Le Olimpiadi, l'edizione numero XXXIII dell'epoca moderna, si stanno avviando alla conclusione. Confermano di essere il più grande evento dello sport mondiale, riempiono i palinsesti della televisione e s'impongono anche a grande palcoscenico sul quale si gioca anche l'immagine delle nazioni e le loro ambizioni di potenza. E poi ci sono le storie, l'umanità degli atleti, le sconfitte clamorose, le vittorie imprevedibili, l'imprese e le delusioni, l'entusiasmo di chi vince e le lacrime di chi perde. E intorno Parigi, lo Stade de France, il Grand Palais, la mongolfiera con il braciere nel cielo.
Ormai mancano pochi giorni, le Olimpiadi e procedono con il loro carico imponente di sport, quelli storici, classici: l'atletica, il nuoto, l'equitazione, la scherma, la ginnastica e gli ultimi arrivati, dallo skate all'arrampicata acrobatica. In tutto 32, mentre saranno otto le discipline previste per la competizione invernale di Milano e Cortina.
Ci sarà anche qualcosa da rivedere, basti pensare solo al pugilato e alle polemiche sulla competenza dei giudici e su verdetti che volte sono sembrati improbabili se non sospetti. Un problema che ha riguardato in generale tutti gli sport in cui non c'è un risultato evidente come può essere un gol o la quantificazione temporale di una prestazione, come nel caso del judo o della scherma. Ne sappiamo qualcosa, con i nostri atleti esclusi da decisioni che certo devono essere presi nell'immediatezza del momento e però hanno fatto gridare allo scandalo, l'ultima quella che ha riguardato un fallo attribuito un giocatore Italiano durante la partita di pallanuoto che l'Italia ha perso contro l'Ungheria.
È un paradosso che non riguarda soltanto le Olimpiadi, fa parte del nostro tempo, da un lato l'invadenza della tecnologia e dell'algoritmo che tutto misura e tutto governa, dall'altro, l'incertezza e per certi versi l'aleatorietà che continua a segnare una decisione che qualcuno prende e di cui si fa carico.
Dicevamo delle vicende umane, ecco allora Antonella Palmisano, campionessa olimpica nella 20 km a Tokyo quattro anni fa, che crolla nella staffetta della marcia indebolita dal Covid o Gianfranco Tamberi che si presenta all'appuntamento con il salto in alto forte di una medaglia d'oro vinta nella scorsa edizione e però anche segnato da un ricovero in ospedale che ne compromette le prestazioni (peraltro è riuscito faticosamente ad arrivare in finale e un filo di speranza rimane).
Un discorso a parte meriterebbe Angela Carini che decide dopo 46 secondi di abbandonare il ring di fronte alla potenza dell'avversaria, Imane Khelif, mettendone in discussione l'identità sessuale. Sappiamo quanto il territorio sia attraversato da fluidità e da confini spesso incerti, in ogni caso il regolamento olimpico aveva consentito la partecipazione e le regole o si contestano preventivamente oppure si accettano. Ciò non vuol dire che il problema non ci sia.
Si fissano negli occhi anche degli exploit straordinari, le medaglie su medaglie della nuotatrice americana Katie Ledecky e dell'alieno francese Léon Marchand capace di vincere nella rana e nella farfalla, il salto siderale di Duplantis fino ai 6.25 metri nell'asta, il corpo libero sensazionale di Simon Biles, la trave fantastica di Alice Damato...
Tutto alla fine va a concentrarsi sul pallottoliere delle Olimpiadi, l'implacabile conteggio delle medaglie. Se ne tiene nota quotidianamente, ogni paese vorrebbe figurare in questa sintesi estrema che allarga sull'Olimpiade l'ombra della geopolitica.
Allo stato delle cose sono in testa gli Stati Uniti con 94 medaglie di cui 27 d'oro, seguiti dalla Cina con 65 di cui 25 d'oro, poi l'Australia, la Francia, il paese ospitante che di medaglie ne ha raccolte 51 con 13 d'oro. Noi siamo in ottava posizione con 27 allori, di cui nove sul podio più alto.
Diventa un po' un'ossessione questo conteggio che racconta di un'altra competizione e finisce per mettere in secondo piano la bellezza singolare di un gesto sportivo e l'universalità che dovrebbe accomunare secondo lo spirito olimpico tutti gli atleti.
Anche questa è una contraddizione e riguarda la natura stessa dei Giochi. Non a caso nell'antichità si interrompevano le guerre quando si svolgevano a Olimpia. Oggi è del tutto evidente che nel cielo di Parigi con la silhouette della tour Eiffel c'è il rumore bellicoso del mondo.