VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Argentina o Francia?

Di Guido Barlozzetti

 

Alla fine sono rimaste Argentina e Francia. Saranno loro a giocarsi la finale dei mondiali del Qatar, prima (e assai discussa) volta che la competizione si svolge in un Paese arabo. E adesso la domanda è se a vincere sarà Messi o Mbappé, mentre cresce l’attesa per vedere lo scontro fra la quadratura organizzata e però anche creativa e potente della Francia e la fantasia dell’Argentina che ha costruito una squadra sul perno di un ispirato Lionel Messi che finora ha giocato il migliore dei mondiali a cui ha partecipato.

Stiamo parlando di due squadre che appartengono al perimetro aureo del calcio mondiale. La Francia tra l’altro ha vinto l’ultimo mondiale e potrebbe fare doppietta come finora è capitato solo all’Italia del ct Pozzo negli anni Trenta e ai verde-oro del Brasile nel 1958 e nel ’62. Dal canto suo, l’Argentina ha trionfato in due edizioni, nel ’78 in casa e nell’ ’86 illuminata dal genio e dalla mano de Dios (gli inglesi se la ricordano bene…) di Diego Armando Maradona.

Sembra quasi naturale che queste due nazionali siano approdate alla finale in un torneo che peraltro ha visto emerge paesi calcisticamente finora ai margini, la Corea del Sud, il Giappone, il Senegal, con il Marocco a fare un exploit che gli ha conquistato simpatie e lo ha portato a giocarsi una semifinale con la Francia, persa con onore e sfoderando un calcio di grande intensità e passione. Qualcuno cominciava a pensare che certe gerarchie fossero a rischio, e in effetti nuovi protagonisti si sono messi in vetrina, ma alla fine scenderanno in campo due nazionali storiche, a rappresentare i due versanti dell’Atlantico e i continenti tradizionali del calcio, l’Europa e il Sudamerica.

Certo, per chi va a sedersi davanti al televisore alle 16 di domenica pomeriggio il duello che si annuncia ha molti motivi di curiosità e di coinvolgimento.

La Francia ha con noi un secolare rapporto di cuginanza, felice e tortuoso al tempo stesso, come dimostrano i legami culturali profondi, le nostre e le loro predilezioni, ma anche i conflitti sul piano politico e geopolitico. Se si cammina per Roma si trovano la chiesa di San Luigi dei Francesi, l’ambasciata nel Palazzo Farnese e l’Accademia di Villa Medici, se si va a Parigi basta passare per il Louvre o arrivare al Centre Pompidou o al Boulevard che prende il nome dal Théatre des Italiens per capire l’aria italiana che vi si respira.

Dell’Argentina basterebbe solo ricordare che la comunità degli italo-argentini sfiora le settecentomila persone e, tenendo conto degli argentini di origine italiana, questi rappresentano il primo gruppo etnico del Paese con circa 20/25 milioni di abitanti. Si calcola che in un secolo - 1876/1976 - siano partiti per l’Argentina tre milioni di italiani.

Detto questo, ognuno si regolerà come meglio crede tra l’Albiceleste e i Bleus, magari facendosi guidare dall’ammirazione per il funambolico Messi o per la potenza devastante di Mbappé, dal ricordo di Maradona o dalle simpatie per i francesi che giocano da noi, in testa i milanisti Giroud e Hernandez.

Oppure guarderemo al gioco e al mistero senza fine del calcio che in quel giorno va a celebrare in suo massimo rito quadriennale, in una paese - il Qatar - che non ha certo brillato per i problemi legati ai diritti umani e allo sfruttamento di chi ha lavorato alla costruzione degli stadi.

Ma in quell’ora e mezzo (salvo tempi supplementari e rigori) nessuno ricorderà le contraddizioni del contesto e il pubblico globale più che mai si concentrerà sulla scommessa di una palla e di chi ne farà uno più dell’altro. Di gol.

 

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