L'AZZURRO

Tema musicale consigliato: Hungarian Dance n. 5 di J. Brahms

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Nel palazzo del Sultano Ben Ryé si riunì la rosa dei venti per decidere quale colore dovesse avere il cielo.

Questo colore doveva rappresentare l’infinito.

Doveva concedere al sole, alle stelle, alla luna di poter esprimere la loro eterna sensibilità.

Doveva anche lasciare spazio alle nuvole, che volteggiano nel cielo con assoluto protagonismo, assumendo forme a volte simili alle pecore ed altre volte simili alle nostre fantasie.

Doveva lasciare spazio naturalmente anche al vento, che trascina le nuvole come aquiloni e che fa sentire gli uomini ancora bambini.

Doveva lasciare spazio anche alla pioggia, ai temporali, ai tuoni ed ai fulmini, che squarciano il cielo di lucentezza.

Il colore doveva essere unico ed eterno, intenso e prezioso e così distinguibile da tutti gli altri colori, che solo a nominarlo, tutti, ma proprio tutti, lo avrebbero dovuto identificare con il cielo.

La rosa dei venti iniziò così a litigare, il libeccio con il maestrale, la tramontana con lo scirocco, il grecale con il levante e il ponente e poi dissero la loro anche il ghibli ed il fohn, tutti volevano colorare il cielo della loro sfumatura preferita.

In questo frastuono di colori, pennellate e folate, il vento zefiro, accidentalmente, cadde in mare.

Nella profondità dell’acqua marina la sua luce divenne cristallina e si schiarì, poi d’improvviso risalì verso l’orizzonte colorando tutto il cielo d’azzurro.

La rosa dei venti si impadronì del colore ed iniziò a soffiare in tutte le direzioni, da nord a sud, da est ad ovest e viceversa, per espandere l’azzurro nell’immensità dell’infinito.

Il cielo fu così destinato per sempre al colore azzurro.

 

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