Una recente pubblicazione (Per amore del mondo, curata da Daniela Padoan per i tipi di Bompiani) raccoglie i discorsi pronunziati dai Premi Nobel per la letteratura.
Un tempo il riconoscimento, varato nel 1901, era assegnato esclusivamente ad autori europei; fino a quando se lo aggiudicò, a sorpresa, Rabindranath Tagore. Era il 1913 e, a tolti gli specialisti, nessuno aveva mai sentito parlare della poesia bengalese.
Tagore era nato a Calcutta nel 1861da una famiglia benestante, che nel corso dei secoli aveva fornito contributi basilari alla politica, alla cultura e alla religione locali.
Nel corso della sua vita il poeta compì più di un viaggio in Europa, arricchendo il suo temperamento artistico nello stimolante confronto con una civiltà diversa e suscitando l’ammirazione di molti artisti e intellettuali, tra i quali il drammaturgo e mistico irlandese William Butler Yeats.
La cifra stilistica dell’opera di Tagore, come emerge anche dalla lettura di Chitra, è imperniata su una combinazione di elementi religiosi e sulla venerazione della natura – alla costante ricerca di una morale che assegni il giusto significato all’esistenza sulla terra.
Furono questi elementi ad alimentare la generale attenzione degli esperti e dei semplici lettori e a indicare una nuova visione della letteratura; fino a guidare l’immaginazione di generazioni di artisti, da Hermann Hesse ai Beatles, che fecero dell’India la nuova frontiera del pensiero.
Qualcosa di simile allo stordimento provocato dai versi di Tagore (nel frattempo spentosi nel 1941) accadde negli anni Sessanta, quando in tutto il mondo si affermò il romanzo Cent’anni di solitudine dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez.
Esso impose un filone narrativo, quello latino-americano, che stravolse tutte le regole che fino ad allora avevano rappresentato il canone della letteratura mondiale – proprio come aveva fatto Tagore, attraverso l’incanto dei suoi dolcissimi versi. Se oggi la letteratura davvero racconta il mondo, offrendo un’opportunità di espressione anche a quelle voci provenienti da paesi lontani, lo dobbiamo anche a lui.