VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Papa Francesco da solo ai piedi del crocefisso

La parola e il silenzio di Papa Francesco

di Guido Barlozzetti

 

Una figura si staglia sullo sfondo della clausura che ci obbliga a restare in casa. Una figura potente e accogliente, che interpreta il dolore e la paura e li riscatta nella speranza.

Nell’onda televisiva delle notizie e dei talk sull’emergenza, nel profluvio di parole che non sempre aiutano a capire, e sullo sfondo dell’ansia, dell’attesa incerta e della paura, si impone la potenza umana e simbolica di Papa Francesco.

Nella devastazione del virus è lui che si è eretto a punto di riferimento e ha accolto lo smarrimento di tanti, anche di chi non è un fedele osservante. Alcune immagini si sono incise nella memoria. Quel puntino bianco nel vuoto della Piazza di San Pietro nella serata della Benedizione Urbi et Orbi. Sotto la pensilina, seduto di spalle, nel silenzio rotto solo dal rumore della pioggia.

Lui che dall’interno di San Pietro avanza con qualche fatica verso la piazza con il Santissimo Sacramento ondeggiante che va ad esporre al mondo. E ancora la sua fronte appoggiata alla Croce nella sera del Venerdì Santo e del rito della Via Crucis. E il silenzio della preghiera nella messa della Pasqua, il lungo silenzio che buca la nostra normalità e la sposta nella profondità di un’invocazione a Dio.

Papa Francesco si è fatto carico della croce di questo tempo sconvolgente e devastato che un caso ha sovrapposto alla settimana della Pasqua. L’ha presa e l’ha portata sulle spalle interpretando il vuoto che si è aperto nella nostra condizione, nell’estremo di un accadimento imprevedibile che costringe a riflettere sui fondamenti della convivenza, sui valori che ispirano la società e il nostro modo di comportarci sul pianeta che ci ospita.

Non deve sorprendere questo ruolo a cui Francesco sta assolvendo. Abbiamo conosciuto prima di lui pontefici carismatici, come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, anch’essi decisivi: il primo nel passaggio conciliare della Chiesa, il secondo nel crollo del Muro. Hanno mosso folle e attraversato la linea di confine della confessione religiosa per rivolgersi a tutti. E gli uomini vi hanno sentito la forza morale, l’esemplarità di una dedizione, la forza di un simbolo che non si appaga delle forme terrene del potere.

Francesco si è trovavo a vivere una stagione complessa per la Chiesa, ben prima di questa attualità drammatica. Già l’inizio del suo ministero poteva metterlo in difficoltà, per la presenza di un altro papa, Benedetto XVI, che aveva appena deciso di lasciare, e per un’agenda che all’ordine del giorno metteva questioni aperte scottanti e rischiose, dalla pedofilia alla riforma di una Curia non coerente con un’idea della Chiesa che guarda ai poveri, al disagio, alla marginalità e non si compromette con gli interessi e gli affari mondani.

Ha affrontato con coraggio e determinazione questo impegno, Papa Bergoglio, temprato anche dalla durezza dell’esperienza dell’Argentina dei generali e dei desaparecidos. Ha espresso con chiarezza i suoi pensieri, con semplicità da catechista, a costo di urtare sensibilità legate alla tradizione più oltranzista e rendite di posizione nell’apparato. Ha parlato, viaggiato e intanto è andato avanti in un‘opera spesso silente, a fari spenti, di radicale innovazione.

E quando sul mondo sono scese le tenebre del virus, il mondo ha guardato a lui certo di trovare uno sguardo e una parola accogliente, e lui si è offerto non solo alla Cristianità ma all’umanità tutta.

E ha ricordato il messaggio di Cristo rivolto agli apostoli, "Perché hai paura?", in bilico come tutti noi, sospeso, fra la terra colpita da un rivolgimento epocale, e dunque colpita nella sua stessa certezza esistenziale, e un’altra prospettiva che rovescia questa finitezza in un Altrove.

Abbiamo davanti a noi un’immagine di sofferta partecipazione, le parole intrise di una vicinanza sollecita e segnata dal dolore, e ancora più forti i suoi silenzi, spazi bianchi che si aprono rispetto alla chiacchiera e alle ovvietà di ogni giorno e attraversano ciascuno di noi.

Quella sera indimenticabile, sul bordo del sagrato di San Pietro, c’erano un Papa e un uomo, la fragilità dell’uno e l’appello a Dio dell’altro.

Per riascoltare o rivedere con traduzione in LIS la preghiera del 27 marzo e le celebrazioni pasquali presiedute da Papa Francesco, clicca qui.

 

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