PERCHÉ I PAGLIACCI HANNO IL NASO ROSSO

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Un pagliaccio dal naso rosso e i capelli arancioni è seduto su uno sfondo blu, accanto alla scritta colorata di verde, viola e bianco "Il Pagliaccio Oreste in Perchè i pagliacci hanno il naso rosso, il racconto di Oreste Valente". Indossa una giacca verde acceso e dei pantaloni verde scuro, entrambi con risvolti a righe bianche e rosse. In testa calza un cappellino verde dal quale spunta una margherita e al collo ha un grosso papillon verde a pois viola. Le grandi scarpe sono bianche e rosse.Ehi chi c’è? E che è?
Non sento nulla intorno a me,
Ma ci siete voi, amici ed eroi!
Hola. Olà...Buongiorno... e Buonasera.
Sono Pagliaccio Oreste, vi ricordate?

A milioni ce n’è nel mio mondo Pagliaccio
di storie da narrar. Siete pronti a seguirmi?
Vivo con i piedi per terra e la testa fra le nuvole
Venite con me nei miei mondi fatati per sognar!
Una nuova avventura vi aspetta.

Era una bellissima giornata di primavera e Nonno Carminio, un illustre e stimatissimo Pagliaccio, decise di portare i suoi nipotini a fare una bella passeggiata sulla terra.
Erano quattro fratellini, nati a distanza di un anno l’uno dall’altro: Fulvia, Rubino, Tiziano e Lampone.
Fulvia la maggiore viveva solo per scrivere e studiare, Rubino parlava poco, deciso e scattante, amava praticare ogni genere di sport, Tiziano bravissimo pittore, adorava sperimentare colori forti e caldi e sapeva giocare con l’effetto della luce e delle stelle e Lampone l’ultimo nato sempre sorridente, avrebbe mangiato qualsiasi cosa avesse incontrato sul suo cammino e quando non mangiava sbadigliava e sbadigliava perché aveva sempre sonno.
Aprí il nonno la piccola finestra sul pavimento della sua casa chiamata Villa dei fiori fucsia, sulla Nuvola Magenta, che si trova nel bel mezzo del cielo blu, sopra la rossa terra del Fuoco, in distanza complementare tra il sole giallo e le sempreverdi praterie della Nuova Zelanda.
Dovete sapere che tutte le case Pagliacce sulle nuvole hanno una finestra sul pavimento da cui si può spiare la vita sulla terra.
Nonno Carminio appoggiò l’occhio destro sul suo telescopio e si accorse che giù un tiepido sole illuminava le strade, i cortili e i balconi dei palazzi, i parchi erano fioriti e colorati e sicuramente un mondo variopinto e profumato li avrebbe accolti.
Da lassù riuscì addirittura a vedere che l’erba cipollina che per tutto l’inverno e l’autunno era stata triste, aveva di botto indossato splendidi fiori, di colore indaco che sotto quel sole sembravano zaffiri brillanti.
“Strano - pensò tra sé e sé Nonno Pagliaccio - il clima sta proprio cambiando sulla terra! Siamo alla fine di marzo e certe piante si comportano come se già fosse Giugno o Agosto inoltrato! Nipotini adorati - continuò il nonno - oggi stiamo per cominciare un viaggio magico, alla scoperta dei profumi dei colori e dei sapori della Primavera e scopriremo insieme perché noi Pagliacci abbiamo il naso rosso.”

Nonno Carminio, indossò la sua giacca sgargiante a strisce, lucidò velocemente le sue scarpe lunghe che sembravano un treno, si annodò al collo una sciarpona dai mille colori, prese l’ombrello più grande che aveva, utile per attraversare il cielo e poi era il mese di marzo, e si sa “Marzo è pazzerello, guarda il sole e prendi l’ombrello”. Una pioggia improvvisa, una bomba d’acqua, avrebbe potuto coglierli all’improvviso.
“Preparate i vostri zainetti - sentenziò Nonno Carminio - Badate però non devono essere troppo pesanti! Solo due cose ognuno può portare con sé!” Fulvia scelse una scatoletta di legno piena di semi di lino lunare e un fazzoletto ricamato, Rubino una palla e una corda, Tiziano infilò una cartellina di fogli da disegno con i colori e un leggerissimo cavalletto smontabile, Lampone il suo orsacchiotto che era un piccolo lemure addormentato che lui aveva chiamato Mortino e cinque biscotti con mele e cioccolato a forma di stelle.

Nonno Carminio prese Lampone in braccio, teneva Fulvia con la mano destra e Tiziano con la sinistra, Rubino dava la mano a Tiziano.
Mentre scendevano dal cielo con il grande ombrello a paracadute, il cielo era più azzurro del solito, cambiava colore continuamente e anche il mare prendeva sfumature insospettabili.
E con un botto atterrarono in un campo profumato pieno di alberi che erano ciliegi.
Alberi, alberi, alberi a perdita d’occhio.
Si sedettero i quattro nipotini all’ombra di un grosso ciliegio e il nonno continuò: “Mentre stavamo planando, salutavo le mie care amiche...
ciliegie... Avete visto quante varietà ne esistono sulla terra?”.
“Come sono alti questi alberi! - disse Lampone- guardate guardate sono carichi di ciliegie. Sono tutte diverse, alcune più grandi, altre più rosse, altre più tonde, altre oblunghe, sembrano i nasi dei miei amici Pagliacci... Io che sono il più piccolo ho scoperto per primo che i Pagliacci hanno il naso rosso perché mangiano tante ciliegie!”
Sorrise il nonno e disse che questa forse era una buona risposta e offrí ad ognuno degli adorati nipotini quelle primizie prelibate.
Lampone felice tirò fuori dallo zainetto i biscotti di mele e cioccolato e li condivise con l’allegra brigata.
Ripresero il viaggio...
Che bello spettacolo regalava la Primavera!
Quante primule, quanti mughetti, narcisi e bocche di leone e poi le viole, le viole del pensiero, le violette. La Viola ciocca riempiva come un ricamo i prati verdi!
Continuarono la loro passeggiata.
Che case allegre! Alle finestre vasi con gerani di ogni colore, anche zebrati e fosforescenti, edere rampicanti di ogni tonalità di verde, belle e preziose come smeraldi. Nel cielo sta la Nuvola Magenta, al di sopra della quale si trova la Villa dei fiori fucsia. Dalla finestra sul pavimento Nonno Carminio si affaccia per guardare giù con un telescopio. Vede che il sole illumina verdi prati fioriti, alberi di ciliegio carichi di frutti, un laghetto con una barchetta di legno e le casette colorate del paese.

Tiziano fu colpito soprattutto dai fiori delle fragole bianchi e candidi con un pistillo giallo e morbido come velluto, che magicamente avrebbero visto nascere fragole succulente.
Con fare pagliaccio tirò fuori dallo zainetto, cavalletto, fogli e pennello e cominciò a dipingere.
Pensò intensamente Tiziano al rosso delle fragole, fragrante, brillante e appetitoso ma rimase affascinato allo stesso tempo dai primi grappoli della vite vicino al portone di una casa.
La conosceva bene la vite Tiziano, era lí da più di duecento anni e non aveva mai smesso di crescere, partiva dalla terra e attraversava il cielo e formava sulle nuvole freschi pergolati...ogni anno in primavera dopo che era stata brutalmente potata si riempiva di mille foglie verdi sempre sorridenti, e di tante manine che erano i grappoli che salutavano il mondo e che ben presto si sarebbero trasformate in dolci e succosi grappoli rossi.
Tiziano felice aveva usato le due cose che aveva portato sulla terra, aveva dipinto un quadro bellissimo e disse agli altri:
“Ho capito perché noi Pagliacci abbiamo il naso rosso: Perché rosse sono le fragole e rosso è il vino che ci rende allegri e spensierati clown”.
Scoppiarono tutti in una fragorosa risata e continuarono a divertirsi insieme. Propose Rubino di giocare con la palla che aveva portato.
Si misero in cerchio e cominciarono, ogni volta che la palla cadeva il nonno svelava ai nipoti un segreto della vita circense.
Come ottenere un applauso facendo finta di cadere, come incassare uno schiaffo senza soffrire, come saltare sempre più in alto.
Improvvisamente strane nuvole cominciarono a volare vicino a loro, piccole nuvole bianche che erano un fiore che si chiama Soffione.
“I miei amici bambini sulla terra - disse Rubino- fanno a gara a soffiare e far volare queste piccole nuvole... e mentre parlava il suo naso rosso diventava più grosso e prese a colare, gli occhi lacrimavano e cominciò a starnutire e a gridare: “Allergiaaaa! Aiuto le graminacee mi stanno attaccandooo”.
Fulvia prese il fazzoletto ricamato, gli asciugò il naso ( effetto ticchttio + soffiarsi il naso)e gli infilò in bocca tre semi di lino lunare che come tutti sanno hanno l’effetto di un antistaminico naturale.

C’era un laghetto lì vicino.
Con tre salti pagliacci arrivarono alla riva, salirono su una buffa barchetta e cominciarono a remare.
Il sole in cielo era rosso sfavillante e sembrava la tela di un pittore impressionista.
Solo Rubino si dava da fare a remare con determinazione ma dopo venti minuti era stanco che quasi non riusciva più a muoversi.
Ebbe un’idea geniale.
Prese la sciarpa del nonno e con la corda che si era portato la trasformò in una vela che sfruttando le correnti dei venti permise una perfetta navigazione.
Nonno Carminio era seduto vicino a Rubino e il suo naso rosso faceva da timone e brillava sotto i raggi del sole.
Disse Fulvia: “Lo sapete voi che il colore rosso stimola la fantasia? I legami d’amicizia e anche quelli familiari. Quando Lampone ha russato troppo forte, e Tiziano ha imbrattato tutta la casa con i suoi colori, e Rubino giocando a palla ha spaccato i bicchieri di cristallo della Trisnonna Pagliaccia, noi non portiamo rancore, abbiamo il naso rosso, col rosso nella nostra vita vediamo tutto più bello. Il rosso riporta la mente a forti emozioni, stimoli immediati, creatività attiva. Tutti devono portare qualcosa di rosso, un calzino, un cappello, una penna, una valigia, una sciarpa, un papillon, un fiore di seta nel taschino o sul cappello. Sempre, ogni giorno.”

Attraccarono su una spiaggetta dove viveva Augusto un gabbiano genovese che si era trasferito lì da molti anni.
Viveva su un vecchio galeone dei Pirati. Salirono tutti da Augusto che li fece accomodare su comodi cuscini di velluto che erano stati salvati dal naufragio di uno yacht insieme ad un baule pieno di oggetti.
Nonno Carminio aprì questo antico scrigno ed estrasse un libro antico, lo aprì e incominciò a leggere:
“Il colore rosso, per la medicina indiana, rappresenta il primo chakra, simbolo di radicamento e di tutti gli aspetti più materiali della vita. “Avere il naso rosso ci mantiene sempre attivi e attenti... Il rosso è il colore del cuore, dell’amore, dell’energia in continuo movimento.”
Augusto offrì a tutti frittelle di gelso e solenne sentenziò:
“Amici e ospiti graditi, il naso è per voi un’antenna per captare le sintonie del mondo contemporaneo, buone e cattive. È rosso perché rosso è il colore della politica fin dal medioevo, la “bandiera rossa” dei socialisti, dei Repubblicani Americani, dei nazionalsocialisti, degli anarchici, rosse le camice dei Garibaldini.
Negli ospedali “codice rosso” è pericolo di vita, intervento immediato. Spesso in banca ho il “Conto in rosso”, cioè pochissimi soldi. Il rosso è anche un colore scabroso -arrossì e disse- che certi quartieri dove era stato erano “a luci rosse... perché...”

Nonno Carminio capì che il discorso stava prendendo strade pericolose e lo interruppe:
“Già alla fine del 1700 Joseph Grimaldi pagliaccio Joey si truccava di bianco e rosso per ricordare il viso di un avvinazzato col nasone grosso.
Lou Jacobs, che dopo la Prima Guerra Mondiale divenne “il clown più famoso al mondo” secondo il The New York Times, aveva un sorriso grandissimo e un enorme e splendente naso rosso e la sua immagine fu stampata su un francobollo, uno dei primi uomini viventi ad avere questo privilegio. E già Tom Belling pagliaccio tedesco nel 1860 vestiva con panni larghi e durante una sua performance cadde accidentalmente e sbattè il viso procurandosi una piccola ferita sul naso che divenne rosso. La folla iniziò a sbeffeggiarlo simpaticamente chiamandolo “Augusto”, che in tedesco significa “matto”. Posso dunque concludere, Nipoti adorati, che il naso rosso è, anzitutto, mettere la maschera, strumento indispensabile per la nostra vita di clown: abbatte le barriere e riduce le distanze. E’ una maschera che svela e apre ai nostri occhi cose altrimenti nascoste. Proprio perché ci rende più veri, il naso rosso è come un paio di occhiali speciali: attraverso di essi vediamo il mondo che possiamo colorare attorno a noi.”
Ritornarono felici a casa sulla Nuvola Magenta, salutarono Augusto il gabbiano che aveva dato loro un passaggio e caddero addormentati in braccia a Morfeo.
Fulvia seduta alla scrivania redasse un verbale di quella straordinaria Giornata e compilò un capitolo importante della Enciclopedia Pagliaccia che subito pubblicarono, dal titolo “Perché i Pagliacci hanno il naso rosso!”.

 

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