OLFATTO PAGLIACCIO

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Un pagliaccio dal naso rosso e i capelli arancioni è seduto su uno sfondo blu, accanto alla scritta colorata di verde, viola e bianco "Il Pagliaccio Oreste in Olfatto Pagliaccio, il racconto di Oreste Valente". Indossa una giacca verde acceso e dei pantaloni verde scuro, entrambi con risvolti a righe bianche e rosse. In testa calza un cappellino verde dal quale spunta una margherita e al collo ha un grosso papillon verde a pois viola. Le grandi scarpe sono bianche e rosse.“Perché noi Pagliacci abbiamo il naso rotondo? A che cosa serve un naso così grande? Perché il mio naso è più grande del più grande naso del più grande Pagliaccio?”
Chiese Giacinta Pagliaccetta Variopinta alla sua nonna.
Era un bellissimo pomeriggio di ottobre e come tutti i giorni, quando finiva la scuola, Giacinta andava da lei.
Era triste la nostra Pagliaccetta, come tutti i giorni.
A scuola i compagni la prendevano in giro perché aveva un grosso naso rosso.
Cercava di nasconderlo un po’, lo copriva col trucco, metteva strani occhiali a fascia che secondo lei mascheravano quel maleducato palloncino che era il suo naso, mentre in realtà lo enfatizzavano ancora di più.
Metteva foulard da odalisca o lo copriva con la mano, ma niente, più cercava di nasconderlo e più il nasone che era identico ad un pomodoro maturo, succoso, pronto per essere raccolto, sembrava più grosso e svettava potente come una ciliegiona sulla torta.
Se prendeva un raffreddore, ahimè, doveva usare una tovaglia invece di un vezzoso fazzoletto ricamato e se piangeva come fanno tutti i Pagliacci sembrava la Fontana di Trevi.
Portava comunque vantaggi un naso del genere.
Giacinta, sentiva i profumi delle cose prima degli altri e con una intensità maggiore.
Se passava davanti a una pasticceria riusciva a percepire le dosi precise degli ingredienti e i segreti del pasticcere.
Capiva con nitidezza che ci volevano una stecca e un quarto di vaniglia e non due, che due gocce e trequarti e non tre di essenza di anice nobilitavano il gusto, che le nocciole andavano abbrustolite settantanove secondi e non uno di più!
Patrick il profumiere l’aveva conosciuta nel suo delizioso laboratorio e aveva subito capito che questa buffa Pagliaccia doveva avere qualcosa di più di un naso discretamente fine.
Studiava quel naso che secondo lui doveva essere un organo olfattorio addestrato in decine e decine d'anni, che operava senza lasciarsi corrompere, e che la metteva in condizione di decifrare anche gli odori più complessi per natura e quantità, come pure di creare miscele aromatiche nuove e sconosciute.
Un naso simile non esisteva in natura non lo si ha!
Un naso simile lo si conquista con perseveranza e con diligenza.

Purtroppo anche le puzze del mondo venivano enfatizzate.
La nostra Pagliaccetta Variopinta non poteva attraversare le strade e i corsi della città nelle ore di punta, i gas di scarico entravano nelle sue narici prima di disperdersi in cielo e lei cadeva a terra svenuta, anastetizzata dalle sottili polveri nere.
Questo accadeva sia in terra che in cielo.
Giacinta tirava su col naso tutta la notte e tutto il giorno dovunque si trovasse.
Tutte le cose hanno un odore, dappertutto...
Figurati se anche le stelle non hanno odore.
Figurati se non hanno ritmo.
Giacinta Pagliaccetta Variopinta tirava dentro le grosse narici la puzza morbida del cielo aveva notato Pagliaccio Luciano.
Aveva un olfatto particolare, specialissimo, più potente di quello di un cane o di qualsiasi altro animale.
Tutti i Pagliacci hanno un olfatto sensibile e potente, chiamato l’olfatto pagliaccio, ma quello di Giacinta Pagliaccetta Variopinta era ancora più sviluppato.
Aveva un olfatto più sensibile di quello di un cane da tartufi e riusciva a capire prima degli altri quando la terribile professoressa di matematica sarebbe entrata in classe, riconosceva il suo profumo quando era ancora in automobile sulla strada in viaggio verso la scuola.
Arrivava in classe con le galosce da pioggia mentre c’era il sole, i suoi amici ridevano prendendola in giro senza chiederle scusa nemmeno quando, travolti dal temporale improvviso, tornavano a casa inzuppati.
Giacinta tornava a casa asciutta ma triste per come i suoi amici l’avevano trattata.
I compagni di scuola le gridavano sempre: Bugiarda! Bugiarda! E la insultavano con le parole della Fatina di Pinocchio che avevano letto a scuola. Ricordate? “Vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l'appunto è di quelle che hanno il naso lungo. Ah ah ah “.

Giacinta Pagliaccetta variopinta rientrava affranta.
La nonnina la faceva accomodare a tavola e le serviva un delizioso pranzetto, un banchetto gustoso, delicato e profumato.
Pasta al pesto con basilico del Tigullio, Polpettine allo zenzero con verdurine al vapore e per finire Bacche di Goji alla papaia fermentata, dessert tanto amato da tutti i Pagliacci.
Questo equilibrio perfetto tra colori, odori e sapori la faceva stare un pochino meglio e le restituiva un timido sorriso.
La nonna viveva in perfetto equilibrio tra i cinque sensi che regolano la vita dell’uomo e tutti rispettavano e onoravano la sua vita definita ecologica.
Ripeteva sempre:
“Tra i cinque sensi, la vista ha preso il sopravvento e le nostre orecchie ormai sono anestetizzate da tutto il rumore di sottofondo del mondo che non ci abbandona mai, i sapori che la natura ci regala generosamente sono cancellati da quelli sintetizzati dalla chimica, e anche i profumi uccisi dallo smog, il tatto è scomparso, ci si imbarazza a darsi la mano figuriamoci ad abbracciarci!” E subito scoppiava in una risata contagiosa.
“Giacinta sei una bellissima Pagliaccia Variopinta - le diceva la nonna con una voce così dolce che sembrava una carezza sul cuore- i tuoi occhi sono più azzurri di un laghetto alpino sotto il sole d’agosto, sulla tua bocca lucida come il miele bagnata di crepuscolo, regna l’azzurro, le tue orecchie sono due farfalle della luce che volano su una valle strapiena di note, parole, emozioni e ricordi, e Lui... il tuo naso controlla e vigila, non è troppo grosso non è troppo piccolo, non è troppo tondo, non è troppo ovale...è in equilibrio perfetto sul tuo viso ... e tu devi esserne convinta per prima... Una cucina dai mobili verdi e dalle maioliche bianche e arancioni, con al centro un tavolo apparecchiato per due. Su di un fornello, una pentola fumante; sul piano di lavoro, un tagliere con del pane scuro in parte affettato e un portafrutta contenente delle mele. Sulla destra del mobilio fa bella mostra di sé un frigorifero arancione, sul quale sono fissate tante calamite. Sul tavolo, affiancato da due sedie rosse, una tovaglia ricamata al centro delle quale un vaso ospita un fiore. Accanto ad esso, un piatto di Bacche di Goji.

Tutti sanno che un gran bel naso distingue l'uomo affabile, buono, cortese, spirituale, liberale e coraggioso. Lo conosci il proverbio, nipotina adorata, - Indizio è un naso maestoso e bello, di gran... - e aspettava che la nipotina rispondesse- di gran gran... - ma si come siccome restava in silenzio disse-: di gran che? — di gran cervello! Lo ha scritto anche un poeta nel 1800 Antonio Guadagnoli e poi un altro poeta il grandissimo Giacomo Leopardi ha scritto nel suo Zibaldone che alcuni difettuzzi in un viso, piacciono assai, e paiono grazie a molti. E ci ricorda che tutti s'innamoravano di un naso rincagnato come quel Sultano di Marmontel.
Lo sai Giacinta che se il naso di Cleopatra fosse stato più corto e anonimo, tutta la storia della terra sarebbe cambiata?
Ognuno è diverso dall’altro, la differenza è bellezza, è ricchezza. Ho conosciuto un lupo vegetariano, una lepre che cammina lenta e una tartaruga che corre velocissima.
Anche il tuo compagno di banco Saroo che è un bambino indiano sik, è diverso dagli altri ha un grosso turbante che nasconde una nerissima e folta capigliatura. Per il suo popolo i capelli belli e lunghi stanno bene anche ai maschi, sono un dono prezioso della natura, i capelli sono benedetti al battesimo, sono uno dei quattro simboli sacri.
Gli altri compagni lo prendono in giro.
Tu sorridi a lui, ascolta la sua storia, con la conoscenza e l’ascolto si abbatte la diversità.
Che brutto episodio è capitato nella tua scuola, al tuo amichetto Tommy che viene dall’Africa.
Quando aveva otto anni, quattro suoi compagni di classe gli tagliarono, da dietro il banco, i ricci.
Lui credeva fosse un gioco, ma dopo un po’ di volte che questo accadeva, i suoi capelli cominciarono a scarseggiare e lui era scoppiato a piangere. La maestra lo aveva rincuorato dicendogli che gli sarebbero ricresciuti.
A Tommy tornò il sorriso, e credendo di fare un nuovo gioco, aveva seguito i compagni per giocare con loro nel cortile della scuola.
Quando gli amichetti tirarono fuori dalle cartelle bombolette spray di vernice per scrivere brutte parole sui muri, sul portico della piazza e sul portone, lui cercò di fermarli. Disse ai compagni che non era una bella cosa, e loro cominciarono a verniciarlo con lo spray di vernice bianca dicendogli che bianco era meglio che nero.
Non è stato sufficiente che la maestra dicesse in classe che quando il mondo è cominciato, nella preistoria, eravamo tutti neri!
Sai Giacinta, un buon maestro, un saggio adulto, è colui che sa creare legami, relazioni, comunicare con gesti, sguardi, sapori, odori, usare le mani, il cuore, il tempo, abbattere barriere col sorriso. Ti do un suggerimento : alla festa della scuola a fine anno, per lo spettacolo prepara una sorpresa per tutti ! La tua nonna è qui per aiutarti!”.

Finito il discorso Giacinta era serena, la nonna estrasse dalla biblioteca il grande libro della Vita e cominciò a leggere la storia di un Cyrano, un grande eroe francese che aveva un grosso naso.
Giacinta Pagliaccetta Variopinta ascoltava con grande interesse e sognava ad occhi aperti, felice.
Il mattino seguente tornò a scuola pensando alla futura recita e decise che avrebbe indossato il suo abito arlecchino e un cappello tricorno di panno nero che le avrebbe coperto il viso e il nasone come fosse un sipario.
Entrò in classe, regalò la sua spazzola più bella a Saroo, e il suo pettine preferito a Tommy, entrambi le sorrisero, squillò la campanella e tutti erano pronti per la noiosissima lezione di matematica. Mentre la professoressa spiegava le equazioni di secondo grado, Giacinta cominciò a starnutire.
La professoressa piccata la sgridava, mai aveva sentito starnuti così forti ed esagerati!
Giacinta disse che doveva esserci un fuoco vicino, che stavano bruciando materiali plastici, i compagni cominciarono a canzonarla... ma lei ripeteva: “Si, si... si... un incendio, aiutooo, al fuoco, al fuoco!!! “
Tutti le facevano il verso ridendo a crepapelle, toccandosi i loro bei nasini gelidi e inariditi.
Giacinta in lacrime aprí la porta dell’aula per correre in bagno a piangere, appena girò la maniglia, un fumo cominciò ad invadere la classe, e tutti spaventati si appiattirono sotto i banchi. Giacinta agguantò un estintore in corridoio, con una corsa Pagliaccia raggiunse i sotterranei della scuola e riuscì a spegnere il fuoco che era avvampato sul quadro elettrico.
Il giorno seguente, articoli di giornali, servizi televisivi, primi piani della bella Giacinta Pagliaccetta Variopinta...
Sapete una cosa? Visto in tv e sulla carta stampata quel naso non era poi cosí male...
Quante emozioni nuove per la nostra Giacinta!
Premi e riconoscimenti, ma soprattutto la stima dei compagni, le scuse, gli abbracci.

Passarono mesi tranquilli e pieni di futuro, Giacinta e i suoi compagni avevano avviato un grande cambiamento energetico nella scuola.
I bambini sono curiosi e possono, stimolati dalla curiosità, dalla loro intelligenza e dal loro grande spirito di adattamento, dimostrare che le diverse abilità, le differenze possono portare felicità a tutti e centuplicare le feste dell’uomo.
Che bello scoprire che l’educazione si fa insieme!
Non sempre i genitori, le maestre, i professori sono le persone più giuste, tante cose ce le fanno capire meglio i nostri coetanei.
Gli incontri, gli scambi, le unioni ci aiutano a costruire.
Arrivò finalmente il giorno della festa, tutti eleganti e sorridenti, seduti sulle poltroncine di velluto rosso dell’Auditorium della scuola.
Buio.

Luce.
Ora toccava a Giacinta.
Si aprí il sipario e la nostra Pagliaccia Variopinta cominciò:

“Amici cari, madame e messeri, tutte le volte che mi gridavate addosso: Giacinta! Adesso ci ha seccati! Che fanfarona! Adesso ti rispondiamo per le rime! Tu...tu..hai un naso ... molto grande!...
Mai proferí parola ma, coraggiosa, vi rispondo adesso, per le rime, in tono grave: Infatti!

-Imperturbabile- Questo è tutto?... È assai ben poca cosa! Se ne potevan dire di cose... ma ce n'erano tante, variando di tono. - Si poteva, putacaso, dirmi, in tono aggressivo: «Se avessi un cotal naso, immediatamente me lo farei tagliare!» Amichevole: «Quando bevete, dovete pescare nel bicchiere: fornitevi di un qualche vaso adatto!» Descrittivo: «È una rocca! ... È un picco! ...Un capo... Ma che! È una penisola, in parola d'onore!» Curioso: «A che serve quest'affare, o signora? forse da scrivania, o da portagioielli?»
Vezzoso: «Amate dunque a tal punto gli uccelli che vi preoccupate con amore paterno di offrire alle lor piccole zampe un sì degno perno?»
Truculento: «Ehi, madama, quando nello starnuto il vapor del tabacco v'esce da un tale imbuto, non gridano i vicini al fuoco nella cappa?» Cortese: «State attento, che di cotesta chiappa il peso non vi mandi per terra, a capo chino!»
Tenero: «Provvedetelo di un piccolo ombrellino, perché il suo bel colore non se ne vada al sole!»Pedante: «L'animale che Aristofane vuole si chiami ippocampelofantocamaleonte tante ossa e tanta carne ebbe sotto la fronte!»
Arrogante: «Ohi, compare, è in moda quel puntello? Si può infatti benissimo sospendervi il cappello!» Enfatico: «Alcun vento, o naso magistrale, non può tutto infreddarti, eccetto il Maestrale!» Drammatico: «È il Mar Rosso, quando ha l'emorragia!» Ammirativo: «Oh, insegna di gran profumeria!» Lirico: «È una conca? Siete un genio del mare?» Semplice: «Il monumento si potrà visitare?» Rispettoso: « Soffrite vi si ossequi, madama: questo si che vuol dire qualcosa al sole avere!» Rustico: «Ohé, corbezzole! Dàgli, dàgli al nasino! E un cavolo gigante o un popon piccolino?» Militare: «Puntate contro cavalleria!» Pratico: «Lo vorreste mettere in lotteria? » Ecco, ecco, quello che detto mi avreste se qualche po' di spirito e di lettere aveste. Ma di spirito, voi, miserrimi furfanti, mai non ne aveste un'oncia, e di lettere tante quante occorrono a far la parola: cretino!”
Scoppiarono tutti in una fragorosa risata contagiosa, applausi che se ne cadette il teatro, si presero per mano fecero un bel girotondo ....e insieme gustarono finalmente il profumo bello e unico della vita.

 

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