25 anni fa moriva il magistrato siciliano Paolo Borsellino, a soli 57 giorni di distanza dal suo collega Giovanni Falcone. Due uomini che hanno inferto un duro colpo alla Mafia, facendone condannare molti cruciali esponenti, ma che per questa ragione sono diventati martiri, come papa Wojtyla definì, il 9 maggio 1993, i caduti sul fronte della lotta alla Mafia.
Rai Easy Web vuole ricordare il loro sacrificio ripercorrendo la loro storia tragica che, al contempo, li ha resi involontari eroi.
Nonostante la lotta alla malavita organizzata non rappresentasse certo una novità – e anzi attraverso la sua cronaca cruenta avesse persino alimentato le produzioni cinematografiche, da Francesco Rosi a Francis Ford Coppola, fino ad essere percepita in termini culturali – fu probabilmente l’avvento del Pool antimafia, nel 1983, a far comprendere definitivamente che si trattava di un’emergenza sempre più grave.
La decisione di organizzare un gruppo di lavoro che fosse rivolto esclusivamente alla lotta contro Cosa Nostra fu presa dal giudice Antonino Caponnetto, che sostituì il collega Rocco Chinnici caduto vittima di un agguato ordito dalla Mafia.
Nel team messo in piedi da Caponnetto trovarono posto i magistrati Giuseppe di Lello, Leonardo Guarnotta, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In particolare Falcone e Borsellino erano coetanei e si conoscevano sin dall’infanzia, quando trascorrevano i pomeriggi a giocare a pallone nel quartiere Kalsa a Palermo.
Borsellino era entrato in magistratura nel 1963, un anno dopo la laurea, e aveva lavorato a Enna e a Monreale occupandosi di reati di stampo mafioso, prima di approdare a Palermo nel 1975.
Il risultato dell’attività del Pool antimafia, cui dettero un contributo decisivo i collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno, fu nel 1986 il Maxi-processo di Palermo, concepito sulla base di un’ordinanza di ben 8000 pagine che rinviava a giudizio 476 indagati.
La conclusione del processo avvenne l’anno dopo e produsse 342 condanne, compresi 19 ergastoli. Fu un duro colpo per la Mafia e la novità delle riprese televisive restituì l’immagine simbolica degli uomini d’onore per la prima volta messi alla sbarra.
Ma il ritiro di Antonino Caponnetto, per motivi di salute, e la sorprendente decisione del Consiglio Superiore della Magistratura di non affidarne la guida a Giovanni Falcone portarono allo scioglimento del Pool antimafia. Falcone fu chiamato a Roma per assumere la Direzione degli Affari Penali; mentre Borsellino, dopo un periodo di lavoro trascorso a Marsala, rientrò a Palermo con l’incarico di Procuratore aggiunto.
Prima ancora della morte di Falcone, avvenuta il 23 maggio 1992, Borsellino aveva denunciato, in diverse occasioni e a mezzo stampa, l’impressione di isolamento percepita dai giudici e il crescente scollamento nei rapporti tra essi e lo Stato.
Il 19 luglio dello stesso anno Borsellino trovò la morte nell’attentato di Via D’Amelio a Palermo, causato da un’auto bomba, dove perirono anche i cinque agenti di scorta. Era andato a trovare la propria mamma.
Un’intervista rilasciata tempo dopo da Caponnetto al giornalista Gianni Minà portò alla conoscenza di un dettaglio. E cioè che dieci giorni prima Borsellino aveva fatto richiesta che i veicoli circostanti l’ingresso della palazzina dove risiedeva la madre fossero oggetto di rimozione. Ma la richiesta rimase misteriosamente inevasa.
Sfortunatamente la Mafia continua ad essere un flagello della società italiana, ma il sacrifico di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino ne ha ridimensionato la violenta forza eversiva.
Una figura vicina a Borsellino è stata quella di Leonardo Sciascia, lo scrittore siciliano di cui l’editore Adelphi ha appena ripubblicato “A futura memoria”, una raccolta di articoli che testimonia come anche la letteratura – con le idee e le parole – possa giocare un ruolo nel necessario processo di crescita della società civile.
Lo scorso 23 maggio la prima serata di Raiuno ha colto l’occasione del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci per dedicare una lunga serata alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Fabio Fazio, Roberto Saviano e Pif, in diretta da Palermo, hanno costruito un racconto emotivo e, al tempo stesso, oggettivo, rivolto soprattutto ai giovani che in quel tragico 1992 non erano ancora nati o erano troppo piccoli per poter ricordare. Ascolta FALCONEeBORSELLINO (durata 181 minuti).
Anche due lungometraggi targati Rai hanno raccontato momenti importanti della storia dei due magistrati.
Era d’estate (ascolta qui l’audiodescrizione, durata 99 minuti) nel 2016 ha narrato il soggiorno forzato, nell’estate del 1985, di Falcone e Borsellino sull’isola dell’Asinara, dove erano stati trasferiti con le loro famiglie per ragioni di sicurezza a causa delle minacce ricevute da Cosa Nostra a seguito delle indagini, degli arresti di molti malavitosi e in vista degli imminenti processi.
Le poche settimane che separarono la morte di Falcone da quella di Borsellino, nelle quali quest’ultimo cercò ad ogni costo di far luce sull’attentato che gli portò via l’amico, pur decretando così la sua condanna a un identico destino, sono state raccontate invece nel film del 2012 Paolo Borsellino - I 57 giorni. Ascolta l’audiodescrizione (durata 99 minuti).
Proprio in mezzo agli eventi qui raccontati si colloca il momento centrale della lotta alla Mafia condotta da questi due grandi servitori dello Stato: il Maxi-processo iniziato nel 1986. Riascoltiamo, grazie a Rai Storia, l’attuale Presidente del Senato Pietro Grasso, all’epoca della trasmissione Procuratore Nazionale antimafia, che ne parla nell’ottava puntata del ciclo Lezioni di Mafia (durata 30 minuti).
Con Accadde domani di Radio1 ripercorriamo brevemente i drammatici avvenimenti delle due giornate di stragi, che mieterono anche altre vittime oltre ai due magistrati.
23 maggio - La strage di Capaci (durata 3 minuti)
19 luglio - La strage di Via d’Amelio (durata 3 minuti)
Le commemorazioni della prima ricorrenza, già avvenute in primavera, non sono mai state più tristi di quest’anno. Al dolore per il ricordo di una strage di uomini e donne di giustizia, sempre più lontana nel tempo seppur mai dimenticata, si è aggiunto quello vivo e inaspettato per un massacro di adolescenti radunati al concerto della cantante pop Ariana Grande, a Manchester.
A tutti questi tragici avvenimenti accaduti di 23 maggio sono stati dedicati uno Speciale del GR1 (durata 206 minuti), trasmesso lo scorso 24 maggio, e la puntata di Restate Scomodi del 23/05/2017 (durata 34 minuti) su Radio1. Le trasmissioni ripercorrono quei momenti con documenti sonori, testimonianze e ospiti.
Anche negli scorsi anni Restate Scomodi ha colto l’occasione dell’anniversario della morte di Giovanni Falcone per ricordare il suo operato e quello del suo amico e collega.
La puntata del 23/05/2016 (durata 45 minuti) è stata trasmessa direttamente da Palermo, in prossimità dell’Albero Falcone, di fronte all’abitazione che fu del magistrato; mentre quella del 22/05/2015 (durata 48 minuti) ha raccolto la partecipazione dell’Orchestra sinfonica giovanile Falcone Borsellino di Catania, in diretta dall’Auditorium Rai di Palermo.
Affidiamo, infine, alla verve di Pezzi da 90 di Radio2 un ricordo tutto particolare di Falcone e Borsellino. Ascolta le puntate:
“23 maggio 1992. La città di sangue” del 23/05/2017 (durata 11 minuti)
“Giovanni Falcone, un ricordo” del 23/05/2016 (durata 13 minuti)
“Io vi perdono però vi dovete mettere in ginocchio” del 23/05/2015 (durata 10 minuti)
“Ricordando Paolo Borsellino” del 19/07/2016 (durata 5 minuti)