Torna il dr. Andrea Fanti, meglio noto a tanti spettatori con il nickname di Doc. Ancora una volta scende nel campo della fiction e del prime time di Rai1 il protagonista di una serie che nelle prime due stagioni ha raccolto ascolti da primato diventando uno dei personaggi identitari della fiction della Rai. In tutto, saranno otto serate di due episodi ciascuna a partire dall’11 gennaio.
Molti ricorderanno l’esordio del personaggio tre anni fa, nel pieno della pandemia del Covid. Una circostanza per tanti versi inedita e drammatica che vide gli italiani rinchiusi in casa, ebbene il Dr. Fanti interpretato da Luca Argentero svolse una funzione significativa contribuendo a riempire il vuoto di quelle giornate con un volto affidabile, tanto più in quanto si trattava di un medico e dunque di una professionalità che quell’evento sconvolgente coinvolgeva in modo diretto.
Fanti piacque a milioni di spettatori per l’empatia che trasmetteva in un momento di smarrimento generale e per il fatto che restituiva un’immagine del luogo della cura a misura dei pazienti, versi quali dimostrava disponibilità e capacità di condivisione di una sofferenza.
Dunque, è del tutto plausibile che si sia arrivati alla terza stagione e che si rinnovi una proposta che dopo due edizioni custodisce ancora un grande potenziale di sviluppo seriale.
Quali sono le scelte degli sceneggiatori - Francesco Arlanch e Viola Rispoli - volte appunto a rilanciare l’appeal di Doc? Come si è cercato di mantenere I tratti che tanto successo hanno avuto nel fidelizzare il pubblico e al tempo stesso introdurre le novità che consentissero di creare una sorpresa in un quadro conosciuto e largamente apprezzato?
Una serie, lo sappiamo, deve avere necessariamente un filo conduttore, una super trama, che l’attraversi nelle diverse puntate, tale da costituire un architrave che consenta alla narrazione di andare avanti e quindi di agganciare e rimotivare l’attenzione del pubblico. In tanti ricorderanno il gancio che si rivelò irresistibile della prima serie, il Dr. Fanti, medico autoritario e straconvinto delle sue capacità professionali, veniva colpito alla testa dal padre di un paziente che lo riteneva responsabile della morte del figlio. Sopravviveva a quel colpo ma perdeva la memoria degli ultimi 12 anni, un buco che lo riportava indietro e cancellava di fatto la condizione nella quale viveva, gli affetti, l’amore, il modo di esercitare la professione e le funzioni che svolgeva.
Fanti iniziava un percorso difficile e per certi versi doloroso in cui lo sforzo di recuperare un brandello di memoria lo ritrovava però totalmente disponibile nei confronti dei pazienti, insomma con un volto umano del tutto sconosciuto rispetto al medico che era prima dell’aggressione.
La seconda serie si svolgeva tutta all’interno di una pandemia e dunque assumeva a cornice l’evento nel quale aveva esordito, seguendo il faticoso percorso di recupero del protagonista.
Nella nuova serie lo ritroviamo esattamente a quel punto.
Il dr. Fanti è sempre segnato dal vuoto di memoria di dodici anni della sua vita. Non ricorda la fine del matrimonio con Agnese (Sara Lazzaro), la morte del figlio Mattia, la relazione con la collega Giulia (Matilde Gioli). Il trauma però ne ha fatto un altro uomo: disponibile e aperto ai pazienti e al mondo che lo circonda. Così è iniziato un altro capitolo, quello di Doc che viene reintegrato nel ruolo di primario. Deve coordinare il lavoro dei nuovi specializzandi e però anche far fronte alle richieste della nuova direttrice che chiede rapide dimissioni dei pazienti per far quadrare i bilanci, pena la chiusura del reparto.
Dunque, un doppio motore narrativo: Fanti viene messo alla prova recuperando il suo storico incarico e si ritrova con un’Antagonista, la direttrice, che rappresenta la brutalità dei conti rispetto alla dedizione professionale e alla sensibilità umana di Doc.
Intanto, qualcosa si muove nella sua testa, un barlume di memoria che lo porta a intensificare le terapie e le sedute analitiche.
Ma la possibilità che la luce si riaccenda in Doc mette in crisi Agnese e Giulia. La prima perché, dopo il risveglio, non ha raccontato a Andrea quello che è successo in quei dodici anni, l’altra perché Andrea potrebbe ricordare la storia che aveva con lei al momento dell’incidente.
Dunque, il triangolo di base resta lo stesso ma il gioco delle relazioni si riformula completamente, da un lato, la volontà di Fanti di procedere nel cammino oscuro e difficile che potrebbe riportarlo a recuperare la consapevolezza di quello che ha dimenticato, dall’altro, la ritrosia e la preoccupazione delle due donne a cui - non lo ricorda - è stato sentimentalmente legato e che vorrebbero lasciarlo nel vuoto dei ricordi.
Questa supertrama drama-sentimentale si sviluppa grazie a un reticolato di relazioni in cui intervengono i colleghi di Fanti, la figlia, gli specializzandi e i casi che di volta in volta il reparto si trova ad affrontare nei quali eccelle la capacità diagnostica di Doc.
Sul piano dei generi, quindi, un medical-thriller-mélo.
Con gli specializzandi entrano tre nuovi personaggi: Martina Carelli/Laura Cravedi, la prima della famiglia a frequentare l’Università, Federico Lentini/Giacomo Giorgio figlio di uno dei più importanti oculisti di Milano, Lin Wang/Elisa Wong, origini cinesi, nata e cresciuta a Milano.
Profili diversi che dovrebbero consentire una varietà di caratteri e quindi un ulteriore respiro narrativo.
Il gioco della memoria si costruisce su un andirivieni tra il presente della serie e la situazione in cui Fanti si trovava 12 anni prima, prima dello sparo che lo ha privato di una parte della memoria.
La regia di Jan Michelini, Nicola Abbatangelo e Matteo Oleotto punta a ottimizzare la rete degli incastri tra i personaggi e le diverse situazioni, il racconto orizzontale da un episodio all’altro e le linee verticali che si esauriscono in una puntata.
A sostenere tutto questo impianto è chiamato ancora una volta Luca Argentero, un sorriso irresistibile e una grande capacità, largamente dimostrata nelle serie precedenti, di entrare nel cuore del pubblico.