Nella percezione generale che oggi si ha della festività del Primo maggio sembra prevalere il principio dell’evasione e dello svago piuttosto che quello dell’impegno e della riflessione politica. Ad alimentare questo costume contribuisce, almeno in Italia, l’ormai classico appuntamento col concerto di Piazza San Giovanni a Roma.
Seguita regolarmente dalla Rai, la kermesse viene organizzata dal 1990 da tutte le sigle sindacali e offre gratuitamente a una folla di giovanissimi il meglio della musica alternativa al punto che, nel corso del tempo, si sono formati due schieramenti di appassionati: coloro che prediligono le proposte artistiche più tradizionali del Festival di Sanremo e coloro che, invece, si riconoscono nelle nuove tendenze del concertone romano.
Questa atmosfera di festa non era esattamente quella che si respirava a Livorno nella primavera del 1888, quando un gruppo di rivoltosi dette la caccia al Console americano, rifugiatosi poi in Questura. La colpa del malcapitato diplomatico era quella di rappresentare un paese, gli Usa, che nell’autunno del 1887 aveva condannato a morte alcuni anarchici, tra cui i protagonisti dei violenti scontri accaduti davanti a una fabbrica di Chicago nei primi giorni del maggio 1886.
Ecco perché, quando fu valutata una data per rivendicare le lotte operarie e in special modo la conquista delle otto ore lavorative, la scelta cadde sul 1° maggio – che da allora e in tutto il mondo sancisce gli sforzi compiuti dalle classi subalterne e soprattutto ricorda la necessità del diritto al lavoro.
Che avvenimenti di simile portata siano accaduti negli Stati Uniti fu certamente frutto dell’enorme flusso migratorio di cui la nazione americana fu oggetto tra l’Ottocento e il Novecento e che mise a confronto popoli provenienti dai ogni angolo della Terra, ciascuno dotato di una specifica cultura e conseguentemente di una propria visione.
Il clima infuocato di quella lunga stagione, che si protrasse fino alla Grande depressione degli anni Trenta, fu raccontato da artisti come Jack London con Il Popolo degli abissi, John Steinbeck con il romanzo Of Mice and Men (traduzione di Cesare Pavese Uomini e topi) e ancor di più con il suo capolavoro Furore, oppure attraverso il testo della canzone di Woody Guthrie This land is your land (Questa terra è la tua terra). Inoltre, si vide per la prima volta la partecipazione attiva delle donne, come documentato dal libro Emma la Rossa (da poco pubblicato da Elèuthera) che narra la vicenda dell’attivista politica Emma Goldman.
Da allora la società ha compiuto enormi balzi in avanti, in particolar modo in materia di diritti umani, ma l’augurio per l’avvenire è che la ricorrente circostanza della festa rappresenti anche l’occasione della memoria e della buona volontà – affinché l’accessibilità al lavoro sia equamente distribuita.
Le origini storiche della Festa dei lavoratori sono state più volte illustrate nei programmi di Rai Storia. Con il supporto della rubrica Accadde oggi ripercorriamo le tappe fondamentali del cammino che ha portato all’istituzione della festività del Primo maggio: a partire dal citato corteo operaio, svoltosi a Chicago il primo di maggio del 1886 (durata 1 minuto), fino al ricordo di un evento italiano, la strage di Portella della Ginestra del Primo maggio 1947 (durata 1 minuto), la cui importanza storica è stata analizzata da Alessandro Campi, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Perugia, all’interno di 100 secondi (durata 2 minuti).
Da Ad alta voce di Radio3 riproponiamo la lettura di Metello di Vasco Pratolini: attraverso la voce di Alessandro Benvenuti, riascoltiamo il racconto degli anni tra il 1875 e l’inizio del nuovo secolo, periodo delle prime violente repressioni verso gli operai.
Il Teatro di Radio3 ci ha fatto conoscere Salario ovvero Storie di Italiani e Francesi, di orsi ammaestrati, di arrampicate sugli olmi, di trucchi di magia e di America di Gualtiero Burzi e Mauro Pescio (durata 80 minuti). La pièce teatrale ci fa rivivere la strage di lavoratori italiani avvenuta nel 1893 ad Aigues Mortes, in Francia, e oggi dimenticata. Centrali sono i temi del lavoro, dello sfruttamento e dell’odio raziale.
La storia più recente del mondo del lavoro in Italia è stata segnata dall’introduzione, nel maggio del 1970, della legge numero 300. Rai Storia ne ricorda l’evento (durata 1 minuto), mentre Wikiradio analizza lo Statuto dei Lavoratori (durata 29 minuti) con Walter Passerini.
Nel clima infuocato degli anni Settanta viene analizzata la contestazione dei lavoratori anche attraverso i canti. L’etnologo Luigi Lombardi Satriani riflette su questi documenti sonori in due servizi del 1974 che Rai Storia ripropone.
I canti del lavoro: la contestazione dei contadini (durata 10 minuti) con la presenza nel contributo di due canti popolari, uno pugliese e l’altro delle terre padane.
I canti del lavoro: la voce degli operai (durata 7 minuti) con le canzoni tradizionali Se otto ore vi sembran poche e Santa Caterina dei pastai.
Venendo ai giorni nostri, il tema dello sfruttamento del lavoratore e la difesa dei diritti, ma anche quello della disoccupazione restano argomenti che fanno discutere, come ci raccontano:
Fahrenheit con Risorsa Umana (durata 30 minuti) e Lavorare ad ogni costo (durata 103 minuti);
Tutta la città ne parla con Le trasformazioni del lavoro (durata 57 minuti) e Il lavoro che non c’è (durata 53 minuti);
Bianco e nero con Il diritto allo sciopero (durata 40 minuti).
Tre soldi di Radio3 ha dedicato alcuni interessanti audio-documentari alle tematiche riguardanti il lavoro.
Morire di lavoro di Daniele Segre porta l’attenzione su morti e gravi infortuni sul lavoro che ogni giorno coinvolgono uomini e donne, per non parlare delle vedove e degli orfani da lavoro.
Prima puntata: Il coro delle donne vedove del lavoro. Qual è il mio lavoro e cosa faccio (durata 15 minuti)
Seconda puntata: I ponteggi. Il lavoro nero. I trasfertisti. I subappalti (durata 15 minuti)
Terza puntata: Come mi sono fatto male (durata 15 minuti)
Quarta puntata: Lavorare con la fretta. I dispositivi di sicurezza. Tornare al lavoro dopo un infortunio. Cosa succede a chi resta (durata 15 minuti)
Smart working. Contro il logorio della vita moderna di Alessia Rapone intende, invece, scoprire come cambia la percezione e l’organizzazione del tempo del lavoro ai giorni nostri e, soprattutto, quanto siamo disponibili, preparati e capaci di affrontare questo tipo di cambiamento.
Prima puntata (durata 15 minuti)
Seconda puntata (durata 15 minuti)
Terza puntata (durata 15 minuti)
Quarta puntata (durata 15 minuti)
Quinta puntata (durata 15 minuti)
In occasione della Festa dei lavoratori anche La lingua batte di Radio3 ha riflettuto su Le parole del lavoro (durata 60 minuti).
Concludiamo invitandovi a riascoltare il Concertone 2017 da poco svoltosi sul tema “Il lavoro: le nostre radici, il nostro futuro”: prima parte (durata 3 ore e 44 minuti) - seconda parte (durata 3 ore e 43 minuti).