È tornato il campionato di calcio, la Serie A, una scadenza rituale, attesa del milioni di tifosi, dopo la clamorosa vittoria del Napoli guidato da Luciano Spalletti, appena nominato commissario tecnico della nazionale al posto di Mancini.
È la edizione n. 122, la prima essendosi giocata nel 1898, la n. 92 a girone unico.
Una breve pausa estiva, tanto per riposarsi e, come si dice, ricaricare le batterie e poi via al torneo che più appassiona gli sportivi del nostro paese, pronti a riempire gli stadi E a sottoscrivere gli abbonamenti della televisione a pagamento.
Sono venti le squadre che si affrontano in un girone asimmetrico, perché il ritorno non seguirà l’ordine delle partite dell’andata. L’ultima giornata si giocherà il 26 maggio del 2024.
Un appuntamento ormai indissolubile con la televisione, il campionato tende sempre più a spalmarsi durante tutta la settimana, si comincia il venerdì e si finisce il lunedì, con le coppe dal martedì al giovedì.
Appartiene ormai alla nostalgia la domenica in cui tutte le partite si concentravano nel pomeriggio alle 15, come anche la trasmissione radiofonica Tutto il calcio minuto per minuto, che faceva rivivere quella contemporaneità con le cronache di maestri indimenticati come Enrico Ameri e Sandro Ciotti.
Retrocesse Spezia, Cremonese e Sampdoria, entrano Frosinone, Genova e Cagliari, Milano, Torino e Roma hanno due squadre ciascuna, mentre sono ben 11 le società che hanno sede nell’Italia settentrionale, di contro alle 5 del Centro, alle 3 del Sud e all’unica della Sardegna.
Sono molte le novità e dunque le attese. Spalletti, in dissidio con il presidente De Laurentiis, ha lasciato il Napoli che è stato affidata a Rudi Garcia che sette anni fa sedette sulla panchina della Roma. Venduto anche il difensore centrale Kim, uno dei capisaldi della vittoria della scorsa edizione.
Cambiano molto anche le avversarie. L’Inter di Inzaghi ha un nuovo portiere, dopo Handanovic e partito Onana, è arrivato Sommer dal Bayern Monaco. Il Milan di Pioli con l’incasso della cessione di Tonali al Newcastle, ha rifatto il centrocampo e l’attacco con Reijnders, Loftus-Cheek, Musah, Pulisic, Okafor e Chukwueze. Venduto all’Atalanta l’oggetto misterioso De Ketelaere - che peraltro ha dato incoraggianti segni di ripresa nella prima giornata - prodigio invano atteso nella scorsa stagione. La Juventus di Allegri prende il centrocampista Weah e il centrale Gonzales, conferma Rabiot e si affida ai giovani talentuosi. Aiuterà sicuramente il fatto, negativo sul piano economico, di non giocare le coppe.
La Roma si rafforza a centrocampo con Aouar, Paredes e Sanches, mentre la Lazio vende Milinkovic-Savic agli arabi e acquista i centrocampisti Rovella e Kamada. Infine, l’Atalanta fa un grande incasso con la cessione dell’attaccante Højilund grazie alla quale prende Scamacca, Touré e De Ketelaere.
Si preannuncia quindi un torneo equilibrato. La squadra da battere è il Napoli che ha vinto lo scudetto ed è riuscita a mantenere in casa un goleador micidiale come Victor Osimhen, l’unica squadra d’altronde a interrompere una lunga serie di vittorie concentrate fra Milano e Torino. Arriverà il quarto per i partenopei? Oppure la stella dei venti Per Milan e Inter? O resusciterà la Juventus capace di risollevarsi dopo le non edificanti vicende giudiziarie?
Sicuramente, resta alto il livello di attenzione da parte del tifo e degli spettatori, nonostante un potenziale economico ridotto rispetto a quello che è disponibile, solo per fare degli esempi irraggiungibili, nella Premier League inglese, nel campionato tedesco e in quello spagnolo. Manchester City, Chelsea, Paris St. Germain, Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco… possono contare su budget inavvicinabili da parte delle società italiane. Un gap che comunque non ha impedito al Milan di arrivare nella semifinale della passata Champions League e all’Inter addirittura di giocarsi la finale a viso aperto con il Manchester City.
Ci ha lasciato da pochi giorni Carlo Mazzone, bonario e burbero allenatore di un calcio che certamente oggi è difficile riconoscere, nel tempo delle televisioni a tempo pieno e di contratti di giocatori che vanno e vengono da una società all’altra, senza più l’appartenenza che un tempo era quella di bandiere inossidabili. Ma il tifo, alla fine, non si preoccupa tanto ciò che sta dentro il giocattolo e del business a ogni costo, l’importante è che si diverta e soprattutto che vinca la squadra del cuore.