VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

La catastrofe del Titan

Di Guido Barlozzetti

 

“Una catastrofica implosione” ha distrutto il sottomarino Titan e le cinque persone che erano a bordo sono morte. Ha confermato le tragiche previsioni che via via si stavano diffondendo l’annuncio della Guardia Costiera americana. “Pensiamo - ha comunicato con una nota la OceanGate, la società che organizza questi viaggi estremi dal 2021 - che il nostro Ceo Stockton Rush, Shahzada Dawood e suo figlio Suleman Dawood, Hamish Harding, e Paul-Henri Nargeolet siano tristemente morti”. Finisce un’impresa tra esplorazione e business, con il tragico paradosso di un incidente che richiama quello che fece affondare, nel 1912, il Titanic, il cui relitto a 3.800 metri di profondità era l’obiettivo della discesa del Titan.

La promessa di uno spettacolo straordinario al costo di250.000 dollari per i pochi eletti. Nel comunicato della OceanGate si ricorda che i cinque a bordo “erano veri esploratori che condividevano un distinto spirito di avventura e una profonda passione per l’esplorazione e la protezione degli oceani del mondo”. E tuttavia, l’esito luttuoso stende un’ombra su queste iniziative estreme che confondono spirito di iniziativa, coraggio, temerarietà, voglia di mettersi alla prova e un versante affaristico che sullo sfondo ha la creazione di un turismo particolare, come può essere quello degli eletti che vanno a vedere il relitto di un transatlantico che avrebbe dovuto essere inaffondabile o volano su un razzo ai confini dell’atmosfera. Dunque, a poco più di quattro giorni da quando erano cessati i contatti con il mezzo sceso a 3800 metri nelle profondità dell’Atlantico a circa 650 chilometri dalle coste di Terranova, per un tour attorno al relitto del Titanic, si è dissolta ogni speranza.

Tutti morti. Il miliardario appassionato di imprese impossibili Hamish Harding, il pilota di sommergibili Paul-Henri Nargeolewt, uno dei più ricchi manager del Pakistan, Shahzada Dawood che aveva portato con sé il figlio, nonostante i diubbi e i timori del diciannovenne Suleman, e il fondatore della OceanGate Stocton Rush.È stato il rov, il remotely operated vehicle, il sottomarino a comando remoto della nave canadese Horizon Artic a inquadrare il cono di coda del Titan a circa 5500 metri dalla prua del transatlantico e poi a individuare altri rottami, tra cui il telaio di appoggio del sottomarino, che hanno cancellato ogni dubbio e posto fine anche alle ipotesi, le più varie, che si sono susseguite in questi giorni in cui si consumato il tempo - 96 ore di ossigeno - a disposizione di chi era a bordo. Nulla da fare, il sottomarino ha subito una catastrofica perdita di pressione che ne ha determinato la distruzione. «Continueremo a ispezionare l’area dove sono stati trovati i rottami», sottolinea la Guardia Costiera spiegando che non è ancora possibile definire un tempistica dell’incidente del Titan, se l’implosione sia avvenuta domenica o nei giorni successivi, durante il periodo di ricerca. “È un caso incredibilmente complesso, questo ambiente è spietato”.

Le ricerche continuano, anche per recuperare eventualmente i corpi delle vittime. Sono stati giorni di incertezza e di attesa, di ipotesi sulla possibile sopravvivenza in condizioni estreme, non solo per la riduzione dell’ossigeno ma anche per l’aumento della anidride carbonica e per il rischio di ipotermia. Sono anche stati registrati dei rumori, senza che però questo potesse portare a individuare la posizione di Titan, anche perché l’origine dei suoni può essere molto difficile da verificare e le interferenze possono essere molte.

Enorme anche l’area da perlustrare. Ma adesso la storia chi ha appassionato i media e il pubblico di tutto il mondo è conclusa. Semmai, si devono registrare le polemiche. Già le famiglie avevano attaccato la OceanGate per il ritardo con cui aveva annunciato l’interruzione dei contatti con il sottomarino, circa otto ore.
Poi, ci sono riaccese le critiche per un’impresa su cui era aperta la discussione. In molti avevano puntato il dito sulla sicurezza di un mezzo che tra l’altro non aveva ricevuto nessuna certificazione ufficiale. Il Titan era lungo poco meno di 7 metri, largo quasi tre e alto due.

Poteva raggiungere 4000 m di profondità ed era costruito in fibra di carbonio e titanio, peso 10 tonnellate e un carico a bordo fino a 685 chili. Un oblò di prua di circa 50 cm. di diametro permetteva ai passeggeri di vedere l’ambiente circostante. Del sottomarino veniva sottolineato anche un sistema di sicurezza che sarebbe stato in grado di monitorare le condizioni di salute del mezzo in tempo reale. Purtroppo, quanto è accaduto dimostra che errore o l’imprevisto sono sempre in agguato, esattamente come accadde per il transatlantico assurto a mito dell’(im)potenza e della tracotanza tecnologica umana, che da decenni ormai motiva queste esplorazioni.

 

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