IL PAGLIACCIO ORESTE E LE RIME

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Un pagliaccio dal naso rosso e i capelli arancioni è seduto su uno sfondo blu, accanto alla scritta colorata di verde, viola e bianco "Il Pagliaccio Oreste e le Rime, il racconto di Oreste Valente". Indossa una giacca verde acceso e dei pantaloni verde scuro, entrambi con risvolti a righe bianche e rosse. In testa calza un cappellino verde dal quale spunta una margherita e al collo ha un grosso papillon verde a pois viola. Le grandi scarpe sono bianche e rosse.Ehi chi c’è? E che è?
Non sento nulla intorno a me,
Ma ci siete voi, amici ed eroi!
Hola. Olà...Buongiorno... e Buonasera.
Sono Pagliaccio Oreste, vi ricordate?

A milioni ce n’è nel mio mondo Pagliaccio
di storie da narrar. Siete pronti a seguirmi?
Vivo con i piedi per terra e la testa fra le nuvole
Venite con me nei miei mondi fatati per sognar!
Una nuova avventura vi aspetta.

Suonò improvvisamente la campanella, entrò in classe la maestra Modestina Pratichina, chiuse la porta dell’aula e tutti si alzarono in piedi per salutarla con un grazioso inchino.
Era una Pagliaccia illuminata, una scienziata che conosceva da sempre le antiche arti della poesia della vita, esperta di psicologia e pedagogia, era nata per regalare bellezza al mondo, soprattutto ai bambini.
Un sorriso naturale e molto aperto trionfava sul suo viso ed era talmente espressivo che non c’era nessun bisogno di allargarlo con il trucco.
Donna Modestina Pratichina aveva gli occhi pieni di amore e una testa di capelli d’oro e d’argento.
Intorno ai capelli si muovevano tante stelline che formavano un diadema brillante che luccicava più o meno a seconda delle circostanze.
Se incontrava qualcuno col buio nel cuore, una stellina si staccava dal diadema per riempirlo di luce e calore, se una calamità naturale o un disastro qualsiasi era in arrivo, il suo diadema cominciava a emettere un sibilo fortissimo accompagnato da una accecante intermittenza luminosa.
Si muoveva con sei cani che guidavano il suo cocchio e le facevano da assistenti, Piccíka, Professor Shampy, Rama, Jacky, Virgola e Birdy che alcuni chiamavano Birby perché era davvero una birba.

Jacky era la guida spirituale di Donna Modestina Pratichina, viveva quasi sempre sulla Nuvola Sofia, residenza dei Saggi e raramente scendeva sulla terra.
La accompagnava come giurato nei certami poetici più importanti che si svolgevano nell’Universo.
Il professor Shampy era sovrintendente ai beni artistici culturali emerito dei cieli Cilentani e viveva in simbiosi con Rama che era stata già da ragazza madre e che discendeva da una dinastia di cani principi indiani.
Piccíka era stata campionessa mondiale di salto in alto e di salto in lungo. Virgola era stata lanciata nei salotti mondani dalla nota Flora Dora, una showgirldog e dopo una lunga depressione dovuta all’indigestione da jet-set, aveva incontrato la nostra maestra e si era dedicata alle discipline mistiche e alla meditazione.
Birdy volava tra cielo e terra e dimenticava sempre qualche cosa in giro. Oggi alla Scuola Instabile Pagliaccia stava per cominciare una lezione molto interessante dal titolo : PARLARE IN RIMA!
Donna Modestina Pratichina si alzò dalla cattedra e dopo che i suoi assistenti spostarono i banchi e li accostarono al muro, invitò gli allievi pagliaccetti a formare un cerchio insieme ai suoi cani, prese un respiro, sorrise e con tono suadente cominciò:
“Cari ragazzi oggi eserciteremo la lingua Pagliaccia e vi insegnerò alcune regole fondamentali di poesia e retorica, praticheremo alcuni esercizi che ho ricevuto in dono dal Grande Maestro Albertarius.
Per essere bravi Pagliacci nella vita e in scena dobbiamo applicare la “confiance”, ovvero la fiducia nei nostri amici e compagni.
Teniamoci forte e lasciamoci andare con dolcezza.
Siamo in piedi, stringiamo le manine, impariamo a camminare i versi, le parole, le sillabe.
Facciamo passi lunghi e brevi come i metri del verso.
Cominciamo allora, passo lungo e passo breve passo lungo e passo breve, lungo breve breve, lungo breve breve... questo è un dattilo! Bravissimi così!
Così come il Pagliaccio conosce perfettamente le possibilità espressive del suo corpo, e studia con precisione e caparbietà tecniche per eseguire perfette capriole, per realizzare fantasmagorici salti, per inventare cadute spettacolari, così deve sperimentare le infinite possibilità espressive della propria voce.
Scoprire e rafforzare i toni acuti per far ridere i bambini, esercitarsi nelle voci basse utili per inscenare la paura, allenare il canto e “il parlar cantando” per accompagnare i salti le giravolte e i balli.
Il verso e la rima, abbinati alla voce emessa correttamente, creano subito la poesia come ci ha insegnato Pierrot il grande clown francese, “la poesia intersecata col silenzio e con la luce crea e soprattutto comunica magia...” mi dice sempre quando lo incontro a Parigi sugli Champs Elisée!”
Erano nella memoria dei giovani pagliaccetti le immagini di Pierrot e la luna, il suo sorriso malinconico e i suoi occhi da cui da secoli scende una lacrima.Un'ampia aula scolastica con banchi e sedie, la cattedra collocata sul fondo. Accanto ad essa la lavagna, sulla quale sono tracciati col gesso bianco il disegno stilizzato di una bambina e la scritta "Parlare in rima". Sulla sinistra la porta d'ingresso dell'aula, sulla destra un'ampia finistra. Alle pareti, librerie, carte geografiche, disegni realizzati dal bambini. Sopra la lavagna un orologio tondo segna le 12:40.

“Poesia della luce, della musica, del verso appunto - continuò Sempre più convinta, suadente e incisiva Donna Modestina- Quanto tempo ha passato Pierrot a studiare, a perfezionare e a tramandare ai posteri la sua tecnica?
Imparare una tecnica non significa affatto diventare enfatici e pomposi, ogni tecnica, compresa nella sua essenza, sedimentata, vi regalerà libertà espressive impensate prima.
Si studia, si impara e nel momento in cui si dimentica ciò che si è imparato, si è automaticamente naturali e leggeri.
La leggerezza di Pierrot è bellezza! Ed ora, caaaari, sempre in cerchio danziamo insieme il ballo di Pierrot!”.
Tutti si trovarono impegnati in una danza bellissima.
“E adesso -continuò ispirata Donna Modestina- è arrivato il momento giusto, scegliamo, senza pensarci troppo delle parole che facciano rima con Pagliaccio, quando tornerà il silenzio, ognuno di voi andrà alla lavagna e scriverà la sua parola.”
La musica si fece delicata e Donna Modestina seguiva la melodia dicendo queste frasi:
“Un Pagliaccio vero apre sempre il suo cuore al mondo...
...esistono tanti pregiudizi sui poveri clown, tutte fandonie, tutte invenzioni, “sei un pagliaccio”...sei poco serio e sei inaffidabile...
...e poi ci si sono messi gli americani a parlarci di It il pagliaccio serial killer e violento...
I Pagliacci vivono in case bellissime, ville piene di allegria, sempre sono aperte per voi le case dei Pagliacci, sulle nuvole...

...Il pagliaccio crede sempre in quello che fa, è un po’ goffo nei movimenti, capisce ogni emozione è sempre aperto e disponibile, fa ridere i bambini, un vero Pagliaccio porta sempre il sole nel cuore...”.
Terminò la danza di Pierrot e ogni bambino andò alla lavagna prendendo un gessetto colorato.
La lavagna fu presto riempita delle parole più strane.
Maestra Modestina aprí la finestra e dalla finestra entrò un vortice di musica e luce di stelle.
Ogni Pagliaccio scrisse un verso che per magia si legava all’altro su questa musica.
Ogni Pagliaccetto aveva scritto un breve verso che terminava con la parola scelta che faceva rima con Pagliaccio.
Donna Modestina Pratichina ordinò i versi in rima secondo il tradizionale ordine alfabetico, prima i versi che terminavano con la parola che cominciava con la A, poi B. Poi C e così via.
Notò che mancavano qualche vocale come la I e consonanti come la H o come la Zeta o che tra la Ti e la Vu ricompariva la Elle, ma questo dimostrava che nell’ordine un piccolo disordine ci può benissimo stare.

“Sempre l’uomo col cuore e con l’intelligenza può cambiare le fredde regole della meccanicità.”-concluse Donna Modestina Pratichina rivolta ai suoi cari assistenti canini.

Nacque così questa filastrocca:

Per scrivere e parlare del Pagliaccio,
voglio unirvi amici tutti in un Abbraccio!
Se siamo soli lasciamo il cuore all’ Addiaccio,
miglior sorte soffocare in uno stretto Allaccio.
Sempre dalla finestra del cuore io mi Affaccio!

Cerco sempre di renderti felice! Un Affaraccio!
Se hai paura di cadere ti porgo il Braccio.
Malinconia e malcostume via da me li Caccio!
Nella serratura di casa mia non metto il Catenaccio,
La porta è sempre aperta non suonare il Campanaccio!

Dicon tutti “Pagliaccio” per definire un Caratteraccio.
Ma i benpensanti usan le parole a Casaccio,
come coloro che confondono la tartare con il Carpaccio!!!
Sì! It Il Pagliaccio americano nasconde un Coltellaccio,
ma questo l’ha deciso chi ha scritto il Canovaccio...

Dei consigli e delle idee degli altri mi Compiaccio
e non sono sempre un terrificante Diavolaccio.
Se ho mancato di rispetto a qualcuno me ne Dispaccio.
Se i miei modi strani v’hanno offeso è solo un Effettaccio.
Vi assicuro che io sempre credo in quel che Faccio!

Incontrarmi è un fatto, alcuni dicono Fattaccio.
Per come cammino sembro un tronfio Gallinaccio,
ma se parlerai con me dirai che sono un Geniaccio!
Sì! Son caldo come il fuoco e freddo come il Ghiaccio
ma sempre disponibile a togliervi da ogni Impaccio.

Adori delle mie scarpe il lungo Laccio?
Ma anche il mio naso rosso non è Malaccio!
Se inarco d’improvviso i sopraccigli ti Minaccio.
Se rubo un frutto maturo dall’albero sembro un Monellaccio!
Ma restituisco tutto se mi guardi con il tuo torvo Occhiaccio!

Grande e grosso sono un rude Omaccio.
La tua coscia è grande come un mio Polpaccio.
A Roma nei mercati mi gridano “Poraccio”!
A Torino e a Milano “Poveraccio”!
Ma io Son felice perché a tutti i bambini Piaccio!

Un sorriso e uno spavento al mondo sempre Procaccio!
Per gli amici sono un dolce e romantico Ragazzaccio.
Creo e distruggo, scrivo e cancello, Disfo e Rifaccio.
Sorrido e piango, ogni pulsante del tuo cellulare Schiaccio
Ogni malanno dal mondo dei viventi Scaccio.

Tutte le emozioni passo al Setaccio.
Le lettere brutte e con minacce Straccio.
Se vedo sporco intorno a me passo lo Strofinaccio.
Se la gente ha bisogno di silenzio Taccio.
Felice sono se mi riconosci un certo Talentaccio.

Aspetto sempre il sole quando c’è un Tempaccio.
Sono triste e felice sono un pop Pagliaccio!
Ho riunito le mie storie in un Libraccio
dove parlo per le rime...jajajaja è il mio Versaccio!
Ve lo regalo...Io sono un Pagliaccio!

 

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