VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

La morte di Idris

Di Guido Barlozzetti

 

Non si tratta di aggiungere un altro necrologio a quelli di cui la cronaca continua ad offrirci l’occasione. La morte di Idris Sanneh, ieri a Bedizzole, dove viveva con la moglie e quattro figli, ci riporta a un’epoca della televisione ormai tramontata per sempre e definitivamente consegnata al passato. Per chi non lo ricordasse o non lo avesse conosciuto, Idris, diminutivo di Edrissa, fu ospite assiduo di quella compagnia composita, goliardica e estemporanea che Fabio Fazio aveva raccolto in Quelli che il calcio.

Prendere gente nota nei rami più diversi o anche sconosciuti, ma con una professionalità importante, spostarli e metterli a discutere di calcio in divertito, garbato e ammiccante bar televisivo. Idris partecipò a quattro edizioni, nel 1994, nel 2000 e poi nel 2007 e nel 2009, segno di una continuità affettuosa e di un rapporto di fedeltà con il pubblico. In una trasmissione che a chiave di volta del suo spettacolo assumeva la corrispondenza tra un personaggio è una squadra di calcio, Idris era il rappresentante della Juventus, la cui maglia, guarda caso, allinea strisce bianche e nere…, e al tempo stesso era anche un uomo di colore, se ormai si può ancora usare questa espressione.

Idris portava in televisione, in un programma di grandissimo seguito, la presenza di un’alterità rispetto all’immagine socialmente diffusa e dominante. Era un nero, simpatico, pronto alla battuta, capace di entrare immediatamente in un rapporto di complicità con il conduttore e attraverso di lui con le case degli Italiani. Sappiamo quanto possa essere ambiguo il confine tra la pianificazione/marketing di un parterre e un’idea di società aperta all’inclusione e all’integrazione. Certamente, Idris con la sua immediata simpatia entrò nel cuore degli spettatori, in un Paese che, peraltro, ancora non percepiva I migranti come un’ondata minacciosa e affollata di invasori. La banda, lo studio, il calcio… ma per fare cosa e come? Quelli che il calcio nasceva d un’idea molto semplice, trasferiva nello spazio deputato della televisione la diretta radiofonica di un programma-mito, Tutto il calcio minuto per minuto, l’appuntamento del pomeriggio domenicale ideato nel 1960 da Guglielmo Moretti, Sergio Zavoli e Roberto Bortoluzzi.

La trasmissione radio si svolgeva in parallelo e in tempo reale con la conversazione che, con la gestione del burattinaio Fazio, riuniva un insieme di ospiti, ciascuno appunto variamente legato ad una delle squadre di serie A impegnate nelle partite del campionato che allora si svolgevano tutte nello stesso orario. Dunque, una situazione oggi impensabile, perché quella che era la giornata calcistica è stata spalmata ormai su quasi tutta la settimana, a uso e consumo delle televisioni a pagamento . Le cronache di Tutto il calcio entravano in diretta con l’annuncio dei gol, sul quale intervenivano le reazioni e/o si accendevano le discussioni dei tifosi più o meno illustri presenti nello studio, dall’astrologo Peter Van Wood a Teo Teocoli, da Anna Marchesini a Paolo Brosio, Suor Paola, Massimo Alfredo Giuseppe Buscemi, Marino Bartoletti ...

Non si potevano vedere le azioni, relegate nella diretta radio del calcio, si poteva però ascoltarne la notizia più clamorosa - il gol o un calcio di rigore - che entrava nella partitura orchestrata nello studio di Corso Sempione da Fazio. Si penetrava anche negli stadi, ma soltanto per vedere gli inviati del programma che commentavano quello che stavano vedendo, Everardo Dalla Noce, Nando Martellini oppure Tonino Carino. Indris faceva la sua parte di tifoso nello spirito ironico che contraddistingueva il programma. Aveva settantadue anni. Era nato in Gambia, in una famiglia poligama, e aveva 21 fratelli. Iniziati gli studi in Senegal, nel 1972 era arrivato in Italia con una borsa di studio all’università per Stranieri di Perugia dopodiché aveva cominciato a lavorare come dj a Brescia e poi si era fatto notare sulle televisioni locali in particolare con uno sketch in cui parlando in dialetto bresciano interpretava una persona che rifiutava di acquistare fazzoletti di carta e accendini da un venditore porta a porta di pelle bianca.

Poi, giornalista sportivo, conduttore di un programma settimanale di musica, Idris Show, fino a quando nel 1989 aveva partecipato e vinto a Star 90, un talent su Canale 5. A quel punto, dopo una presenza in Bianco e nero di Fabrizio Laurenti, era arrivata la convocazione da parte di Fazio, decisiva come lui stesso riconoscerà: “È grazie al mio tifo per la Juventus che sono diventato famoso”. Lo rimpiange il direttore di quella fortunata orchestra: “Caro Idris, quanti ricordi e quante risate! - scrive Fabio Fazio, su Twitter - Grazie per la tua amicizia e per la tua ironia. Sono stati anni bellissimi quelli che abbiamo trascorso insieme. Mancherai tantissimo".

 

 

Torna alla Homepage di Rai Easy Web