza per l'assegnazione, dichiarò "sbagliata" la decisione e, ancora nell'immediata viglia dell'apertura, alcune Nazionali - la Norvegia e la Danimarca, in particolare - hanno sollevato riserve sullo stato delle cose in Qatar, senza peraltro che la Fifa - questo le viene addebitato - abbia fatto pesare sul Paese un potere di controllo e verifica rispetto ai problemi.
Non a caso, impressionano i costi. Come rivelato nel 2018 dal Ministro delle finanze del governo qatariota, per arrivare all'appuntamento sono stimati in 500 milioni di euro a settimana, parliamo di un Mondiale 15 volte più costoso di quello del Brasile, con una spesa record che dovrebbe toccare i 220 miliardi. Cifre che si giustificano solo se si considera il calcio non solo nella sua qualità sportiva ma come impareggiabile vetrina nell'ambito di una strategia di visibilità su cui ha investito il Qatar e che la Fifa ha assecondato. A parte una considerazione sulla sua rotta complessiva e per quanto riguarda l'immediatezza dei risultati, la Federazione internazionale del calcio conta di generare un valore di circa 500 milioni di dollari dai diritti di ospitalità e dalla vendita dei biglietti.
Comunque, preso atto de dichiarazioni di Infantino, la Fifa World Cup parte, partita inaugurale tra Qatar ed Equador, diretta dall'arbitro italiano Orsato e preceduta da una cerimonia inaugurale che ha visto tanto artisti - Dua Lipa, Rod Stewart… - tirarsi indietro. Ci saranno Shakira, i Black Eyed Peas e Jeon Jung-kook, frontman dei K-pop BTS, oltre agli artisti dei quattro brani ufficiali della Coppa: Trinidad Cardona/Davido e Aisha, Ozuna, Nora Fatehi/Balqees/Rahma Riad/Manal & RedOne e Tears for Fears.
32 squadre divise in otto gruppi, teste di serie Qatar, Inghilterra, Argentina, Francia, Spagna, Belgio, Brasile e Portogallo.
Chi si contenderà la Coppa? Lionel Messi e l'Argentina, 'Mbappé e la Francia o Neymar e il Brasile? Sono queste le stelle e le Nazionali più accreditate ma mai come in questa occasione possono esserci sorprese.
Alla fine la Palla la farà da protagonista e tanto basterà a far dimenticare il dietro le quinte di una Coppa anomala e cinica.