VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Spagna campione d’Europa

di Guido Barlozzetti

 

Arriba España! È arrivata la Spagna e all’Olympiastadion di Berlino ha messo in bacheca la vittoria ai campionati europei di calcio del 2024.

E così fanno quattro i trofei conquistati dalla roja, come viene chiamata la nazionale dal colore della maglia, nella massima competizione per nazioni del continente. La Spagna ha battuto 2 a 1 l’Inghilterra che era anche riuscita a pareggiare, ma alla fine non ce l’ha fatta e ha ceduto a quattro minuti dalla fine al goal di Oyarzabal, messo in campo dal commissario tecnico De La Fuente al posto di Rodri infortunato. Rodi non è uno qualsiasi, è un centrocampista di quelli che hanno il metronomo del gioco e non a caso è stato proclamato miglior giocatore del torneo così come miglior giovane Lamine Yamal, ala sinistra di 17 anni e un futuro davanti.

Bastano questi nomi per capire la differenza. La Spagna ha vinto tutte e sette le partite che ha giocato in questi campionati in terra tedesca e ha mostrato sempre un gioco fatto di organizzazione, possesso di palla e però anche della capacità di verticalizzare grazie a due ali, nel vero senso della parola, come Nico Williams sulla sinistra e il citato Jamal sulla destra, capaci di mandare in cortocircuito le difese più arroccate, come ricordano bene i nostri prodi nel confronto che ebbero con le furie rosse.

Il giudizio dei tecnici su questi campionati non è stato incline all’entusiasmo, campioni che erano attesi sono arrivati forse consumati dalla lunghezza della stagione e non si sono viste novità sorprendenti di quelli che restano a futura memoria. E però la Spagna ha dimostrato di essere una spanna più su di tutte le altre. Si è fatta ammirare per una compattezza e una solidità insieme una armonica flessibilità del gioco, con accelerazioni che hanno fatto saltare tutte le difese che si è trovata di fronte, anche quella inglese che pure aveva tenuto salvo capitolare all’inizio del secondo tempo e poi in dirittura d’arrivo quando forse qualcuno sperava di passare ai tempi supplementari. Sono state queste infilate spumeggianti a bucare il fortino britannico che deve prendere atto ancora una volta di un destino avverso che impedisce di arrivare felicemente in porto. È dal 1966, da quando gli inglesi vinsero i campionati mondiali che si tenevano proprio in casa, che a livello internazionale non vincono nulla. Tutti ricordiamo la finale di tre anni fa a Wembley, nel tempio del calcio albionico, quando l’Italia di Mancini conquistò il titolo, per altro dopo una semifinale vinta ai rigori contro una Spagna che quanto il gioco aveva dimostrato anche allora di non essere inferiore a nessuno. Per Southgate, il ct, adesso cominciano i processi che però non dovrebbero riguardare solo lui se si tiene conto che in attacco c’erano campioni osannati come Harry Kane, Foden e Saka che nel campionato fanno caterve di gol e da cui ci si sarebbe aspettato qualcosa di più.

Dunque ha vinto la forza di squadra, che non sarebbe bastata se non fosse stata accompagnata da un livello tecnico mediamente molto alto in ciascuno dei componenti, perché alla fine la verità del calcio è molto semplice, se ci sai fare con quella palla tra i piedi batti sempre l’avversario in velocità e vinci.

Alla fine, la premiazione con il Re di Spagna Felipe sceso dalle tribune accanto al Presidente Uefa Ceferin che consegnava le medaglie ai suoi caballeros che hanno innalzato la coppa e esultato tra cotillons e fuochi d’artificio nello stadio che, per la monaca, fu inaugurato da Adolf Hitler in occasione dei giochi olimpici del 1936 (quelli di Jesse Owens...) per poi essere completamente ristrutturato nel 2004.

Cala il sipario su un evento che è stato anche televisivo. Su Raiuno la finale a riunito quasi 9 milioni e mezzo di spettatori con il 52.7% (a fronte di 1.355mila su Sky). Un risultato ragguardevole ma ben altra cosa sarebbe stata se in campo ci fosse stata la nostra nazionale della quale, come amaramente sappiamo, si sono rapidamente perse le tracce, in verità assai poco gloriose.

 

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